Lettore, hai tu mai spasimato per il “Trovatore” o il “Rigoletto”?, chiedo, variando un po’ la domanda che uno scrittore ottocentesco poneva all’inizio di un suo romanzo. “Se no, questo viaggio non fa per te”.
Vogliamo arrivare, poco più in là, dove Verdi nacque, a Roncole, e “il suo respiro fu tutt’uno con l’aria carica e violenta di questa pianura lavorata a fondo” (Bruno Barilli)?
Certo, ma la povera casa, col suo tetto a capanna e le sue scrostature, che medicano appena i cerotti di quattro lapidi (si capisce, per rispettarla), è commovente, significativa, ma non poco rattristante. Non so quanto il Maestro desidererebbe che ci attardassimo sui luoghi grami delle sue origini. Lui li rimuoveva, a dir poco.
Ci vogliono pochi minuti per arrivare a Sant’Agata, dove invece ci attende la villa che egli si costruì, a metà del secolo scorso, a sua immagine e somiglianza: è la villa di un operista glorioso in via di realizzarsi fortunato proprietario di terre. Così si presenta Villa Verdi, al di là del torrentello di Ongina, che assicura giusta umidità al parco entro cui la lunga costruzione giallina, con le sue portefinestre, la sua meridiana, la sua campanella sul culmine del tetto, non si differenzia dalle altre residenze di agrari padani sparse nella Bassa. Ma entrate (è possibile da aprile a ottobre, con l’orario dei musei) e se avete spasimato, o gioito, per quelle melodie immortali, l’arredo, dai mobili ai tendaggi ai lampadari alle campane di vetro, diverrà per voi tanto più stregante al pensiero che qui, in questa tiepida dimora altoborghese, sia stato possibile un tempo così lungo di fantastica creatività artistica. Fuori piante, aiuole fiorite, poltrone da giardino sulle quali, nella bella stagione, il Maestro a volte si fermava a comporre. Si racconta che un contadino, sbirciati, passando, i fogli di musica, abbia detto, fra ammirato e ironico ad un amico: “Lui fa dei rampini, poi si compra dei poderi”. La villa infatti ha una larga, conveniente dotazione di “biolche” alla cui gestione Verdi attesa con oculatezza, non trascurando i propri interessi di proprietario. Circa 15 km. dall’Autosole e dalla Via Emilia, uscita Fidenza.
“L’Espresso”, 21 marzo 1982
Busseto
Castelvecchio