QUADRI

 
 
 

Francisco José de Goya y Lucientes, nasce a Fuendetodos, piccola città nella comunità autonoma d’Aragona, nel 1746 e muore a Bordeaux nel 1828.

La sua attività si svolse in un primo tempo nella corte spagnola, sotto il regno di Carlo III e Carlo IV, per i quali monarchi dipinse ritratti di personaggi di altissimo rango, compresi personaggi delle famiglie reali.

Successivamente, con la ascesa a trono di Ferdinando VII , fu costretto ad abbandonare la corte e a ritirarsi lungo le sponde del Manzanarre, dove contrasse una gravissima malattia che lo lasciò sordo per il resto della sua vita.

Alla fine riuscì a emigrare in Francia a Bordeaux, dove si unì a numerosi fuggiaschi spagnoli, oppositori del regime di Ferdinando VII. In quella città trascorse gli ultimi anni della sua vita.

È un pittore che amo in modo particolare per la sua capacità di tramettere attraverso l’immagine i sentimenti più profondi, sia quelli dolci e carezzevoli che troviamo soprattutto nei ritratti di donne (nobildonne, ma anche attrici, las majas come alcune di loro vengono definite), sia quelli che esprimono la gioia della vita (quadri di giochi come l’aquilone, la mosca cieca etc.), o come la sua intensità (descrizioni di attività lavorative, come le lavandaie, la fucina, l’arrotino, etc.) o il suo esprimersi nella lotta politica (l’inquisizione o rapporti e prese di posizione  contro l’invasione napoleonica).

Negli ultimi anni della vita, forse in seguito alla gravissima malattia nei suoi quadri entrano figure orribili che esprimono una “materia scura”, un dolore visionario (i cannibali, il manicomio, l’interno di una prigione, Saturno che divora i suoi figli, etc.).

 

FRANCISCO GOYA