Attilio Bertolucci–Giorgio Morandi–William Xerra. Cartoline illustrate e dintorni. Così la mostra (aperta sino al 21 dicembre) che viene proposta negli spazi della fondazione Magnani Rocca a margine del delizioso libretto voluto da Ivo Iori quale anello della collana di «Opere inedite di cultura» promossa dalla facoltà di Architettura dell’Università di Parma, presentato nei giorni scorsi a Mamiano.

E Bertolucci, Morandi, Xerra sono le presenze che s’incrociano, nelle stanze vissute di Gino Magnani, con le «memorie affini» di Roberto Tassi, un critico di cui non si piangerà mai abbastanza la scomparsa.

L’incontro con le nature morte di Morandi, con i suoi magici acquarelli, allineati lungo la parete di fronte con il passaggio attraverso l’incredibile paesaggio di Grizzana, trova i suoi riscontri di vita nelle lettere messe lì, a contatto di respiro, con quelli che sono i capolavori sommi della pittura italiana del Novecento.

Dipinti e acquarelli che sono gli esisti del luogo e appartato sodalizio fra due esistenze, quella di Luigi Magnani e quella di Giorgio Morandi, legate dalla comune aspirazione che li portava sulla soglia del capolavoro: soglia che molto spesso veniva attraversata dal pittore come dal collezionista.

Del primo c’è – come si diceva – la sequenza della nature morte a produrre, nell’animo di chi guarda, un effetto straniante dalla stessa realtà. Le pitture sono le pale d’altare di quel «santuario», del «sacro recinto» – per usare le parole di Magnani – in cui si compiono i «laici prodigi»  dell’arte e della poesia.

A richiamare sulla terra ci sono, appena più in basso, le lettere, vergate a mano, dei grandi protagonisti: frammenti di vita che illuminano i meccanismi dei rapporti interpersonali. La giusta premessa, direi, alla lettura visiva del libretto magnificamente edito da Monte Università di Parma con il titolo: «Attilio Bertolucci. Cartoline illustrate.»

Nel nirido spazio espositivo allestito negli spazi della Fondazione Magnani Rocca è William Xerra che si fa anch’esso protagonista di una lettura che attinge, come i testi di Bertolucci, dalla poetica del «frammento».

L’attenzione ai modi dell’illustrazione si declina lungo la sequenza delle tavole originali di Xerra con il senso di una continua e inesauribile scoperta, insieme con i significati, dei più impliciti valori linguistici. «I poeti ci aiutano – annota Ivo Iori nel testo d’introduzione al volume – non solo a conoscere meglio noi stessi, ma anche il nostro paese, spesse volte da loro celebrato attraverso luoghi ormai entrati nitidamente nel nostro patrimonio di pensiero.» Così Bedrtolucci con le sue «cartoline», inevitabilmente scandite su 34 righe, delinea il suo viaggio: molto mentale, ancorato ai luoghi di un rapporto affettivo che si rinnova lungo il filo delle memorie.

È lo stesso filo lungo il quale Xerra richiama le sue formative esperienze di «poesia visiva», approdate nell’acquisizione di un linguaggio verbale che viene simultaneamente proposto e negato, esibito e cancellato con la formula giornalistico-tipografica del «vive».

L’«illustratore» segue in tal modo i ritmi dettati dal «poeta»: anche se sono prose i testi di Bertolucci raccolti nel volume (una serie di brevi articoli, di cartoline di viaggio, appunto, reportages dell’anima più che dei luoghi, scritti per l’«Espresso» e pubblicati fra il 1981 e il 1986), e anche se sono creativi i quindici interventi di Xerra, posti lì a contatto di sguardo con i luoghi narrati.

E ricorrono i nomi cari al «poeta» – niente di esotico, ma atnto di magico e nuovo nelle sue parole: Fontanellato, Salsomaggiore, Busseto, Colorno, Sabbioneta, al di qua e al di là del Po, e poi oltre l’Appennino, fino a toccare i bianchi abissi marmorei delle Apuane.

La pagina bianca offre a Xerra intonse occasioni di scrittura: sempre articolata sul frammento, ma intessuta, nel suo passaggio da un’opera all’altra, da quel che di «perturbante» proviene dagli incontri a sorpresa. Ed è così che la parola si combina con l’immagine, a catturare paesaggi e architetture, a toccare frontiere nuove. Anche se poi, a guardar bene, sono ancora, si ripetono fatalmente i luoghi della memoria: già amati da Attilio Bertolucci e riscritti ora, in immagine, sui modelli sincopati di William Xerra e della sua invenzione visiva: a colpo d’occhio, ma in rispondenza del cuore.


Gianni Cavazzini

Gazzetta di Parma, 17/12/2006

Bertolucci, Morandi, Xerra

il segno e i colori della poesia

“Cartoline illustrate e dintorni”, con il libro

una mostra alla Magnani Rocca.