QUADRI

 
 
 

                                                        Credette Cimabue ne la pittura

                                                tener lo campo, e ora ha Giotto il grido,

                                                        sì che la fama di colui è scura.


Credo che la citazione della terzina dantesca dall’XI canto del Purgatorio, il canto dedicato alla superbia, sia il modo migliore per una riflessione sull’operato del grande pittore che ha aperto la strada alla pittura come espressione del pensiero.

Giotto nasce nel 1266, una ventina e più anni dopo Cimabue, e muore nel 1337. Queste date lo fanno considerare un contemporaneo di Dante, che evidentemente conosceva bene la sua arte.

La sua attività come pittore si svolge principalmente nell’illustrare episodi della cristianità. In due riprese della sua vita, ritrae aspetti della vita di San Francesco: negli anni 1290-1300 compone affreschi nella Basilica superiore di San Francesco ad Assisi, nei quali la vita del Santo viene raffigurata nei suoi momenti più riconoscibili. Una trentina di anni dopo (1325-30), il pittore ritorna sulla vita del santo con affreschi nella Basilica dei Bardi, a Firenze. Molti degli episodi sono gli stessi che si vedono ad Assisi, ed è interessante mostrarli appaiati in modo da rendere manifesta l’evoluzione della sua arte.

Altri affreschi riguardanti episodi della cristianità li troviamo a Padova, nella cappella degli Scrovegni, dove vengono raffigurate le storie di Gioacchino e Anna, e gli esordi e la vita della Vergine Maria, e poi le storie di Cristo, dalla sua nascita, ai miracoli, fino alla sua passione e la sua ascensione al cielo.

Altri affreschi sono presenti ad Assisi, nella basilica inferiore di San Francesco, a Firenze, nella basilica di Santa Croce nella cappella Peruzzi e a Roma, nella basilica di San Pietro.

Oltre agli affreschi sono da porre in primo piano i tre crocifissi: quello di Santa Maria Novella del 1290,  quello di Rimini del tempio malatestiano del 1300, e quello di Padova del Museo degli Eremitani, del 1305. In essi è soprattutto evidente l’espressione del Cristo morente.

Di interesse e particolarmente famose sono le Maestà, che raffigurano la Vergine col bambino assieme ad angeli e santi, in particolare quella conservata a Firenze alla Galleria degli Uffizi, del 1306.

La pittura di Giotto è caratterizzata da una descrizione dei personaggi che esprimono i loro sentimenti nelle espressioni e negli atteggiamenti del corpo, e da un uso molto ricco del colore che dà agli episodi narrati una sostanziale raffigurazione.

La pittura di Giotto può essere considerata la base cui si sono ispirati gli artisti degli anni successivi, soprattutto gli artisti dei periodi rinascimentali.


Per tornate a Due-trecento:

http://www.dicoseunpo.it/Duetrecento_italiano.html

 

GIOTTO