Ora riluce la luce                    Ora riluce la luce elettrica

splendida accesa nella grande stanza. I contorni son

fatti. Le forme son piene. Ora si vedono gli attrezzi,

gli strumenti che la mano saprà usare per tradurre

la Mente. Spatole e pennelli; penne e matite; crete

e graffiti; oli e acrilici; tempere e chine; tubi

e vasi; acidi e diluenti; carte e tele; carte e

stecche; tavoli e cavalletti; tavole e masoniti;

sgorbie e punte; scalpelli, chiodi, martelli,

stringitivi, tenaglie, pinze, tronchesini, taglini,

fili di ferro, vecchie cornici, libri accucciati,

libri accumulati, libri inscaffalati; libri riversi,

libri buttati, stampe vecchie e nuove, prove e

concluse, …e in fondo, là alla parete, un

ferro di cavallo appeso.

Pronti perchè una epifania nuova travolga la materia

e da cosa faccia un nuovo pensiero, l’opera d’arte,

per lo Straniero, ch’è sempre pronto dietro l’uscio,

la porta, d’ogni artista.

Ora, raccogli te stesso e scatta.

Scatta la mano che è carica, che si è caricata

di sé, del suo cervello, della sua Mente, dell’emozione

che la Malinconia, Spleen, Saudade, gli ha dato,

suggerito, regalato… e s’appresta a rappresentare

se stessa.

Diviene.                            Si fa.                               Cala ed empie.

(Empia?). Cola e riempie.                        Copre il vacuo bianco.

Il luogo della Mente (lo studio dell’artista, n° 1)