quadri
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Nasce a Barcellona nel 1893 e muore a Palma di Maiorca nel 1983 all’età di 90 anni.
La sua passione per il disegno e la pittura inizia fin dai primi anni. Già a meta del primo decennio del XX secolo a una mostra organizzata a Barcellona può ammirare quadri di Van Gogh e dell’avanguardia espressionista dei Fauves. Successivamente entra in contatto con l’avanguardia artistica Dada della quale ammira la volontà di rompere con la tradizione e avviare una ricerca artistica.
Nel 1919 si trasferisce per la prima volta a Parigi dove conosce Picasso e si inserisce nell’avanguardia surrealista, dove ha modo di esercitare la pittura come trascrizione dei propri pensieri senza l’ausilio della ragione (Automatismo psichico). Nel 1929 tuttavia esce dal movimento a causa di scontri ideologici.
Inizia in questi anni la sperimentazione artistica di Miró, che si cimenta con le litografie, l'acquaforte e la scultura, nonché con la pittura su carta catramata e vetro, e con il grattage
Nel 1929 Franco instaura la dittatura in Spagna. Miró nel corso della guerra civile si schiera con i repubblicani. Questo influenza la sua arte, che si veste di un crudo realismo dai toni acidi, dal quale scaturiscono opere inquietanti e cupe.
Nel 1941 Miró ritorna in Spagna, a Montroig, dove affina il suo stile.
Dopo un viaggio negli Stati Uniti nel 1947 torna a Parigi dove realizza due murales per il quali riceve il Guggenheim International Award.
Dal 1956 si stabilisce definitivamente a Palma de Maiorca, dove la città, per preservare le sue opere, crea nel 1981 istituzioni come la Fundació Joan Miró. In precedenza, nel 1972, una analoga istituzione era stata creata a Barcellona.
Nell’ultima parte della sua vita Joan Miró continua a dedicarsi alla sperimentazione, passando da una tecnica artistica all’altra.
Gli aspetti stilistici.
Durante una prima fase compresa tra il 1917 e il 1923, Joan si dedica alla realizzazione di opere dal carattere descrittivo e ingenuo. In queste tele è presente il forte rapporto tra l’artista e la storia della sua terra natia, la Catalogna, che da secoli rivendicava l’indipendenza nei confronti della Spagna.
Intorno al 1924 fino al 1929 Joan Miró si avvicina all’avanguardia surrealista, che condizionò per sempre il suo stile. Da questo momento le sue opere si colorano di immagini policrome e fantasiose, in cui i soggetti catalani vengono sostituiti da creature carnevalesche e vivaci. Il manifesto artistico di questa fase è riscontrabile nel dipinto Il Carnevale di Arlecchino (1924). In questa fase Miró si svuota dell’elemento figurativo e lascia ampio spazio a sfondi monocromatici. Uno dei più grandi capolavori di questo periodo fu il Ritratto di Madame K.(1924), in cui il dato figurativo sembra scomporsi e stilizzarsi.
Nel periodo successivo la scomposizione dei soggetti pittorici fu quello della sperimentazione delle opere polimateriche. Oltre ai quadri, si dedica anche alla realizzazione di soggetti di varia natura, come disegni di cartelloni pubblicitari, copertine di libri e di riviste, disegni per la superficie di tappeti, etc.
Alla fine della sua carriera, Miró rimase affascinato dalla cultura giapponese: ciò che impressionò Joan fu la scoperta dell’estrema vicinanza tra la sua poetica e l’haiku. Un parallelismo tra queste poesie e la sua arte è riscontrabile nel dipinto L’oro dell’azzurro(1967), in cui una grande macchia blu viene equilibrata da altre nere più piccole, su un luminoso sfondo dorato.
Joan Miró fu uno degli artisti europei più importanti del Novecento e dedicò la sua vita alla sperimentazione di nuove tecniche e alla ricerca di un linguaggio universale, immediatamente comprensibile da tutti.
JOAN MIRÓ