LA SECONDA VIA CRUCIS

 
 
 

Nel patrimonio iconografico cristiano

la Via Crucis di William Xerra




 
1. “Condanna a morte di Gesù”, 12. “Gesù muore”
I valori dell’equilibrio compositivo presenti nella redazione settecentesca tra il giudice e il condannato, tra la chiusura di destra e l’apertura di sinistra, la frantumazione illuminotecnica dei colori chiari tra i due distinti percorsi della storia, umana e divina, si ricompongono analiticamente nella disposizione di un sistema di relazioni geometrico-triangolari in cui si articola lo scambio ambiguo, sofferto ma mimetizzato, tra i ruoli dell’esistenza, tra i processi del pensiero, nella natura dell’esperienza.
Ancora la morte dell’ultimo atto collega la scelta astratta alla prima stazione, ma per corrispondere alla rarefazione dei valori terreni si pone in corrispondenza con l’impianto concettuale del linguaggio, con l’esasperata centralità della scrittura.

2. “Gesù è caricato della croce”
Il tema della centralità strutturale, dello scontro immobile, della verità e della sua negazione appaiono i due distinti soggetti e quindi i valori esperenziali insiti nell’analisi e nella reazione espressiva di Xerra; non c’è moto, né animazione nello scontro tra la portata della parola e il silenzio della croce, tra la problematicità della comunicazione e la solitudine della cancellazione. L’impianto riflessivo, gestito attraverso l’azione aniconica della grafologia, opta nella ‘seconda stazione’ di Xerra per la soluzione dell’incomunicabilità, della comunicazione negata.

3. “Cade per la prima volta”
Ancora e sottolineato appare il tema compositivo della centralità e dello scontro per sovrapposizione che si svolge in essa e quindi ancora la conferma, dopo la cancellazione grafica, di una più definitiva negazione della luce… “il pittore comincia a registrare l’oggetto pittorico, non solamente la parte che vede, ma la parte di cui è consapevole e ricorda. …Solo spronando tutti gli elementi pittorici nella sua memoria può stabilire sulla tela le relazioni della pittura corrispondenti a quelle in movimento” K. Malevic, 1924.

Il processo espressivo con il quale William Xerra affronta le stazioni della “Via Crucis” appare metodologicamente inedito rispetto al quadro generale dei rapporti interni all’arte sacra, sia nell’eredità storica che nel contesto moderno e contemporaneo; ciò che appare originale e quindi con specifico interesse estetico per i risultati espressivi e con valore culturale di metodo, è l’opzione di una messa in evidenza e di un’auto-dichiarata procedura di coabitazione tra questi due distinti fattori, la corrispondenza tra la funzione d’uso liturgico-devozionale e la riflessione estetico-culturale presenti nella configurazione dell’opera d’arte sacra, con obbligo di riferimento alla specificità cristiano-romana.
Il complesso della storia dell’arte occidentale, e la sua ampia configurazione e relazione ai temi sacri della cristianità, si fonda infatti, abbandonato lo stato di grazia e di miracolo proprio dell’icona ortodossa, sul valore propedeutico alla devozione e quindi su un’allargata relazione alle competenze funzionali dell’opera d’arte al culto, ed in questo clima nuovo si colloca significativamente l’elaborazione delle quattordici stazioni della “Via Crucis” ed il suo successo istituzionale; lo svolgimento e la corrispondenza dell’opera con i compiti e le funzioni d’uso, non dovendo più dipendere dall’immobilità dei sistemi stilistico-iconografici della tradizione, posero le basi teoriche e condizionarono tangibilmente la prassi espressiva verso la corrispondenza, la dipendenza obbligata con lo sviluppo e l’evoluzione della cultura estetica nel tempo e nella società.
All’interno del percorso storico della cultura iconografico-visiva, la componente stilistica ed il suo sviluppo determinano lo spazio particolare della riflessione, cioè del contributo intimo e personale dell’artista, dalla cui natura e dalla cui forza d’impatto, ma anche e obbligatoriamente dalla sua mimetizzazione all’interno della sfera funzionale, è risultato dipendere il progress culturale, il gusto collettivo e il costume sociale; la sfera della riflessione, della poesia e della sensibilità, della critica e della rivisitazione, ha affidato la sua esistenza e frequentemente la sua sopravvivenza, se pur indispensabilmente vitale per la natura evolutiva dell’estetica cristiano-occidentale, ad un ruolo appartato, generalmente emarginato, a tratti rifiutato e spesso caratterizzato da quelle ambiguità emblematicamente raccolte nel ‘San Giovanni Battista’ da Caravaggio; “dipinse San Giovanni nel deserto, che è un giovinetto ignudo a sedere, il quale sporgendo la testa avanti, abbraccia un agnello”. G.P. Bellori nel 1672.

4. “Incontra la madre”, 5. “Aiutato dal Cireneo”, 6. “È asciugato dalla Veronica, 13. “È deposto dalla croce”
La quarta stazione apre il ciclo breve di una trilogia della speranza e degli affetti, quale configurazione di un attento processo di intimizzazione di Xerra con il patrimonio iconografico e di corrispondenza, attraverso il patrimonio della memoria, con l’esperienza della pittura; l’ingombrante e l’incombente presenza della croce assiste muta al dialogo degli affetti, alla trattenuta successione dei ricordi, alla luce del mattino ed ai bagliori vivaci della vitalità, alla pulsante immersione nella liquidità della psiche.
Si tratta, per le quattro stazioni, di una riflessione espressiva che Xerra gestisce con mirata libertà interdisciplinare e quindi affidandosi alla natura autorinnovativa dell’esperienza intellettuale e coraggiosamente riapplicata alla stessa ricerca spirituale, a quella condizione originaria e forse più autentica ed incondizionata.

La storia dell’arte moderna e nel riscontro di rare occasioni espressive, alla luce della divaricazione della cultura espressiva dal patrimonio iconografico confessionale e quindi di fronte al crollo della produzione dell’arte sacra, vede ribaltata la prassi metodologica della funzione e della riflessione; attraverso le sue componenti significative, tra Gaugin e Rouault a Patisse si concretizza il superamento delle lunga stagione della mimetizzazione e l’affermazione della priorità nell’origine creativa dell’opera dell’esperienza riflessiva, della rivisitazione manipolatoria, dell’immersione personalizzata, dello sconfinamento irrispettoso e dell’interferenza tra i valori della cultura ed i fattori della ricerca. L’esperienza artistica, nella sua natura di totalità esistenziale, vive nella stagione presente un rapporto di grande autonomia intellettuale con il patrimonio sacro, di responsabile indipendenza con l’esperienza spirituale, con desiderio di immersione psicologica nella natura della devozione, con volontà di verifica fisica nella storia della processualità liturgica; i processi espressivi contemporanei rifondano la natura dell’arte sacra e quindi dei rapporti storicamente determinati della fruizione, con uno spostamento primario verso l’esperienza diretta e personale dell’artista e una difficile riparametrazione con la spiritualità del credente, ed in particolar modo con la sua cultura confessionale.
Il patrimonio della ricerca contemporanea ed il suo attento studio critico-propositivo trovano un territorio di studio assolutamente inedito ed al cui interno si articolano le possibilità esperenziali ed il confronto tra le funzioni ed i valori, tra le necessità e le aspirazioni; in particolar modo appare illuminante la condizione di risacralizzazione dell’esperienza artistica condotta attraverso una dichiarata e visualizzabile elaborazione riflessiva, quindi con valore antropologico e di testimonianza attiva nell’opera d’arte, nel manufatto così come nello spazio, nel frammento così come nell’unità ambientale.
In questo contesto sperimentale si colloca sia l’esperienza espressiva di William Xerra che l’unitario ciclo della “Via Crucis”, ed ancora tutte le questioni aperte della sua fruizione, dove nell’estetica si deve riconoscere anche la natura religiosa dell’opera.

7. “Cade la seconda volta”, 11. “È crocefisso”
La complessità dell’esperienza umana sembra condensarsi indelebile in queste due pagine, in quel ginocchio che si piega ancora sotto il peso del rifiuto e della negazione, attraverso quel frammento simbolico di realtà, per configurarsi nel diario del giorno in cui si coagula la successione dei frammenti del tempo, la forza della denuncia, la rivisitazione dell’album, la finestra sul giorno attraverso l’epoca dei ricordi.
Si tratta di due stazioni tra le più intense dell’intero ciclo espressivo e di maggior interesse metodologico in ragione di un meccanismo creativo teso ad invertire attraverso la moltiplicazione dei valori l’azione riflessiva; rispetto all’essenziale semplicità ed alla intrinseca povertà dell’immagine, appare evidente una più ricca reazione interpretativa di Xerra ed un forte stato di sconfinamento della ‘nuova stazione’ verso la complessità e la ricchezza del patrimonio esistenziale, al cui interno agisce preservata la spirituale.
“Il pannello… della Via Crucis s’anima di uno spirito differente. È tempestoso. Lì avviene l’incontro dell’artista con il grande dramma di Cristo, che fa straripare sulla Cappella lo spirito appassionato dell’artista… preso dal patos di questo dramma tanto profondo, ha rivoluzionato l’ordine della sua composizione. L’artista ne è divenuto in piena naturalezza l’attore principale: invede di riflettere questo dramma, l’ha vissuto e l’ha espresso in questo modo…” H. Patisse, 1951.

8. “Consola le pie donne”, 10. “Sul suo vestito gettano la sorte”
Nella successione dei due distinti momenti Xerra sembra in grado di azzardare, all’interno dell’intero ciclo, perfino un’azione descrittiva condotta attraverso il diretto utilizzo dei simboli iconografici riconoscibili e direttamente riferiti all’immagine; la condizione di partecipazione dell’artista al dramma ed il vivere una codificata cultura visiva popolare gli ha permesso un’azione espressiva di accettazione di quel vocabolario e quindi di un processo di rivisitazione della stessa riconoscibilità, della stessa necessità allegorico-illustrativa.
Anche quei due passaggi sono importanti metodologicamente per comprendere l’intera problematica del percorso creativo di rivisitazione di Xerra di una Via Crucis ereditata dalla storia sociale.
Il valore particolare del ciclo pittorico, condotto da William Xerra lungo l’itinerario tracciato della Via Crucis da un pittore ‘popolare’ nella fine del ‘700, deve essere ricomposto all’interno di un’inedita procedura per l’arte sacra, accanto alle singole qualità e significanze espressive, ma soprattutto riconosciuto in questa natura duplice, funzionale e riflessiva, della nuova Via Crucis; l’integrazione tra i due dati di procedura, la loro inedita ricomposizione in una nuova identità culturale ci permettono di ipotizzare una ricollocazione operativa della cultura artistica all’inerno del patrimonio della storia dell’arte, e nella sua vasta accezione tematica sacra.
Il raggiungimento di questo risultato, accanto alle diverse specificità espressive elaborate, appare conseguito entro un percorso sperimentale ampio nel tempo e nel patrimonio, e di una ricerca attenta ai linguaggi e quindi alla natura segreta e intinseca dell’arte; ritengo significativo il fatto che l’opera di Xerra, il suo incontro con la Via Crucis ab bia completato un lungo percorso di revisione personale nel territorio della sacralità, impreziosito ed affinato dagli incontri con la poesia, vissuto attraverso il confronto aperto con la storia della pittura, sostenuto da deposito della memoria e dalla sensibilità con cui ne rivive i più piccoli passaggi, i grandi frammenti, le carte e le lettere.

9. “Gesù cade la terza volta”, 14. “È deposto nel sepolcro” 
Valori formali ed uno scarno contenuto estetico-concettuale qualificano due stazioni strettamente correlate dalla definitiva ‘caduta’ del corpo dell’uomo figlio di Dio; la pittura, pur variamente presente lungo tutto il ciclo di opere, assume in questo momento una definitiva funzione di spaesamento rispetto alle dimensioni storiche ed ancora contingentemente umane nel presente del dramma della croce; una pittura che nasconde la stessa e più intima difficoltà dell’uomo e dell’artista al confronto, alla comprensione, al giudizio degli avvenimenti che non abbandonano la storia dell’uomo.
I risultati espressivi sono testimoni di trepidazione, ancora di una necessità di mimetizzazione, non più obbligata dal gusto della necessità confessionale, che mostra coraggiosamente il soggetto dell’opera, il risultato del viaggio nel sacro.

Andrea B. Del Guercio, 2003.La_seconda_via_crucis_files/Via%20crucis%20II%C2%B0%201.jpgLa_seconda_via_crucis_files/Via%20crucis%20II%C2%B0%2012.jpgLa_seconda_via_crucis_files/Via_crucis2.jpgLa_seconda_via_crucis_files/Via_crucis3.jpgLa_seconda_via_crucis_files/Via_crucis4.jpgLa_seconda_via_crucis_files/Via_crucis5.jpgLa_seconda_via_crucis_files/Via_crucis6.jpgLa_seconda_via_crucis_files/Via_crucis6.jpgLa_seconda_via_crucis_files/Via_crucis13.jpgLa_seconda_via_crucis_files/Via_crucis7.jpgLa_seconda_via_crucis_files/Via_crucis11.jpgLa_seconda_via_crucis_files/Via_crucis8.jpgLa_seconda_via_crucis_files/Via_crucis9.jpgLa_seconda_via_crucis_files/Via_crucis10.jpgLa_seconda_via_crucis_files/Via_crucis14.jpghttp://www.dicoseunpo.it/dicoseunpo/La_seconda_via_crucis_files/Via_crucis1.jpghttp://www.dicoseunpo.it/dicoseunpo/La_seconda_via_crucis_files/Via_crucis12.jpghttp://www.dicoseunpo.it/dicoseunpo/La_seconda_via_crucis_files/Via_crucis2.jpghttp://www.dicoseunpo.it/dicoseunpo/La_seconda_via_crucis_files/Via_crucis3.jpghttp://www.dicoseunpo.it/dicoseunpo/La_seconda_via_crucis_files/Via_crucis4.jpghttp://www.dicoseunpo.it/dicoseunpo/La_seconda_via_crucis_files/Via_crucis5.jpghttp://www.dicoseunpo.it/dicoseunpo/La_seconda_via_crucis_files/Via_crucis6.jpghttp://www.dicoseunpo.it/dicoseunpo/La_seconda_via_crucis_files/Via_crucis13.jpghttp://www.dicoseunpo.it/dicoseunpo/La_seconda_via_crucis_files/Via_crucis7.jpghttp://www.dicoseunpo.it/dicoseunpo/La_seconda_via_crucis_files/Via_crucis11.jpghttp://www.dicoseunpo.it/dicoseunpo/La_seconda_via_crucis_files/Via_crucis8.jpghttp://www.dicoseunpo.it/dicoseunpo/La_seconda_via_crucis_files/Via_crucis9.jpghttp://www.dicoseunpo.it/dicoseunpo/La_seconda_via_crucis_files/Via_crucis10.jpghttp://www.dicoseunpo.it/dicoseunpo/La_seconda_via_crucis_files/Via_crucis14.jpghttp://www.dicoseunpo.it/dicoseunpo/La_seconda_via_crucis_files/Via_crucis12.jpgshapeimage_6_link_0shapeimage_6_link_1shapeimage_6_link_2shapeimage_6_link_3shapeimage_6_link_4shapeimage_6_link_5shapeimage_6_link_6shapeimage_6_link_7shapeimage_6_link_8shapeimage_6_link_9shapeimage_6_link_10shapeimage_6_link_11shapeimage_6_link_12shapeimage_6_link_13shapeimage_6_link_14

MUSEO

DELLA

CARALE

Via Miniere 34 – IVREA

tel 0125. 612658

dal 6 al 29 ottobre 2006

La mostra rientra nel progetto Arte Sacra Con-temporanea organizzato dalla Diocesi di Ivrea sotto l’alto patrocinio della Con-ferenza Episcopale Italia-na.


Il coordinamento scien-tifico del Progetto è a cura di Andrea B. Del Guercio dell’Accademia delle Belle Arti di Brera, dipartimento Arti e Antropologia del Sa-cro - Milano