Per il paradosso del mentitore, se affermiamo per esempio, «Questa frase è falsa», nessuno riuscirà mai a dimostrare se chi la pronuncia dica il vero o il falso. Non voglio certo addentrarmi in sottili argomentazioni logiche che non mi competono, ma di fronte alle opere recenti di William Xerra, sulle quali troviamo regolarmente la scritta «Io mento», sono invogliato a formulare un’ipotesi. Egli dice di mentire perché nei suoi quadri non vorrebbe fare essenzialmente pittura, o vorrebbe andare oltre. E invece, per nostra fortuna, la sua è ancora un’ottima pittura anche quando sembra dirigersi altrove. Dunque, nelle sue opere, mente o non mente? Nessuno potrà dimostrarlo… Ma se dico che ne ammiro la pittura, è proprio perché l’impasto, il colore, le forme sottostanti la scritta costituiscono una elaborazione della materia e del colore che mi attrae. Dice «Io mento» non so se con dolore o gioia, il sottile ingannatore: lo dice sul rosso, lo fa dire a uno zerbinotto dai neri mustacchietti in francese. Lo dice in un gran numero di lingue, compreso una lingua africana: «Ninasema wongo», nientemeno. E anche in questo caso, sempre per il paradosso del mentitore, non so se Xerra dice il vero o ci prenda sornionamente in giro.
Maurizio Cucchi
(Milano, Libreria Derbylius, Via Pietro Custodi 16. Tel 02189408592)
C’è da credergli se il pittore dice di mentire?