Ninfa
La città, con le sue absidi (di sette chiese) e torri e abitazioni smozzicate e sbruciacchiate, divenne nella sua condizione di pittoresca rovina, giardino, mentre il Palazzo Comunale, restaurato e necessariamente un po’ rifatto, casa di campagna della famiglia. Ninfa è ricca d’acque scorrenti, preziose per le piante, i muschi, i praticelli, i roseti che coprono, e scoprono, mai soffocano, la pietra e il mattone. Nelle acque scivolano trote di razza anche più antica dei Caetani, coetanee, pare, delle murene del Lago d’Averno.
È giusto qui ricordare, per la cura intelligente che posero nel mantenere Ninfa quale la natura e la storia, nei loro disegni e capricci vollero che fosse, Roffredo Caetani, musicista di buona scuola, e la moglie Marguerite, americana d’origine.
Ninfa, adagiata in una pianura che fu malarica ed è salubre e fertile, viene protetta da due ordini di mura, quelle vere e proprie che la cingono e stringono da vicino, le metaforiche, formate dai Monti Lepini su cui sorgono Norma e Norba, che fu avversaria di Roma, e più in là Sermoneta con il suo castello, naturalmente Caetani. 60-70 km circa da Roma, o per l’Appia o per la Pontina. Visitabile tutti i primi sabati, e domeniche, da aprile a ottobre, ritirato un permesso al Wwf, Roma, via Mercadante 6, o a Palazzo Caetani, Roma, via Botteghe Oscure, 32.
“L’Espresso”, 9 gennaio 1983
Grottaferrata