QUADRI
QUADRI
Nasce a Bagheria, in provincia di Palermo il 26 dicembre 1911. Viene da una famiglia della borghesia, nella quale il padre, agrimensore, è impegnato anche in pittura acquerellista. Renato dimostra già da bambino un interesse al disegno e successivamente alla pittura. Frequente gli studi di pittori palermitani e in particolare, in età adolescente lo studio del pittore futurista Pippo Rizzo.
Nel 1928, all’età di 17 anni, partecipa alla sua prima mostra a Palermo
Successivamente la sua attività artistica si fonde con un intenso impegno sociale. Pittori che stimolano il suo interesse sono soprattutto Courbet, van Gogh e soprattutto Picasso.
L’impegno sociale si manifesta nelle sue opere degli anni Trenta. Il contenuto delle sue opere si riferisce ad aspetti dell’antifascismo, sia pure mascherati.
Nel 1940 si iscrive al Partito comunista clandestino. Nelle sue opere il popolo, con tutti i suoi problemi, soprattutto di lavoro, di libertà, è il protagonista. Questo appare particolarmente nella Crocifissione, quadro fra i suoi più famosi, dipinto nel 1940.
Nel dopoguerra il suo impegno sociale si inscrive nell’attività politica. La sua iscrizione al Partito Comunista e la sua amicizia con Togliatti gli valgono occasioni di essere riconosciuto a livello internazionale (ottiene il Premio Lenin per la Pace nel 1970).
Alla morte di Togliatti, nel 1972, dipinge un grande quadro che ne rappresenta i suoi funerali
Sotto la segreteria di Berlinguer, alle elezioni politiche del 1976 viene eletto al Parlamento, in Senato, dove verrà riconfermato nel 1979.
Nel dopoguerra i due aspetti, quello artistico e quello sociale e politico si fondono sempre più. Gli argomenti dei suoi quadri entrano in modo sempre più evidente nella vita civile, nei problemi del lavoro (contadini che lavorano la terra, zolfatari, etc.), nell’immagine di personaggi da lui ammirati (celebre il ritratto di Anna Magnani) o nell’omaggio a artisti che lo hanno indirizzato o colpito (Picasso, Morandi, Moravia), nella rappresentazione di nudi, soprattutto femminili che espongono le loro forme con grandi intensità, e in fine anche di nature morte.
Anzi in questo caso l’aspetto che più interessa Guttuso è la forza delle cose. Gli oggetti che compongono i dipinti sembrano essere vivi e misurarsi con l’ambiente. In questo senso non vengono più considerate “oggetti”, ossia elementi senza anima, ma proprio “cose”.
Per concludere possiamo definire l’attività pittorica di Guttuso come neorealista, in antitesi con le forme di astrattismo che in quel periodo si andavano affermando anche in territorio nazionale.
Muore a Roma nel 1987.
RENATO GUTTUSO