TrasversalMente
(dal Dizionario dei Paragoni)
L’estate, in campagna, quando il sole incandescente ha
lasciato i sassi del torrente scottanti e comincia
a reclinare a un orizzonte che non si scorge ritagliato
così com’è dagli alberi, e l’aria bollente comincia
a mescolarsi con brezze che il fondo valle muove,
dopo il languore del meriggio, la sera porta quasi
improvvisa una sorta di lento languido risveglio alle
cose carico di malinconia.
Ecco il Momento in cui ancora non si accende la luce
elettrica mentre da fuori luminosa entra l’aria verde
a inondare la stanza ed essa spinge costringe al
pensiero, ma non basta a leggere; sì, basta a guardare,
a intravedere appena gli orli e la massa delle forme
ora rosa, ora verdi, ora grigie… tutti tenui colori
pastello.
Lenti emergono cose e pensieri, cose del pensiero,
i libri… tanti vecchi libri accantucciati in un
angolo del tavolo martoriato di macchie e d’intagli,
tanti vecchi libri col loro prezioso odore di scienza
emergono non forma conclusa ma immagine ambigua a
dare immagini ora dalle loro pagine gialle, dalle
loro parole stantie.
Ellera errare strale… Una sequenza assurda combinata
dal caso sul manuale per i parroci antichi
in aiuto alle loro funzioni predicali.
Scorrono le pagine… Ora la mente è attratta dalle
contingenze di quel libro più che da un altro per l’attimo
fluido fluente di questo istante, epifania, danza di
Siva, lampo di genio.
Scorrono lenti gli occhi ambigui le vecchie pagine
a scoprire sconnesse parole andate, lontano, e si
associano allora luci e colori, immagini e forme,
non parola a parola e si ergono templi, prati vasti,
lunghi campi fioriti, allori, immagini della mente,
nella mente.
(continua)