Considerazioni sul primo atto dell’Agnes von Hohenstaufen e sulle due esecuzioni di Gui e Muti (CD)
Anzitutto quello che mi pare chiaro è che l’Agnes von Hohenstaufen ha un inizio che presuppone l’esistenza di una sinfonia. Così com’è, si avverte che manca qualche cosa.
L’introduzione è formata da un blocco solenne di volontà guerriera che poggia su i tre pilastri del coro “Rifulga l’aquila”, inframmezzati da interventi dell’Imperatore, Irmengarda, Filippo e l’Arcivescovo.
La direzione di Muti mi sembra più forte, più sontuosa di quella di Gui. ma fino a questo punto coincidono (tuttavia in Gui i giochi orchestrali sono più distinti: ad es. nella seconda parte del coro si apprezzano molto bene i violini. In Muti sono in primo piano gli ottoni).
Finita la parte della proclamazione, si apre la fase dell’antefatto, nella quale si viene a conoscere che il tema del contendere è il trono di Sicilia; che Enrico il leone a capo dei Guelfi ha ripreso le ostilità e che per questo viene messo al bando, e che Federico Barbarossa ha promesso in sposa Agnese a Enrico, figlio del leone, mentre ora questo matrimonio è diventato impossibile a causa del bando.
Dal punto di vista musicale si tratta di un recitativo declamato
Muti taglia quasi tutta questa parte, lasciando solo l’anatema, che gli permette di riallacciarsi poi al grido di Irmengarda “Ascoltate di una madre angosciata la parola”. Gui invece fa la versione apparentemente in modo integrale.
Segue l’implorazione di Irmengarda che si svolge in due fasi. Nella prima incita i principi a combattere (nel coro di risposta, in Gui si sente che Irmengarda canta, in Muti no) con una musica di energica, vera e propria arringa; nella seconda parte l’aria assume un tono di maggior dolore: uno dei principi è attualmente in catene. Proprio il promesso sposo di Agnes. Questa parte è accompagnata da un dolcissimo canto del coro femminile. Il tutto termina con un breve intervento del coro generale che chiude l’introduzione.
Arriva l’ambasciatore di Francia
L’episodio è caratterizzato dai coro dei trovatori e dei cavalieri francesi su due temi molto aggraziati, in ritmo puntato, durante il quale l’ambasciatore di Francia chiede la mano di Agnese per conto del suo re. Al coro dei francesi si contrappone il coro di benvenuto dei cavalieri tedeschi, molti più ritmato, di impeto quasi guerriero.
L’ambasciatore chiede anche, per conto del Re di Francia, la grazia per il principe Enrico, che tuttavia viene rifiutata. Questo, in un recitativo, dopo il coro di benvenuto dei cavalieri tedeschi, e prima del coro conclusivo, sempre dei cavalieri tedeschi. Vi è poi un recitativo di passaggio di Filippo che compiange l’amico e critica il fratello. Con questo recitativo si passa all’episodio successivo, dell’incontra fra Enrico e Filippo.
Gui sviluppa l’episodio integralmente. Muti lo contrae, con un solo intervento del coro dei tedeschi, e facendo chiedere la grazia durante il coro dei francesi. Muti passa alla scena successiva con intervento degli archi bassi che in Gui non si sente.
L’incontra fra Filippo ed Enrico inizia con melodia di sapore trovadorico dei francesi, cantata da Enrico travestito da trovatore. Filippo lo riconosce e in un recitativo lo avverte che il re di Francia ha chiesto la mano di Agnese. Enrico si lascia andare in un arioso che introduce un’aria “Quest’occhio inebriato”, con un tema con passaggi cromatici che esprimono la disperazione di Enrico, e la sua volontà a non perdere Agnese.
La prima parte dell’atto termina con un duetto di amicizia virile, che fa venire in mente il duetto del Don Carlos verdiano. Il tema è baldanzoso, pieno di energia, per esprimere la volontà di affrontare uniti la sorte. Non mi pare che vi siano grandi differenze fra l’interpretazione di Gui e quella di Muti.
La seconda parte introduce Agnese. La conosciamo subito da una dolcissima aria che sembra avere il ritmo di una barcarola. È un canto d’amore molto romantico che ci fa entrare nel carattere di questo personaggio, al di fuori degli intrighi, di cuore puro e di mente sgombra. Anche qui le due interpretazioni sembrano abbastanza simili. Più dolce e affettuosa quella di Gui,
Segue quasi senza intervalli un duetto fra la madre e la figlia. Il duetto ci esprime lo stretto legame fra i due personaggi, quasi un pendant con il duetto che conclude la scena precedente fra Enrico e Filippo. Solo che qui i toni, invece di essere baldanzosi, sono dolci e malinconici, direi quasi ansiosi. L’amore fra madre e figlia è incrinato e rafforzato da presentimenti oscuri (le voci delle due soprano si allontanano in contrappunto per poi riunirsi nuovamente).
Le interpretazione di Muti e Gui differiscono notevolmente. In Gui ad un certo punto assume il ritmo di un cabaletta, che manca in Muti, non ho capito se per taglio o per tempi e accentuazioni diverse. Il risultato mi pare che in Muti si esprima meglio lo stato d’animo delle due donne, che non è per nulla “guerresco”.
Dal duetto si passa, quasi senza soluzione di continuità nel quartetto. Di fatto questo quartetto è la combinazione di un duetto d’amore fra Enrico e Agnese con il contrappunto delle voci di Irmengarda e di Filippo, entrambi preoccupati per la sorte del giovane.
Si entra quindi nell’azione vera e propria. I caratteri sono stati definiti, e così l’antefatto, e le relazioni fra i personaggi.
Il finale della scena ci porta al clima che poi dominerà nel finale dell’atto e negli atti successivi. Dopo l’uscita di Enrico, arrivano i principi per invitare le due donne e Filippo alla festa. È un po’ la prosecuzione del quartetto precedente, con la sostituzione di Enrico col coro dei principi. Si tratta di un coro cupo, a voce bassa (in entrambe le esecuzioni quasi indistinguibile), accompagnato da un ritmo ostinato e cadenzato dell’orchestra, che accenna al prossimo cambiamento di clima.
La festa occupa tutta la terza parte dell’atto, e nella festa incomincia a dipanarsi la vicenda, che vede un contrasto “triangolare”; quello fra Enrico e l’ambasciatore francese, quello fra l’Imperatore e Enrico, e quello fra l’Imperatore e l’ambasciatore francese (alias il re di Francia).
L’inizio della festa è segnato dai due cori: quello dei tedeschi, più allegro, direi con un ritmo di tipo trocaico, e quello dei Francesi, che richiama lo stesso tema trovadorico che si è udito nella prima scena, in ritmo puntato. Il contrasto è molto evidente.
Nell’esecuzione di Gui, tuttavia esso è attenuato dal tempo piuttosto lento scelto per il coro tedesco. In Muti il tempo del coro tedesco è molto più veloce (quasi il doppio), per cui il contrasto risalta maggiormente. Inoltre in Gui si notano numerosi tagli nei due cori, soprattutto la mancanza di ritornelli, che invece vengono tutti (?) eseguiti da Muti. Inoltre la struttura dei due cori è alquanto differente. In Gui il coro francese è incastonato fra due riprese del coro tedesco, mentre in Muti i due cori sono in successione semplice.
La festa quindi si sviluppa, dapprima con l’annuncio che Agnese sarà data in sposa al re di Francia, lo sgomento di Agnese e Irmengarda, il coro francese (evidentemente di esultanza), la disperazione di Enrico (un arioso); infine, su invito dell’Imperatore, prosegue con un ballo “alla tedesca” cantato dal coro, durante il quale vi è l’approccio dell’ambasciatore (Re) ad Agnese, e l’avvicinarsi di Enrico (mascherato) alla coppia, il suo diverbio con l’ambasciatore (Re) e infine il suo smascheramento. Tutta questa parte è espressa in un primo concertato, nel quale alle singole parti si unisce il coro della danza tedesca.
Sostanzialmente, la differenza principale fra l’esecuzione di Muti e quella di Gui, è nei tempi, molto più rapidi quelli di Muti. Inoltre vi è da dire che in quella di Muti, le voci soliste si sentono un po’ più distintamente che in Gui (causa dell’incisione o frutto della direzione?). Per quanto riguarda la musica si avvertono alcune differenze nell’uso dei ritornelli, ripetizioni, etc, ma non è facile identificarne i particolari a causa delle differenze di tempi, delle diverse parole e dell’ascolto tutt’altro che limpido.
Lo smascheramento di Enrico porta al concertato finale, nel quale ogni solista esprime le proprie paure o manifesta la propria volontà, dalla quale scaturiscono i diversi contrasti, accompagnati dal coro. Si tratta di un bellissimo concertato, pieno di passione e di tensione su un tema cadenzato molto bello e coinvolgente.
Muti usa tempi un po’ più dilatati all’inizio, ma con tendenza a una stretta di tipo rossiniano fino all’esplosione finale. Gui dà subito tempi più accelerati.
Se volessimo guardare la struttura dell’opera dovremmo riconoscere in essa la struttura del Grand-Opéra, con l’alternarsi di scene pubbliche (la parte prima e la parte terza), con scene più intimistiche (la parte seconda). Non mancano i balletti (che praticamente dovrebbe esservi nel corso della festa, se ho ben capito, ma che i due direttori tagliano), e la spettacolarità delle scene di massa.
D’altra parte in Francia stanno affermandosi proprio in quegli anni opere come Robert le diable, La Juive, etc,
La struttura drammaturgica è perfetta: i primi due terzi dell’atto ci mettono a conoscenza dell’ambiente, dei retroscena, ci presentano i personaggi e le reciproche relazioni.La terza parte dà l’avvio all’azione vera e proprio con l’esplodere pubblicamente dei contrasti, che culminano con l’arresto di Enrico.
Questi contrasti allargati e ulteriormente complicati dallo sviluppo dei fatti, occuperanno poi per intero tutto il secondo e il terzo atto, fine alla soluzione finale.