IL VIAGGIO A REIMS, a Helsinki (trasmissione TV)
Mi e’ capitato di ascoltare (e vedere) l’esecuzione dell’opera fatta ad Helsinki e trasmessa in diretta da arte. Il viaggio a Reims non puo’ definirsi un’opera vera e propria. La trama e’ esilissima: Un gruppo di persone di varia nazionalita’, ospiti di una casa di bagni, hanno terminato la loro permanenza e devono tornare a Reims. Per questo hanno noleggiato una carrozza, la quale tuttavia nel venire a prendere i passeggeri e’ ribaltata. Ma la loro disperazione viene presto trasformata in gioia quando giunge la notizia che il Re dara’ una grande festa a Parigi, alla quale tutti decidono di andare, sia pure con una carrozza “di linea”. Per festeggiare l’evento, organizzano un gran pranzo nel quale cantano lodi a tutte le nazioni, ma soprattutto a Carlo X in occasione della cui incoronazione Rossini aveva scritto l’opera.
Quello che e’ bello in quest’opera, e che la rende piacevolissima all’ascolto e’ il fatto che su questa esilissima trama si innestano tutta una serie di episodi collaterali, decritti da una musica elettrizzante, scintillante, che vivacizzano moltissimo la vicenda e ne fanno un pezzo di teatro irripetibile.
Dario Fo, cui e’ stata affidata la regia, e’ intervenuto sul libretto
con alcune modificazioni che in parte, credo, avessero il compito di
attualizzarlo. Non posso dire con precisione in che cosa siano
consistite queste modificazioni (credo che riguardassero soprattutto le
parti che hanno a che fare con le nazionalita’) dato che la
sottotitolatura era in tedesco.
Il regista, con grandissimo senso del teatro, partendo da una scena
unica, ma molto mobile per movimenti di quinte, spostamento di oggetti,
cambiamenti di luce, ha saputo costruire su questi episodi tutta una
serie di scene, di movimenti, di frenesie, di fantasmagorie, delle quali
oltre ai cantanti erano partecipi danzatori, mimi, acrobati, comparse.
Ogni episodio era arricchito da tutta una serie di vere e proprie gag,
mai sguaiate, sempre molto eleganti e in perfetta sintonia con la
musica.
Penso, ad esempio all’episodio dello sgomento della contessa Folleville,
donna che “per le mode notte e di’ delira”, quando le viene riferito che
il suo guardaroba e’ andato distrutto; e poi alla sua gioia quando le
arriva in regalo un cappello da Parigi. Tutta la scena, occupata
musicalmente dall’aria della Folleville, e’ percorsa da danzatrici in
eterei costumi bianchi, da cappelli che volano per la scena creando una
grande ironica vivacita’ che la musica stessa richiama.
Oppure all’episodio della gelosia fra Don Alvaro e il conte russo per
Melibea. Sventolar minaccioso di bandiere di varie nazionalita’ nel
momento del concertato dello scontro, le deliziose couplet di Corinna
che invitano alla pace, ascoltate con religioso silenzio e attenzione
dai contendenti, e infine i proponimenti di pace, con svolazzar di
bianche colombe magistralmente guidate da invisibili fili.
Oppure ancora l’episodio della inutile corte del bellimbusto Cavaliere
alla bella Corinna, in un delizioso duetto, rappresentato con movenze
allusive, alle quali partecipa anche una “statua”, e terminato con il
povero cavaliere che viene dolcemente sospinto e chiuso in una specie di
armadio a forma di arpa (l’arpa e’ un po’ il simbolo di Corinna, la
poetessa).
E si potrebbe citare l’episodio del Lord inglese, anch’egli innamorato
di Corinna, ma incapace di esprimersi, con la sua aria preceduta e
accompagnata da un delizioso assolo di flauto sulla scena, o anche il
gran pezzo concertato a 14 voci, che inizia con una scena statica, ma
che via via si movimenta sempre di piu’, man mano che la musica si
dilata e si vivacizza, con l’ingresso di danzatori, mimi e acrobati,
creando una specie di poutpourri visivo acustico di bellissimo effetto.
O ancora l’episodio di riconciliazione fra Melibea e il conte russo, che
avviene sotto la pioggia, simboleggiata da strisce di carta blu che
scendono dall’alto, da gente che si copre la testa con borse o altre
cose, e soprattutto da giochi di ombrelli che volano per il palcoscenico
e per l’aria.
Inutile dire che le acrobazie non si svolgevano solo sul palcoscenico,
ma anche per l’aria, dando un senso di occupazione integrale della scena
in tutti i suoi piani.
Ad esempio, prima della scena del banchetto e della serie di canzoni
nazionali (compresi gli inni tedesco e inglese), un interludio
orchestrale e’ stato vivacizzato da una vero e proprio numero di alta
acrobazia eseguita da una donna sulla corda. Questo tipo di esibizione,
non solo si accorda con una musica che ricorda molto le musica da circo,
ma lo stesso libretto ne’ da’ indicazione parlando di una truppa
ambulante per caso di passaggio.
Raccontare tutto questo non serve molto a rendere l’idea dello
spettacolo, che scorre sotto gli occhi, vivace, spumeggiante in una
perfetta fusione fra senso dell’udito e quello della vista. Per me e’
stata un’esperienza veramente godibile.
Per quanto riguarda l’esecuzione musicale, essa mi e’ piaciuta molto.
Grande vivacita’ della direzione di Maurizio Barbacini, ottima
espressione nei vari episodi in modo da dare una sostanziale unita’ a
tutto lo spettacolo.
La stessa cosa si puo’ dire del cast, in questa opera molto affollato,
una quindicina di persone. Direi che tutte hanno cantato molto al di la’
della sufficienza, e oltretutto hanno saputo recitare in modo
convincente, inserendosi perfettamente nel clima generale dell’opera e
dei singoli episodi. Mi piace soprattutto ricordare le due donne,
soprano e mezzosoprano, finlandesi (Anna-Cristina Kaapola nel ruolo di
Corinna, e Lilli Paasikivi nel ruolo di Melibea). Buoni, anche se non
eccelsi, Mario Zeffiri nel ruolo del conte russo, Hannu Forsberg nel
ruolo del Lord inglese e Gert Henning-Jensen nel ruolo del Cavaliere
bellimbusto.