IL MONDO CONOSCIUTO, di Edward P. Jones

 

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Il libro è ambientato nella Virginia prima della guerra di secessione. È in vigore lo schiavismo, in quello stato e negli altri stati del sud. L’ambiente è quello di una piccola contea (immaginaria) ad economia sostanzialmente agricola. La società è rigidamente stratificata: al vertice vi sono i ricchi proprietari terrieri bianchi, alla base gli schiavi negri ai quali è deputato il lavoro dei campi. Nelle fasce intermedie vi sono bianchi meno fortunati dediti a diverse attività (commercianti, artigiani, vigilanti alle dipendenze dello sceriffo, nullafacenti etc.), ma anche negri che hanno ottenuto la libertà, riscattati in qualche modo da se stessi o qualcun’altro. Anche alcuni di questi ultimi, diventati in un modo o nell’altro proprietari terrieri, possiedono degli schiavi.

Il romanzo ruota attorno a questo mondo di negri liberi e di negri schiavi proprietà dei negri liberi, ed ha al centro un personaggio, Henry Townsend, il cui riscatto e la cui morte sono alla base delle vicende del libro.

La morte di Henry è il punto focale del racconto. Il suo procedere è in ordine cronologico solo per quanto riguarda gli eventi centrali, mentre si distribuisce in rivoli, sia retrogradi che anterogradi, per quanto riguarda fatti secondari e di contorno che aiutano a capire non solo l’impianto della narrazione, ma il carattere dei singoli personaggi.

 

Augustus Townsend, schiavo di un ricco e potente proprietario terriero bianco, William Robbins, è anche un abile artigiano che, lavorando duro su commissione, riesce a risparmiare i dollari necessari per il suo riscatto. Durante la schiavitù Augustus sposa Mildred e da lei ha un figlio, Henry. Augustus, ottenuta la libertà lavora intensamente per riscattare la moglie, e successivamente il figlio Henry.

William Robbins è un importante personaggio della comunità. Non è né particolarmente cattivo né particolarmente crudele. È soprattutto un uomo d’ordine. Razzismo e schiavitù, anche come valore economico, sono nell’ordine delle cose. Tuttavia Robbins, non è rigidamente razzista. Si è innamorato di una negra, Philomena, dalla quale ha due figli, Louis e Dora. Egli è molto affezionato a questa sua famiglia collaterale. Con Augustus e Mildred è leale, rispetta i patti, e permette alla coppia di sposi vedere periodicamente il figlio Henry, ma solo nelle condizioni da lui poste.

Henry cresce nella tenuta di Robbins, è un bravo stalliere e dimostra molto attaccamento al padrone. Robbins lo apprezza sempre di più, e giunge persino ad affezionarglisi. Quando lo libererà, a seguito del pagamento del riscatto da parte dei genitori, Henry è già abbastanza adulto per permettersi un’attività economica in proprio. Come prima cosa compra uno schiavo, Moses,  con lui comincia a costruire una casa e compra della terra da Robbins. Si sposa con Caldonia e la sua attività si amplia notevolmente con l’acquisto di numerosi schiavi.

Augustus e Mildred a suo tempo hanno giurato di non possedere schiavi. Essi non approvano l’operato del figlio, ma inutilmente cercano di dissuaderlo. Molto drammatica e icastica è la scena nella quale Augustus gli rinfaccia di essere uno schiavista, e con un bastone lo percuote su una spalla, facendogli provare quale sia la sofferenza di uno schiavo. La risposta di Henry è altrettanto drammatica: egli strappa il bastone dalle mani del padre, lo spezza su un ginocchio e risponde che quello è il modo in cui si sente un padrone. 

Ma Henry non è cattivo. Ha solo assimilato la lezione di Robbins sul rispetto delle leggi e delle convenienze sociali e sullo sfruttamento dei diritti acquisiti. Uno dei suoi insegnamenti riguarda appunto il modo di comportarsi con gli schiavi. Le distanze vanno sempre mantenute affinchè l’ordine sia rispettato.

 

La morte di Henry porta una grande agitazione nella casa. Da una parte accanto al dolore di Caldonia, vi sono i parenti più stretti, la madre Maude, il fratello gemello Calvin, gli amici come Dora, Louis, lo stesso Robbins, la maestra Fern Elston, che ha insegnato a Henry a scrivere e leggere; essi partecipano al funerale e cercano di consolare la vedova. Dall’altra vi sono gli schiavi e la loro preoccupazione maggiore: il pericolo di essere venduti, di vedere il disgregarsi delle famiglie, di passare sotto nuovi padroni, magari più crudeli, di dovere subire senza attenuanti tutte le disgrazie umane che la schiavitù porta con sé.

Caldonia non intende vendere i suoi schiavi; ma neppure, come era nelle attese di Augustus e Mildred, ha intenzione di liberarli.

La madre Maude è contraria a questa eventualità, considera gli schiavi un patrimonio della famiglia, e quindi un bene ereditario, e si dà da fare per convincere la figlia a continuare l’opera del marito.

La vita degli schiavi continuerà come prima sotto Henry. Essi continueranno ad essere trattati con un minimo di umanità, a vivere nelle loro capanne, ad avere rapporti fra loro a volte di amicizia, a volte di amore, a volte di contrasto. E fra loro cresceranno i bambini: tanti di diverse età, che fino all’età di 5 anni possono passare il tempo a giocare, ma che oltre quella età devono cominciare a dare il loro contributo al lavoro dei campi. 

Al di sopra di tutti rimane Moses, il sorvegliante, il primo schiavo che Henry ha comprato, che segnala l’ora di inizio del lavoro, l’ora del ritorno alle capanne, fa rapporti quotidiani alla padrona Caldonia, risolve le beghe fra gli uomini. Al di sotto di lui facciamo conoscenza di altri uomini e donne con le loro storie: Elias, e la sua vicenda e il suo corteggiamento a Celeste, la schiava zoppa, ma di grande dignità, il suo matrimonio e i figli; Alice, la schiava pazza che gira di notte cantando lugubri ritornelli e spia le passeggiate solitarie di Moses; Stamford che corteggiava le giovani schiave perché un amico gli aveva detto che se si pasceva di carne fresca avrebbe vissuto a lungo; Gloria, l’ultima “carne fresca” che lo lascia e si mette con Clement, e conseguente sanguinosa lite fra i due uomini; Loretta, la cameriera personale di Caldonia, silenziosa e riflessiva, che senza attirare l’attenzione sopra di sé è sempre attenta a fare le cose nell’interesse della padrona (ma anche del proprio); Bennett il cuoco, etc. tutti personaggi che raffigurano la vita quotidiana in un possedimento di proprietà di negri  che vivono e prosperano sulla schiavitù di altri uomini neri.

 

Altri personaggi popolano il libro. La maestra Fern Elston, di razza negra, ma di carnagione così chiara da potersi far passare per bianca: in odio e per disprezzo nei confronti dei bianchi non ha mai voluto farlo. Lo sceriffo John Skiffington, persona positiva e di buon senso, molto religioso, tanto da leggere frequentemente la Bibbia, rigoroso (per quanto è possibile, in un mondo nel quale il potere è in mano ai bianchi ricchi) custode della legge. 

I vigilantes, soprattutto i tre che rastrellano per catturare eventuali schiavi fuggiaschi, la zona dove c’è la fattoria di Caldonia: Harvey Travis, personaggio violento e privo di scrupoli, Oden Peoples, indiano della tribù dei Cherokee, e Barnum Kinsey, persona poverissima, dedito all’alcol, ma non cattiva, anche se timida e paurosa.

Oltre a questi personaggi, tanti altri ruotano attorno a questo mondo contribuendo a dare alle vicende narrate vivacità, senso del reale, e notevole movimento.

 

Dopo la morte di Henry gli eventi tendono ad assumere uno sviluppo drammatico. Le cose iniziano quando Caldonia, sentendosi sempre più sola, viene attratta dalla presenza quotidiana di Moses, il sorvegliante che le fa quotidiani rapporti. La sua attrazione la porta a concedersi all’uomo, nonostante sappia che egli è sposato. Moses in questo rapporto intravede la libertà. Ma prima si deve liberare della moglie. Convince lei e il piccolo figlioletto a fuggire guidate da Alice, la schiava apparentemente matta, ma probabilmente molto più furba di quanto pensi. 

Questa scomparsa mette in allerta la squadra di sorveglianti, che diventano più pignoli e più aggressivi. Una notte essi incontrano Augustus Townsen che torna a casa dopo avere sbrigato un lavoro di falegnameria presso un cliente. Augustus è un negro libero, molto conosciuto, il padre di Henry; ma i sorveglianti fingono di non saperlo, distruggono il suo certificato di libertà, e lo vendono ad un losco commerciante di schiavi di passaggio. Nessuno, tranne la moglie Mildred sa della sua scomparsa, e le ricerche tardano ad iniziare, finalmente organizzate dallo sceriffo. Ma Augustus, nonostante le sue proteste di essere un uomo libero, verrà portato lontano, in un altro stato, e ancora venduto, e successivamente ucciso dal nuovo proprietario quando, una volta liberato dalle catene, anziché obbedire agli ordini, si incammina senza neppure voltarsi verso la propria casa col passo sicuro dell’uomo libero. 

Questo episodio è un altro punto di grande forza del romanzo, che, nel comportamento di August, esalta la libertà, propria e altrui, come il più forte e il più nobile dei sentimenti.

Moses intravede la possibilità di un rapporto stabile con la padrona, ma i fatti mettono in sospetto lo sceriffo, sul possibile ruolo giocato da Moses nella sparizione di Alice, Priscilla e il bambino. Caldonia si rende conto del pericolo e tronca la relazione. Moses allora scappa e l’unica cosa che sa fare è quella di rifugiarsi da Mildred, la moglie di Augustus, nemica giurata della schiavitù. Mildred, che oramai ha capito che il marito è stato ucciso, lo accoglie e lo nasconde.

Dalla fattoria, intanto fugge un’altra coppia di schiavi, Gloria e Clement. Lo sceriffo perde molta della fiducia accordatagli dai ricchi proprietari, e tenta un ultimo successo con la cattura di Moses. Conoscendo i sentimenti di Mildred si reca da lei con alcuni sorveglianti e le impone di consegnargli Moses. 

Mildred si oppone, e viene uccisa. I sorveglianti, pensando alla possibilità di saccheggiare la casa, uccidono lo sceriffo, trovano delle monete d’oro, e trovano Moses, che viene condotto in catene alla fattoria di Caldonia. La crudele punizione di Moses sarà il taglio dei tendini d’Achille.

Il romanzo si conclude con una lettera di Calvin da Washington alla sorella Caldonia nella egli quale parla della sua nuova vita, e della nuova vita di diversi dei personaggi fuggiti allo schiavismo del sud e che hanno trovato accoglienza nella grande metropoli.

 

Il libro è molto bello. Nella prima parte Jones si dedica soprattutto a ricostruire tutti gli antefatti, i diversi rapporti personali, sogni e progetti dei vari personaggi, e anche i luoghi, gli ambienti, i paesaggi del sud agricolo e schiavista, senza soffermarsi eccessivamente a descrizioni fine e se stesse, ma collegando le descrizioni ai fatti, essendo le une e gli altri strettamente connessi.

Frequenti sono il flash-back, o attraverso ricordi di personaggi, o anche come intervento diretto dello scrittore.

Tutti questi rivoli narrativi non appesantiscono, né rendono oscura la narrazione, che procede sempre con grande limpidità. L’autore, con artifici descrittivi, aiuta la memoria del lettore a orientarsi nelle decine e decine di personaggi che ravvivano e movimentano il racconto.

Il fascino del libro sta molto nel contenuto del racconto: negri liberi e proprietari che negli stati sudisti, prima della guerra di secessione, possedevano come schiavi altri negri. Pur rimanendo razzialmente discriminati, questi negri doviziosi accettavano leggi ingiuste e inumane in vigore negli stati schiavisti, come la proprietà e il valore “mercantile” di esseri umani, oltretutto, magari, essendo stati schiavi essi stessi. 

La discussione fra Henry appena riscattato e che ha comperato uno schiavo, e Augustus suo padre è, pur nella sua brevità, forse il momento più drammaticamente significativo del romanzo.

Il perno del romanzo è il sentimento della libertà. Gli schiavi negri vengono descritti come persone obbedienti, rispettose, che accettano come inevitabile la loro condizione. Gli stessi sentimenti religiosi si intrecciano col loro comportamento nei riguardi del padrone. Ma il richiamo della libertà cova sotto questa cenere di apparente rassegnazione. Ed esso è tanto più forte e giustificato in quanto stimolato dalla consapevolezza che la loro condizione non è necessariamente legata al colore della pelle e alla razza, dato che altri negri sono liberi e a loro volta proprietari di schiavi.

Gli schiavi, per quanto sottomessi, per quanto affezionati ai loro padroni, non esiteranno mai davanti a una possibilità di fuga, anche a costo di pericoli o sofferenze inaudite. Molto bello è il quadro della fuga della ragazza che viene rinchiusa da Augustus in una cassa di bastoni indirizzata a un suo cliente di Washington, e nel chiuso di questo simulacro di bara, compie un viaggio di oltre 24 ore per raggiungere la libertà.

Il momento più significativo di questo sentimento della libertà come il valore nobile per eccellenza si trova soprattutto nel comportamento di Augustus, prima con la sua fatica per riscattare se stesso, la moglie e il figlio; poi nella discussione col figlio, quando viene a sapere che ha acquistato degli schiavi; infine nel momento del grande sopruso, quando viene rapito e rivenduto come schiavo, lui, uomo libero. E come uomo libero va a morire cancellando col proprio sangue il sopruso, il vulnus alla sua libertà che altri hanno fatto.

 

Premio Pulitzer per la narrativa 2004 

 

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