Welby è morto

Ieri sera, poco prima di mezzanotte, a Welby, previa introduzione di una terapia sedativa, è stata staccata la spina del respiratore automatico.
Welby è morto circa 40 minuti dopo senza apparenti segni di sofferenza.

Naturalmente questo atto ha acceso discussioni appassionate, pro e contro. Non vi è dubbio che vi sarà che vorrà che il medico, che ha operato l’arresto del respiratore, e tutti i familiari presenti, vengano processati e condannati per un reato di omicidio o di assistenza a suicidio, che comporta una possibile condanna a 15 anni di reclusione.
Per prima cosa credo che sia sacrosanto affermare che questo gesto coraggioso, non solo ha ottemperato alla volontà di Welby, ma gli ha risparmiato il prolungamento di una tortura che non è difficile immaginare sempre più atroce, in una persona la cui vita veniva rimpallata da un tribunale all’altro, da un tribunale al governo, dal governo al parlamento, con grande rispetto della legalità, ma con grande disprezzo della sofferenza umana.
Ora Welby ha ottenuto la libertà da una prigione che gli diventava ogni giorno più insopportabile.
Ha esercitato un diritto che la Costituzione gli riconosce.
Sarebbe mostruoso che ora vengano processate persone che l’hanno aiutato a realizzare questo diritto, che si sono preoccupate di evitargli le inevitabili sofferenze, e che nella sostanza delle cose hanno dimostrato quella pietà che a giudici, parlamentari, ministri è venuta meno.

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