L’ingrandimento della base di Vicenza
Una cosa mi disgusta più di tutto: L’insistenza con cui i mass-media, quelli influenzati dallo psico-nano, ma anche quelli cosiddetti indipendenti, attribuiscono a quelli che chiamano la sinistra radicale (contrapposta alla sinistra “riformista”) tutte le possibili posizioni di “antiamericanismo”, solo perché esse (ma non solo esse) ritengono un grave errore di subordinazione alla politica americana la concessione del territorio nazionale per la costruzione (o in questo caso l’ampliamento) di basi militari americane; cioè di basi di una potenza straniera, sia pure nostra alleata.
Naturalmente questo è un goffo tentativo di restringere l’area di coloro che si oppongono all’allargamento della base militare di Vicenza, di farli passare per succubi di un’ideologia estremista, ereditata da quando, nel vecchio mondo bipolare, le forze della sinistra (diciamo dei comunisti), alleate al polo sovietico, consideravano nemico il polo opposto, quello americano.
In realtà l’opposizione a una politica sempre più invadente e sempre più arrogante dei governi degli Stati Uniti, è un concetto che sembra farsi strada in settori molto più vasti del cosiddetto estremismo di sinistra, e investe aree di popolazione che con l’estremismo hanno poco o nulla a che fare.
L’Italia ha sul suo territorio importanti basi militari, un numero di militari che sfiora le 20.000 unità; un imprecisato numero di aerei, carri armati, e soprattutto, di bombe atomiche. Questa forza militare, che nel periodo del confronto militare fra due blocchi poteva avere ancora un senso, perché viene mantenuta e addirittura rafforzata?
I sostenitori sostengono che ciò deve essere visto nel quadro della nostra appartenenza alla NATO, e a un sistema politico-militare occidentale del quale gli USA sono un tassello importante, o addirittura decisivo.
Detta così, ho la sensazione che si entri in una situazione ideologica, ma di segno opposto. Vista l’assenza di un nemico dotato di grande potenza militare dal quale difenderci, e visto che carri armati, aerei e bombe atomiche contro il pericolo terrorista non servono a un granché, in realtà, secondo me, il problema reale è un altro. L’occidente, ovvero gli USA in primis, e l’Europa e gli altri stati occidentali in subordine, devono disporre di una forza militare dispiegata a protezione degli interessi economici globali delle grandi multinazionali che fanno capo a questi paesi, e nella fattispecie, agli Stati Uniti.
Le basi USA in Italia, risponderebbero a questa logica.
Tuttavia, pur comprendendo queste motivazioni, credo indispensabile esprimere alcune perplessità.
La prima è data dalla confusione esistente in Italia fra basi NATO e basi USA. La NATO è un organismo politico-militare, le cui scelte strategiche vengono discusse collegialmente dai partecipanti all’alleanza. Gli USA sono una nazione sovrana, che persegue una politica nazionale, non sempre in sintonia con quella degli alleati, e neppure con quella della NATO. Le iniziative unilaterali di recente adottate dal governo Bush (in primis la guerra contro l’Iraq) non lasciano tranquilli sulla possibilità che le basi USA, in Italia e altrove, servano a perseguire obiettivi che con l’alleanza occidentale e il quadro politico conseguente, abbiano ben poco a che fare.
Alcuni obiettano che le basi USA, almeno quelle situate in Italia, sono parte integrante del sistema NATO, e quindi di fatto offrono tutte le garanzie del caso.
Questo non è vero. I trattati, non del tutto noti, che regolano il rapporto fra il nostro paese e gli USA in merito alle basi militari, prevede che l’uso di queste basi sia di esclusiva competenza degli Stati Uniti, che possono agire senza consultare il governo italiano. Non solo, ma risulta addirittura che reati commessi da militari americani sul territorio italiano, debbano essere giudicati da un tribunale americano. La tragedia del Cermis è l’esempio più eclatante.
Ora, a me sembra che accettare passivamente la richiesta di allargamento di una base militare americana, senza entrare nel merito dei rapporti che devono intercorrere fra i due stati, sia pure nell’ambito di un’alleanza, sia un cedimento non so quanto interessato o addirittura di natura ideologica.
Finita la guerra fredda, costruita un’alleanza cardine rappresentata dalla Comunità Europea, non poteva essere il caso di verificare natura e funzione di queste basi, e rinegoziare la loro presenza sul territorio nazionale?
Ma qui siamo davanti all’arroganza del più forte: basta citare due comportamenti-ricatto:
Il primo è che un eventuale rifiuto dell’Italia avrebbe degradato il nostro paese al ruolo di alleato “infido”, con possibile conseguente boicottaggio delle nostre merci. Il comportamento antifrancese adottato dagli USA in conseguenza della aperta opposizione della Francia alla guerra in Iraq insegna.
Il secondo è che la base americana ampliata avrebbe portato ricchezza e prosperità alla città di Vicenza. L’eventuale rifiuto avrebbe “costretto” gli americani a chiudere la base già esistente, con la perdita di 700 posti di lavoro.
Occorre dire che i vicentini non si sono lasciati intimorire. La base tende a creare grossi problemi per la vita della cittadinanza non difficili da individuare, non certo attenuati dalla promessa di prosperità. Oggi la popolazione di Vicenza è in gran parte contraria all’ampliamento, mentre il sindaco, esponente di Forza Italia, ovviamente è favorevole, garantendo di avere ricevuto assicurazioni che l’uso della base non avrebbe creato né disagi né pericoli per i cittadini. Come se, una volta consegnata la base, i comandi militari americani non avessero ogni possibilità di deciderne l’uso più appropriato ai loro interessi.
La consapevolezze dell’esistenza di questa opposizione ha fatto in modo che da alcune parti politiche (ad ese. i DS) venisse chiesto un referendum fra la popolazione. Referendum negato a causa della “premura” dei comandi militari USA che vogliono una “risposta” in tempi brevi. E non è anche questo un ricatto frutto di arroganza?
In sostanza, mi sembra che la posizione di Prodi, di non opporsi all’ampliamento di questa base, sia un cedimento vergognoso, paragonabile a quello dell’indulto, ai ricatti dello psiconano e della sua cricca.