Su Guantanamo e i suoi orrori già da tempo si è stati informati da stampa e televisione. Sappiamo che è un luogo di torture, che chi vi è rinchiuso non ha alcun diritto (e nemmeno un capo d’imputazione da cui difendersi); sappiamo che non è l’unica enclave dove sospetti terroristi vengono detenuti e torturati, e che prigioni simili sono disseminate un po’ ovunque al di fuori delle territorio degli Stati Uniti (si dice in alcuni stati dell’Europa orientale, ad esempio Polonia, ma anche in alcuni paesi arabi, come l’Egitto); sappiamo di rapimenti illegali di persone sospettate (non si sa da chi né di che cosa), come è avvenuto per Abu Omar qui in Italia, spedito in un carcere egiziano dove è stato ferocemente torturato, (cosa per cui sono stati rinviati a giudizio 26 agenti della CIA, impuniti e ovviamente impunibili, e, nientemeno che, il capo del servizi segreti militari italiani, generale Pollari); sappiamo degli orrori del carcere di Abu Ghraib. Abbiamo visto fotografie, in cui fanciulle in divisa dall’aria apparentemente innocente e dal sorriso candido torturano prigionieri iracheni senza batter ciglio, che hanno fatto il giro del mondo grazie ad Internet; sappiamo tutte queste cose, le commentiamo con orrore, ma subito dopo pensiamo alle cose nostre. In fin dei conti, si pensa, c’è una guerra in corso, ci sono terroristi assassini, c’è la nostra sicurezza minacciata da difendere… anche se si fa qualche eccesso, tutto sommato… Protestare è giusto, ma la vita va avanti, ed è questo quello che conta.
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