VIA DI QUI, di Federica De Paolis

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Si tratta di 11 novelle, ognuna di esse ambientata in una via di Roma, che hanno come elemento comune il senso che può avere la casa per le persone che la abitano o che vi vivono.

Il primo racconto, Via dei Papareschi, è molto tosto: un pugile mediocre, Achille, ormai fuori dal ring, ma ancora pieno di muscoli e di orgoglio mal riposto, vede dalla propria finestra una ragazzina minorenne che si masturba. La visione non solo lo eccita, ma fa nascere in lui un’attrazione morbosa. La madre se ne accorge, prega l’energumeno di smetterla, punisce la figlia sorpresa a masturbarsi, si masturba a sua volta sperando che il pugile rivolga verso lei le sue morbose attenzioni. Tutto questo non funziona. Achille smania di gelosia quando viene a sapere che la ragazzina ha un moroso e ci va giù pesante.

Il racconto successivo, Via di Santa Croce in Gerusalemme, ci fa conoscere una anziana signora che, rimasta vedova da alcuni mesi, vuole uscire da una casa per lei ricca di ricordi, e trovare una casa nuova, magari nelle vicinanze, dove i ricordi li può far vivere lei, senza sentirsene prigioniera. E con l’impiegato dell’agenzia immobiliare visita l’ennesimo appartamento che, anche questo come gli altri visitati in precedenza, fa schifo. Il racconto è molto semplice, ma molto ben riuscito nel disegnare la personalità di una vecchia signora, dolce e arguta nel dialogo con l’accompagnatore, che cerca di fuggire da una vita felice, ma ora finita, per costruirsene una nuova, che comunque le pare molto difficile, forse impossibile.

Il terzo racconto. Via degli Ausoni, narra di una donna, Isabella, che, svegliandosi all’alba dopo una notte d’amore con uno sconosciuto, vede ai piedi del letto una donna che le dice di esserne la moglie. La donna non sembra particolarmente irritata. Anzi prega Isabella di non svegliare l’uomo che ancora sta dormendo, e se ne va. Naturalmente Isabella chiede spiegazioni all’uomo al suo risveglio, ma questi cade dalle nuvole. Non ha alcuna moglie, né amica, né amante. Isabella gira per l’appartamento dell’uomo, senza tuttavia trovare nessuno. Ha sognato? Al ritorno a casa propria racconta tutto ad un amica che la viene a trovare spesso. Il racconto nella prima parte, nel corso della notte e poi al momento del risveglio, ha una grande carica erotica, vista dalla parte di lei. Ma ha anche una forma di suspense che ci porta ad un finale abbastanza inaspettato. La casa qui è la casa dell’uomo, che Isabella percorre di notte alla ricerca della fantomatica moglie, e poi rivede di giorno con impressione tutt’affatto diversa.

Nel quarto, Via della Polveriera, due amanti sono in rotta. Il racconto è in prima persona. Tutta la scena gira attorno a un supposto tradimento, alle scuse rifiutate, agli inutili tentativi di rianimare la relazione ricorrendo al fascino dei ricordi, insomma siamo di fronte ad una lite che sembra distruttiva e irreversibile. La casa è un po’ la protagonista. Prima uno dei due minaccia di andarsene, poi se ne andrà l’altro. Alla fine la tempesta si placa. Colui che se ne è andato ritorna. Il finale è un bel colpo di scena totalmente inaspettato.

Il quinto racconto, Via degli Olimpionici, è divertente. Gli stessi fatti vengono raccontati alternativamente dalla madre e dal figlio. La madre, accompagnando il figlio a scuola di nuoto, scopre che il marito la tradisce con una puttana. La madre cerca di nascondere la cosa al figlio, il quale invece non solo ha capito tutto, ma scopriamo che la scuola di nuoto è solo un pretesto per passare qualche ora con amichetti e farsi una canna. La De Paolis descrive in modo divertito i pensieri e le considerazioni di madre e figlio, mostrandoci quanto poco i genitori capiscano della logica dei figli, e come i figli si divertano ad alimentare l’ingenuità dei genitori nei loro confronti. La casa qui è il luogo di incontro del marito (o padre) con la prostituta, e ci viene mostrata solo dall’esterno.

Il sesto racconto, Via Fivizzano, è un piccolo giallo. Un ispettore di polizia alle soglie della pensione indaga sulla morte di una giovane, Simona, trovata assassinata sulla soglia della propria casa. Nel racconto le indagini ci fanno conoscere la personalità della ragazza, persona riservata, che studia all’università ma anche lavora e ben presto si allontana dalla amiche con le quali conviveva per affittare una piccola casa. Ma ci fanno conoscere anche il mondo che ruotava attorno alla ragazza, che poi alla fine, anche qui con un colpo di scena anche se meno felice di altri, si rivelerà essere l’ambiente dove il delitto è maturato.

Nel settimo racconto, Via dell’Acquatraversa, la protagonista è una bambina di sette anni, Annalou. Come molte bambine di questa società frenetica, si sente sola. Il contatto con i genitori, che entrambi lavorano, è sporadico. Le sua maggiori risorse sono il giocare con la Barbie nella grande, per lei, stanza che è il suo mondo. Un giorno Annalou viene a contatto con i due misteri principali che intrigano la vita dei bambini: la non esistenza di Babbo Natale e il mistero della nascita. I genitori le comunicano che sta per nascerle una sorellina. La sua reazione, nel primo caso, è il chiedersi disperata perché il genitori le hanno mentito su questo punto fondamentale. Nel secondo caso la reazione è da una parte di gelosia e dall’altra di curiosità: ma la perdita di fiducia nei confronti dei genitori per la bugia su Babbo Natale la lascia ancora più sola, nonostante i tentativi della mamma di farla partecipe della gioia della famiglia.

Il racconto numero otto, Via dei Fienaroli, ci presenta due amanti. Si incontrano una volta la settimana per due ore il pomeriggio, in un piccolo appartamento che lei ha affittato da una sua amica. L’amore fra i due è travolgente, fatto di sesso, attrazione, desiderio. Sono entrambi sposati, ma, nonostante lei in qualche modo ci abbia pensato, hanno deciso di non separarsi dai rispettivi coniugi. Questo fino al giorno in cui lui, dopo in incontro se possibile più travolgente degli altri, le confida di aver lasciato la moglie, come dire che per i due sta per aprirsi un futuro di felicità ininterrotta. Tuttavia nella violenza dell’ultima scopata lui muore. Lei deve liberarsi del cadavere, e nel farlo, colpo di scena, trova alcuni messaggi nel suo cellulare che riportano tutte le cose ad una realtà più prosaica.

Viale del Vignola è il nono racconto. Il tema qui è la partecipazione di Livia, la protagonista a un corso per orgasmi femminili tenuto da una cinese. Evidentemente Livia, che è sposata, e che ha una figlia, non ha mai provato un orgasmo. Anzi, ne ha avuto uno solo, una notte che ha sognato di scopare con un fratello immaginario. La cinese la istruisce su quello che deve fare: in pratica dedicarsi alle immagini erotiche che vede in siti porno di Internet, e concentrarsi su di esse. Il racconto non è privo di ironia, ma, a mio avviso, uno dei meno riusciti.

Nel decimo racconto, Via Alessandro Poerio, Paolo, separato dalla moglie, affitta una casa dietro quella della ex-consorte, per poter stare vicino al figlio che vive con la madre. Ogni giorno percorre malinconicamente la strada per recarsi in una casa che non sente sua, solo un luogo per dormire. La moglie lo ha cacciato a causa di una innocente relazione attraverso internet con un’altra donna. Paolo è sostanzialmente solo, anche se sempre innamorato di una moglie che lo rifiuta con ira crescente. Ma il tempo passa, e Paolo lentamente capisce che può rifarsi una vita nella nuova casa.

L’ultimo racconto è Via Oglio. Una figlia e una madre si incontrano spesso nella casa di quest’ultima, proprio in via Oglio. E’ una vita in comune anche se abitano case diverse. Un giorno la mamma muore, e la figlia è costretta a vendere quella casa: casa piena di ricordi. Sarà acquistata da una donna che si è separata dal marito e che porta con sé un figlia. Anche anni dopo, quella casa, ormai di proprietà altrui, rimarrà sempre la fonte dei suoi ricordi più dolci.

In complesso mi pare di poter affermare che la De Paolis è una scrittrice che sa raccontare. In ogni novella è raccontato un evento. Le descrizioni ambientali, grande rifugio per gli scrittori che non sanno raccontare, qui sono parche e quasi sempre finalizzate al racconto. La novella è un genere piuttosto difficile. In poche pagine occorre condensare un fatto interessante da un inizio alla sua conclusione, e nello stesso tempo presentarci i protagonisti; inoltre la conclusione deve essere tale da giustificare l’interesse a raccontare (e a leggere) il fatto.

La De Paolis secono me lo sa fare, e anche molto bene. Spesso la conclusione è rappresentata da un colpo di scena, come nelle novelle Via degli Ausoni, Via della Polveriera, Via Fivizzano e Via dei Fienaroli. Altre volte la conclusione dissolve in uno stato d’animo di ricordo, o di rimpianto, come i racconti Via Oglio e Via di Santa Croce in Gerusalemme.

Nelle diverse novelle i personaggi principali sono ben caratterizzati: dal pugile fallito dal carattere violento, al ragazzino che vede sghignazzando i problemi dei genitori, ma che tuttavia non ha perso il sostanziale rispetto, alla bambina disperata per la scoperta che i genitori le hanno mentito su una questione importante come Babbo Natale, alla figlia che ripensa con nostalgia alla madre morta, etc. solo per citarne alcuni. In sostanza, in tutte le novelle direi che i protagonisti sono caratteri molti vivi e molto veri.

Ogni novella è caratterizzata da un clima proprio. In alcune di esse il clima è fortemente erotico, soprattutto visto e sentito da parte femminile: Via dei Papareschi, Via degli Ausoni, Via Vignola e Via dei Fienaroli; in altre il clima ha il sapore della commedia, come Via degli Olimpionici o anche Viale del Vignola; in altri esplora sentimenti infantili, come Via dell’Acquatraversa; oppure costruisce un clima di solitudine come nel racconto di Via Alessandro Poerio.

Oltre ad un personaggio, il protagonista del racconto risulta essere una casa. E la casa, e soprattutto il significato per chi la abita o per chi vi si rifugia, o per chi è costretto ad andarsene, o per chi vi vive felice, è l’elemento unificatore delle undici novelle.

Così ci viene descritta di volta in volta una casa piena di ricordi che deve essere sostituita da una casa in cui si è liberi di ricordare; oppure una casa che continua ad trasmettere i suoi ricordi anche dopo che è stata venduta; una casa felice di famiglia che si contrappone a una piccola casa, squallido ma importante rifugio di una ragazza riservata, che purtuttavia proprio in questo suo rifugio viene assassinata; una casa (in questo caso stanza) dove una bambina risolve la propria solitudine nei giochi, e dove apprende che i genitori le hanno mentito sull’esistenza di Babbo Natale e, quasi simultaneamente, che sta per arrivarle una sorellina che minaccia la sua proprietà sui giochi; casa che da semplice dormitorio rifugio di un marito cacciato dalla moglie, col tempo si trasforma in un luogo accogliente ed amico; casa dalle cui finestre si può vedere ciò che accade nella casa di fronte, stimolando l’istinto voyeristico del suo abitatore; casa dove il marito della donna tradita si rifugia per scoparsi una prostituta, ecc.

Meno comprensibile è il significato con cui viene dato ad ogni novella il titolo di una via di Roma. Secondo le intenzioni dichiarate dall’autrice, le vie dovrebbero rappresentare diversi quartieri, con riferimenti alle diversità della gente che vi abita. Per un non romano questo aspetto sfugge completamente, ma, devo dire, senza che si senta eccessivamente la necessità di capirlo.

Un osservazione sul titolo del libro, che è effettivamente molto azzeccato: Via di qui. Ci si può scorgere un gioco di parole: Via di qui, come “strada”; via di qui come imperativo; via di qui, nel senso lontano di qui. In tutti e tre i casi il titolo sembra avere riferimento alla natura dei racconti, a partire dal titolo di ciascuno di essi.

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