La nuova Italia non perde tempo
Siamo già alla censura? Noooo!!! Per carità!! Parlare di censura in un paese il cui governo è fatto da uomini del Popolo della Libertà! Siamo matti?!
Le critiche sono permessissime in questa nostra liberissima Italia, a meno che non offendano le persone, a meno che non ci sia il contraddittorio presente, a meno che… e vedremo quanti altri “a meno che” salteranno fuori.
Intanto si è già partiti. Il primo a cadere sotto la mannaia degli “a meno che” è stato Santoro. Petruccioli, il presidente della RAI, l’ha chiamato con ira a rendere conto del fatto che “ha appaltato il servizio pubblico a un personaggio come Grillo, che ha insultato il Presidente della repubblica e il prof. Veronesi”. Santoro quindi, per interposta persona, si è reso colpevole di insulti, ed è caduto in “un a meno che” gravissimo, che, stando al fumo negli occhi di Petruccioli, gli dovrebbe costar caro. E i giornali hanno riportato la notizia con evidenza (sghignazzando alle spalle di quel temerario di Santoro: che vuole quel rompicoglioni? Ma se ne stia tranquillo, imiti Del Debbio, che gli andrà tutto bene!). Ma, guarda caso, ben prima di Santoro era stata la RAI a trasmettere la diretta del V day di Grillo.
Va be’, piccolo incidente di percorso. L’ “a meno che” questa volta non ha funzionato. Nessuna smentita, per carità, sui giornali, i quali invece si sono divertiti a far la cronaca, nella stessa tramissione di Anno Zero, della “rissa” fra Santoro e Travaglio da una parte e Sgarbi dall’altra. Orrore! Rissa in TV! e nel servizio pubblico! Ma chi sono questi maleducati, questi Santoro, Travaglio e Sgarbi che osano dare di sé uno spettacolo così meschino? Ma i giornali si sono dimenticati di un particolare, che chi ha visto la trasmissione ha potuto osservare: Santoro e Travaglio non hanno aperto bocca, e hanno lasciato che le ire di Sgarbi, contro di loro, contro la trasmissione, contro Grillo, e non so contro chi altro, si sfogassero appieno. Quindi non di rissa si dovrebbe parlare ma di penosa esibizione del “famoso critico d’arte”, che è stato libero di insultare (per lui gli “a meno che” non valgono, tranne gli “a meno che” della Moratti: quelli valgono anche per lui, che per reati di lesa maestà si è trovato fuori dalla Giunta del Comune di Milano) tutte le persone che gli venivano in mente.
Allora, censura? Noooo!! Solo piccole discussioni su trasmissioni televisive, come se ne fanno tante, a favore dell’audience e quindi a favore degli euro da intascare con la pubblicità.
Censura anche su Travaglio e su Fazio per la trasmissione “Chetempochefa”? Nooo! Qui c’è un lampante “a meno che” che va subito soffocato e punito. Travaglio ha osato insultare la seconda carica dello stato, il presidente del Senato, Renato Schifani! Che cosa ha detto? Che, stando ad un libro di Lirio Abbate e Peter Gomez, “I complici”, del 2006, risulta che egli abbia avuto prossimità, o amicizia, non è chiaro, con persone che successivamente sono state indagate e condannate per reati mafiosi; che queste affermazioni non hanno mai avuto una smentita. Beh, tutto il mondo politico, a partire da quel galantuomo di Gasparri, autore della famorigerata legge Gasparri, e tutto il mondo giornalistico di destra e di sinistra si sono ribellati. Come osa questo Travaglio, già autore di insulti a raffica, in TV, su giornali e in libri, contro le più svariate persone, che osa appellare Craxi non come esule ma come latitante, che osa scoperchiare gli altarini di insospettabili, dire che il presidente del Senato è stato amico di mafiosi? E anche se lo fosse stato? Ora non lo è più, e la riprova è che è stato eletto Presidente del Senato! Occorre metterlo a posto, questo manigoldo d’un Travaglio! Basta! Napolitano ha detto che non si devono ospitare in TV i terroristi. E Travaglio non è forse un terrorista? Uccide più la lingua che la spada, si dice. Via Travaglio dalla TV, e si aprano per lui finalmente le porte del carcere, quelle che si sono aperte all’incontrario per Previti. La vita è fatta a scale, si dice, c’è chi entra e c’è chi esce.
La stretta è forte, e non è solo Travaglio a farne le spese. Indici accusatori sono puntati contro Cappon, contro Rai3, contro il suo direttore Ruffini, contro Fazio, contro Chetempochefa, trasmissione evidentemente non gradita all’establishment attuale. E così vediamo direttori, conduttori, giornalisti del servizio pubblico mogi mogi chiedere scusa, quasi inginocchiati, per avere ospitato quel malavitoso di Travaglio. Che spettacolo penoso! Fazio, sei un giornalista, non un tirapiedi! Se la gente vuole sapere, è giusto e doveroso che sappia.
C’è solo un piccolo particolare.
E’ vero che Schifani è stato amico di mafiosi? Mi pare una questione non irrilevante. Forse la stampa farebbe bene ad approfondire il problema. Non è vero? A Schifani non mancano gli strumenti, legislativi, di portavoce, di comunicati ufficiali, per smentire l’affermazione. Forse, anziché sentirsi offeso, sarebbe opportuno che egli faccia una smentita ufficiale, e non lasciare che maldicenze insozzino una carica istituzionale così importante.
Sarà bene ricordare che in Austria, nel 1986, un Presidente della Repubblica, Kurt Waldheim risultò coinvolto col partito nazista, ben oltre le sue precedenti ammissioni. I giornali che lo accusarono non vennero zittiti dal una classe politica inferocita, ma anzi il suo trascorso venne analizzato dalla stampa internazionale e il prestigio dell’Austria subì un duro colpo.
Qui da noi il problema evidentemente è capovolto. Stiamo marciando verso la censura? Naturalmente tutti, destra e sinistra, giornalisti prezzolati e ben nutriti diranno di no. Ma quando mai un paese che introduce la censura ammette di farlo?
12 maggio 2008 alle 19:38
Ahimé, che possiamo dire? Continuiamo a protestare, a dire “le cose come stanno”.”Non commetterò più l’indecenza di dire le cose come stanno”, dice il protagonista de l’Opera al nero, e siamo nel ’500!. Travaglio ha scelto di dirlo, e finirà, come quel protagonista, sul rogo. A meno che l’Italia non insorga a difenderlo!