L’IMBROGLIO DEL TURBANTE, di Serena Vitale
Non si tratta di un romanzo, ma di un libro di storia, scritto tuttavia come una narrazione, quasi un thriller.
Il periodo preso in considerazione sono gli anni che vanno dal 1784 al 1786. I due grandi imperi confinanti, quello russo e quello ottomano si guardano in cagnesco, ma non osano aprire le ostilità dichiarate. L’area più calda è il Caucaso, dove vivono popolazioni di numerose etnie, dotate di grande spirito di indipendenza, e non sottoposte né all’impero russo né a quello ottomano.
In quest’area un profeta mussulmano, lo sceicco Mansur, chiama a raccolta le popolazioni, le converte all’islam e, spada alla mano, crea gravi problemi ai russi. Mi chi è questo Mansur? La Vitale, da storica di razza, fruga negli archivi di vari stati, e scopre che in quell’area si è distinto particolarmente un frate italiano, certo Giambattista Boetti, del quale le cronache dell’epoca narrano fatti e misfatti. Questo Mansur è forse da identificarsi con Boetti?
Nulla di certo. Anzi, nel racconto della Vitale, spuntano altri personaggi o forse altri nomi la cui identificazione diventa sempre più confusa. E la Vitale ci addentra così in un periodo storico, quello che in Russia è dominato dalla grande Caterina II (della quale l’autrice ci fa un gustoso ritratto, elencando anche i suoi numerosi amanti), che vede nascere vere e proprie nazioni, come la Cecenia, la Circassia e altre ancora, per lo più di fede islamica, sulle falde della grande catena montuosa, nazioni che inglobate nell’impero russo prima, e nell’URSS poi, oggi rivendicano, anche sanguinosamente, la loro indipendenza.
Il libro è ben documentato, narrato con molta originalità. Forse l’argomento è un po’ troppo specialistico, e alla fine la lettura, nonostante il tono leggero e discorsivo, finisce per essere abbastanza annoiante.
Ascolta l’intervista a Serena Vitale su Radio3 Farheneit
Leggi un’intervista all’autrice sul Sole 24 ore (suggeritomi da Augusto Veronese)