22 giugno 1633 – L’abiura
domenica 22 giugno 2008Il testo dell’abiura di Galileo Galilei.
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Il testo dell’abiura di Galileo Galilei.
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È un’amicizia fra un ragazzino di 13 anni, Michelino (da quello che ho capito, è un transfert dello scrittore) e un vecchio, Felice, bruttissimo, addirittura d’ aspetto ripugnante, che fa da ortolano tuttofare e dà alle viti il verderame nella casa dei nonni sul lago Maggiore dove il bambino passa ogni anno le noiosissime vacanze estive.
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Anche se, pensandoci bene, il libro è interessante, ricco di spunti che fanno riflettere, il fatto di averlo letto dopo Patrimonio di Roth (entrambi i libri hanno come argomento il rapporto fra un figlio e il genitore ammalato di cancro) non ha certo contribuito a entusiasmarmi. Mi sentirei di affermare che libro di Roth “affascina”, quello della Rasy “interessa”.
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“Quando si svegliava in mezzo ai boschi nel buio e nel freddo della notte allungava la mano per toccare il bambino che gli dormiva accanto. Notti più buie del buio e giorni uno più grigio di quello appena passato. Come l’inizio di un freddo glaucoma che offuscava il mondo.”
Così inizia un libro straordinario, La strada, di Cormac McCarthy. In questo incipit, in queste poche parole c’è già tutto il libro: l’ambiente di una natura morta, ostile e l’amore vivo, caldo del padre per il proprio figlio.
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Il suo impegno per liberare Napoli dalla spazzatura mi sembra apprezzabile. Non solo ha provveduto a dare l’incarico a un sottosegretario alla presidenza del consiglio, nella figura di Bertolaso, ma è andato a Napoli più di una volta, addirittura ha convocato a Napoli una seduta del governo. Insomma ha offerto al paese una volontà che sarebbe sbagliato considerare solo di facciata.
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