SINCERAMENTE VOSTRO, ŠURIK, di Ljudmila Ulickaja

Искренне ваш, Шурик. Людмила Улицкая

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Il protagonista del romanzo è Šurik, un bel ragazzo cresciuto ed educato da una famiglia di due donne: la nonna, Elisaveta, donna energica, organizzata, previdente, titolare di un buon posto discretamente redditizio, con estese e spesso ottime relazioni, capace di tenere in mano le sorti della piccola famiglia; la mamma, Vera, o Veročka, donna sensibile, dedita alla cultura e all’arte, ma pur credendosi dotata di un grande talento, soprattutto in campo teatrale, incapace della benché minima iniziativa sia nel campo famigliare che in quello della sua passione, il teatro e la musica.

La prosa della Ulickaja, leggera, simpaticamente ironica, ci introduce in questa famiglia dove gli affetti fra le due donne e Šurik, trovano un contraltare nella dolce, amabile disponibilità del ragazzo che attira gli affetti delle donne che in un modo o nell’altro lo vengono a conoscere.
Ma chi è Šurik? Si tratta di un Don Giovanni? di un Casanova? Nulla di tutto questo. Šurik è un bravo ragazzo, premuroso, sensibile, che avverte istintivamente il bisogno di consolazione che le donne, giovani o meno giovani, che vengono a contatto con lui gli manifestano. E lui le consola, offrendo a loro una compassione che si concretizza in un rapporto sessuale. Ma nulla di strappato, anzi sempre qualche cosa di concesso, a volte addirittura quasi controvoglia, o comunque con lo spirito di compie un lavoro per far piacere ad un’amica.
Questa è la sua magia che diventa un pretesto per la Ulickaja di graffiare con dolce e gentile ironia dentro i difetti delle donne. Bisogno di tenerezza, bisogno di comprensione, bisogno di affetto, bisogno di amore o addirittura bisogno di un figlio trovano una unica, concreta, totalizzante soluzione: il rapporto sessuale che un bel ragazzo, gentile, dolce, premuroso, simpatico garantisce loro. Ma non si creda che il rapporto sessuale, pur essendo un cardine, sia l’inizio e la fine: no. Šurik arricchisce la sua disponibilità anche a servire le “sue” donne di tutto ciò che hanno bisogno, di futile o di importante. Raramente si rifiuta, o al massimo ritarda, o addirittura dimentica. Si fa in quattro per assolvere tutti i suoi compiti, e al centro dei suoi compiti, comunque c’è la madre, Verusja, il suo amore prioritario.

La galleria di donne che avvertono, cercano, vogliono e ottengono l’attenzione, e ciò che ne consegue, di Šurik è quanto di più variegato e divertente si possa immaginare. Si va dalla non più giovanissima Matil’da, vista per la prima volta mentre posava nuda per un corso di pittura, avvicinata e conquistata. Il rapporto che ne consegue è un rapporto felice, fisico, libero, senza pretese né dall’una o dall’altra parte; e diventerà una costante per tutto il romanzo, l’incontro del lunedì sera, clandestino, ignoto a tutti, rapido, ma intenso. Šurik tuttavia non ha solo sesso da offrire alla donna: le cura anche i gatti, da lei amatissimi, garantendo loro cibo e cure anche quando Matil’da si allontana da Mosca per qualche giorno, e si prodigherà in sua consolazione quando uno dei gatti dovrà morire.
Dopo Matil’da (ma in realtà assieme) ci sarà una sua compagna di studi, Alja, non bella ma bravissima, senza il cui aiuto Šurik non sarebbe stato promosso. Alja sente per Šurik un grande amore, e cerca di conquistarlo. Šurik è indifferente, ma Alja riesce, con la tecnica della compassione a farlo proprio, almeno una volta, coltivando l’illusione di averlo conquistato. Tuttavia la compassione è una cosa, l’amore un’altra, e Šurik concederà la propria compassione ad Alja solo qualche altra volta, ma senza lasciarsi catturare.
Le donne da consolare si susseguono numerose, e tutte con una storia alle spalle che le aiuta a ottenere la compassione di Šurik: Fanja Ivanovna, la direttrice della struttura teatrale nella quale lavora la madre come contabile, bella donna, esperta, che introduce Šurik nei virtuosismi amorosi; la direttirce della biblioteca Lenin, Valerija, donna bellissima ma zoppa a causa di un episodio di poliomielite nell’infanzia; Lena Stovba, figlia di una personalità importante del Partito in una regione siberiana, che rimane incinta da un cubano nero che non la può sposare, e che Šurik sposa (solo formalmente, ma anche qui con qualche conseguenza concreta) per salvare la reputazione a lei e il posto al padre; e poi Joëlle, la simpatica francese accompagnatrice della squadra olimpica; e Svetlana, psiconeurotica follemente innamorata di Šurik, protagonista di diversi tentativi di suicidio con i quali lo ricatta; e poi ancora Alločka, la moglie abbandonata da un suo amico che nello sfogo del dolore trova conforto nella solita compassione di Šurik.

L’elenco così riportato sembrerebbe un’arida sequenza di avventure sessuali. In realtà la Ulickaja riesce a creare un ambiente nel quale decine di personaggi vivono importanti, o meno impotanti, non importa, vicende nelle quali l’incontro con Šurik può essere un aspetto detrminante, ma solo un aspetto. Si pensi ad esempio alla vicenda di Valerja, alla sua disperata ricerca di un figlio, che riesce ad ottenere da Šurik, ma che, proprio a causa della sua infermità fisica perderà, rimettendoci anche l’altra gamba. Valerija tuttavia è una donna coraggiosa, volitiva, che ama la vita, e riuscirà a vincere l’invalidità totale che la costringe a letto, intensificando i rapporti col ragazzo, sia in campo lavorativo (faranno traduzioni di testi scientifici) sia dal lato sessuale.
Si pensi anche alla vicende di Lena Stova, innamorata di un ragazzo cubano, Enrique, richiamato in patria e arrestato da Fidel Castro perché il fratello è fuggiuto in Florida, e da lui rimasta incinta. Da qui la ricerca di un marito per evitare l’infamia (la moralità ufficiale in URSS è più soffocante di quella religiosa), l’offrirsi di Šurik, la nascita di Marija, fortunatamente non nera, ma solo di pelle ambrata. E le vicende della picola Marija che si affeziona a Šurik e a Veročka, va a lezione di ballo, mostra talento, etc. E i disperati tentativi di Lena di ricongiungersi con il cubano Enrique del quale è sempre innamorata, che avranno buon esito solo dopo dieci anni dalla nascita della bambina. E i ricatti di Svetlana, e le sue minacce e tentativi di suicidio che alla fine si concluderanno tragicamente quando Šurik si renderà conto che non è Svetlana ad aver bisogno di lui, ma è lui a sottostare ai suoi pesanti ricatti, per cui paraddossalmente il debole della coppia era lui e non lei.

Tutte queste vicende avvengono in una società sovietica ironicamente ma splendidamente descritta, con tutti gli insuperabili intoppi burocratici anche per le cose minime; le corruzioni ai diversi livelli; il mercato nero dilagante; il menefreghismo degli addetti ai servizi in contro alla passione di pochi che cercano di realizzare qualche cosa di utile; la cultura come strumento di promozione sociale.
Straordinaria è la figura del padre di Lena, responsabile del partito in una regione della Siberia, che subordina tutto al mantenimento del posto di prestigio (e di alto tenore di vita), e si impegna a dimostrare a tutti, abitanti e funzionari della regione da lui presieduta, che la figlia incinta è sposata, pur fregandosene del tutto del marito (Šurik) (che dopo la presentazione pubblica, con tanto di fotografia, tornerà a Mosca), e della felicità della figlia.
Divertente è anche la descrizione di tutti i tentativi di Lena per raggiungere il suo Enrique in Florida, mediante divorzi veri, matrimoni fittizi, imbrogli di ogni tipo, semplicemente perché un cittadino russo non può recrasi negli USA, perché Enrique non è un cittadino USA, perché per sposare un cittadino USA e ottenere così il visto d’ingresso negli States occorre espatriare in un paese straniero (in URSS non si può); ma in un paese socialista, come la Polonia, un cittadino russo non puo avere la licenza matrimoniale… e la trafila continua.
Molto delicata e bella è anche la descrizione di come avvengono e di come vengono sentiti i rapporti sessuali, soprattutto all’inizio. Šurik scopre il sesso, e lo fa con grande curiosità, e l’erotismo sorge in lui spontaneo sempre stimolato da una sorta di “compassione” per la donna che lo desidera. La Ulickaja descrive la scena in modo molto esplicito, senza mai usare parole o descrivere scene volgari, ma con espressioni simpaticamente e ironicamente allusive.

Alla fine possiamo ancora chiederci: chi è Šurik? La risposta ce la dà Lilja, l’ingenuo amore infantile (o quasi) di Šurik: Lilja, di famiglia ebrea emigrata in Israele. Il rapporto amoroso tuttavia non si interrompe con l’emigrazione; i due si scambiano lettere, anche se le difficoltà postali ne fanno arrivare a destinazione un numero molto inferiore di quelle scritte. Alla fine del libro Lilja, diventata una importante donna d’affari israeliana, diretta in Giappone è costretta a fare una fermata a Mosca. Ha così occsione di incontrare, dopo tanto tempo, il “suo” Šurik. I due passano assieme alcune ore, quasi rinverdendo a chiacchiere la felice età dell’innamoramento. Poi Lilja risale sull’aereo, e mentre vola verso Tokio, scrive sul suo diario: “Mi piacerebbe sapere se Šurik ha una vita privata. Parrebbe di no. Fatico a immaginarmela. Ma comunque in lui c’è qualcosa di particolare: è come se fosse un po’ santo. Ma un coglione completo. Dio, se penso com’ero innamorata di lui! Per poco non sono rimasta in Russia per causa sua. Che fortuna che invece me ne sia andata. Rischiavo di sposarmelo! Povero Šurik.”

Tutto sommato mi viene da pensare alla perfidia della Ulickaja, che per divertirsi a ironizzare sui difetti delle donne, adotta un personaggio maschile come Šurik. Lo dico, ovviamente da esponente del sesso maschile.

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