IO NON RICORDO, di Stefan Merrill Block

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Il libro è stato molto esaltato da un parte della critica, come primo romanzo di uno scrittore molto giovane: mi pare che abbia 26 anni.L’argomento del libro è il morbo di Alzheimer, una malattia terribile che consiste nella graduale ma irreversibile perdita della memoria nella persona colpita, e quindi della sua autonomia, e alla fine anche della sua identità.

Il romanzo ha sostanzialmente due protagonisti: uno di loro è Seth, ragazzino la cui madre è affetta dal terribile morbo. Block immagina che di questo morbo esista una variante geneticamente definita (dovuta alla presenza di un gene deviato che viene chiamato EOA-23 nel cromosoma 14), trasmissibile nel 50% della prole e ad esordio piuttosto precoce nella vita (attorno ai 40 anni). Ed è proprio di questa variante che soffre la madre.

L’altro protagonista è Abel, uno di due gemelli, nato storpio, che si innamora, ricambiato, della moglie del fratello, dalla quale ha una figlia, mentre il fratello colpito dal morbo perde autosufficienza e contatti con la realtà.

La storia di Seth e quella di Abel vengono portate avanti contemporaneamente, ma indipendentemente, a capitoli alternati.

Seth è un ragazzino intelligente, vivace, studioso che improvvisamente si imbatte nella disgrazia in cui è caduta la madre. Per lui la scoperta è drammatica, ma a differenza del padre, che si richiude in un rifiuto passivo, Seth si dà da fare. Decide di studiarne la natura leggendo libri e testi che ne trattano, e comincia un opera di rintracciamento a ritroso della genealogia familiare attraverso la quale il gene maledetto è arrivato a colpire la madre, nella convinzione di essere egli stesso ad alto rischio e per cercare di capire come poter prevenire la disgrazia.

Block trova così occasione per informarci sulla storia genetica di questa variante di Alzheimer, originata in Inghilterra alla fine del XVIII secolo a partire da una alterazione su base del tutto casuali del cromosoma 14 di Lord Alban Mapplethorpe, alterazione che, grazie ad una intensa attività sessuale del Lord non tardò a diffondersi e successivamente a trasferirsi negli USA.

Conoscere quindi la genealogia della madre per Seth sembra essere un passo molto importante, ma ben presto il ragazzo si accorge della difficoltà dell’impresa. La madre ha steso una cortina di silenzio attorno al suo passato e alla sua famiglia d’origine. Seth dovrà riuscire a schiarire questa cortina, e lo farà dedicandosi a dettagliate ricerche.

Questo aspetto sarà un po’ la parte thriller del romanzo.

Dall’altro versante, Abel, ormai ultrasessantenne, ha una vita solitaria, immersa nel ricordo dell’amante morta in un incidente stradale e nella speranza di rivedere un giorno la figlia che, incapace di sopportare una situazione familiare complicata e per lei incomprensibile, se ne va a New York a rifarsi una vita. Le sue vicende sono legate soprattutto ai ricordi della sua giovinezza, al suo amore per Mae, la moglie del fratello; alla partenza del fratello per la vita militare, e al suo ritorno anticipato per la morte accidentale di un suo amico d’infanzia di cui egli si sente responsabile, alla comparsa in lui della variante di Alzheimer, e dalla scoperta della sua omosessualità che la malattia ha contribuito a rendere nota.

Le due storie parallele alla fine confluiranno: si capisce fin dall’inizio che la figlia di Abel non è altro che la madre di Seth, e che il gene malato percorre le strada tracciata dalle due storie.

Accanto al gene, la stessa strada è percorsa anche da una leggenda, che accompagna il gene, quasi una scaramanzia che viene creata nella famiglia degli interessati per esorcizzare la malattia: la leggenda della terra di Isidora. E nel romanzo, fra un capitolo e l’altro Block ci racconta questo mito, quello di una terra felice, dove la gente non ha memoria, agisce, sente, sogna, ama sempre sul momento senza che la felicità vissuta si coaguli in un ricordo. Questa è la vera felicità, non turbata da ricordi che possono portare con sé dolore, sofferenza, etc. E questa terra è in un universo parallelo a quello nostro, ma fra quell’universo e il nostro esistono dei passaggi che la gente comune ignora. In una di questi passaggi una bambina ha portato nella terra di Isidora la disgrazia del ricordo, e con esso la guerra e la sofferenza. L’immagine è quella rovesciata del morbo di Alzheimer.

La chiave di lettura del romanzo, mi pare ovvio, è il rapporto fra la memoria e quelli che sono i sentimenti che definiscono l’identità della persona, in particolare l’amore. La memoria può essere fonte di felicità, e la sua perdita fonte di infelicità. Ma la vera essenza della identità della persona, permane anche in assenza della memoria, se nella persona si sono accesi i sentimenti più forti, e fra essi quello dell’amore. Questo ci viene dimostrato dalla malattia del fratello di Abel, che dimentica tutto, ma non l’amore per l’amico d’infanzia morto accidentalmente sotto le armi, e che per lui rivive nel fratello.

Il libro non è un granché. Il racconto c’è; la materia, pur nella sua parte fantastica (la variante descritta è un’invenzione dello scrittore) è riccamente documentata; i sintomi dell’Alzheimer sono ben ricostruiti nelle diverse persone in cui la malattia si manifesta. Tuttavia, secondo me, i due personaggi principali, Seth e Abel, per non parlare degli altri personaggi, non hanno l’evidenza, la vitalità, la caratterizzazione che i protagonisti dei bei romanzi di solito hanno. La materia del trattare, indubbiamente di grande interesse, sembra che abbia sopraffatto le doti narrative di Block, ponendole in secondo piano, e nuocendo in tal modo ai personaggi, che sono tali solo parzialmente.

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