LA DERIVA, di G.A. Stella e S. Rizzo

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Non mi sembra il caso di fare commenti. Posso solo manifestare la mia indignazione: con La casta Stella e Rizzo ci hanno fatto toccare con mano i “costi della politica”; con La deriva ci fanno vedere i risultati di questi costi. Che vergogna!

Il libro denuncia tuttte le incongruenze, le malefatte, le contraddizioni della politica italiana in questi ultimi anni. Alcune cose hanno la loro origine in tempi lontani, altre sono emerse in tempi più recenti. Il risultato è che l’Italia, paese che per lungo tempo è stato un paese trainante in Europa e nel mondo sia dal punto di vista economico che da quello culturale, sta gradualmente scendendo a livelli sempre più bassi. Il sottotitolo del libro è “Perché l’Italia rischia il naufragio”.

I due autori sono ben documentati e citano statistiche che dimostrano il progressivo impoverimento del Paese (in fondo al volume c’è una ricca appendice fatta di tabelle che dimostrano il baratro verso il quale stiamo marciando). Ma per rendere la lettura meno arida e per far toccare con mano le vergogne di una politica che sembra non accorgersi della china pericolosa che il Paese sta percorrendo, arricchiscono il libro con citazioni, esempi, a volte tali da fare arrabbiare, ma a volte esilaranti, come la dichiarazione di D’Onofrio, ministro della pubblica istruzione, al telegiornale: «Vorrei che ne parliamo». Al che il critico letterario Giovanni Mariotti alzando ironico il sopracciglio, risponde: «Prepariamoci: dopo avere discusso l’opportunità di abolire i voti e il liceo, presto dovremo discutere anche l’opportunità di abolire il congiuntivo.»
Occorre dire che nel libro una parte importante è dedicata proprio all’istruzione, che è forse la parte più delicata, responsabile di quello che dovrebbe essere il nostro futuro; ma ce n’è per la giustizia, per la Sanità e per tutta una serie di assurdità di tipo amministrativo, imprenditoriale, etc. E, sempre responsabile è una politica che, più che attenta al rilanciare il paese e a fare le riforme opportune, è attenta da una parte ad assicurarsi voti (aprendosi così a tutte le vocazioni corporative) e dall’altra a mantenere alti livelli retributivi e “pensionistici”. Insomma: agli elevatissimi costi della politica (l’ultimo capitolo del libro è proprio dedicato a loro, come una specie di appendice a La casta) corrispondono ancora risultati disastrosi

Un lato debole del libro è che che da una parte tende un po’ di fare di tutte le erbe un fascio. È vero che ci sono responsabilità gravissime, a livello personale, ma anche a livello politico, sia a destra che a sinistra. Ma se guardiamo bene, a destra, oltre le responsabilità personali, si intravedono pesantissime responsabilità politiche che tuttavia gli autori non sottolineano con la dovuta forza. Timore di essere classificati “di parte” e quindi meno attendibili? Anche questo è uno dei gravi difetti della società italiana, per cui per essere considerati obiettivi si devono sì apportare le critiche, ma con “par condicio”!

L’altro aspetto debole del libro è che non sembra possibile intravvedere delle possibilità di rilancio. Certamente, viene a più riprese affermato che vi sono tante persone oneste, che fanno il loro dovere, che sono affidabili, etc. Ma è come se non esistessero, oppure come se fossero solo degli esempi di retto vivere. La politica è un’altra cosa. Non ha bisogno solo di esempi. Ha bisogno di organizzazione, di forza, di fiducia. E prospettive di questo tipo dal libro di Stella e Rizzo sembrano assenti.

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