LOUISE. Canzone senza pause, di Eliana Bouchard

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Louise è figlia dell’Ammiraglio Gaspard de Coligny, considerato, oltre che uno degli uomini più influenti di Francia, il punto di riferimento degli Ugonotti. Il suo assassinio la notte del 23-24 agosto del 1572 ha dato il via a uno degli episodi più feroci delle guerre di religione che hanno insanguinato la Francia fino all’avvento dei Borboni: la strage di San Bartolomeo.

Louise è scampata alla strage. Il libro inizia col suo racconto del rocambolesco salvataggio, e quindi prosegue con la narrazione del suo lungo percorso vitale che la porta in un primo tempo nel rifugio in terra francese nel castello di Montargis sotto la protezione di Renata di Francia, poi in Savoia a Saint-André de Briord e quindi in esilio in Svizzera. In seguito all’effimero editto di Beaulieu nel 1576 che permette una certa libertà di culto agli Ugonotti, Louise può tornare in Francia.
Sette anni dopo va in sposa a Guglielmo d’Orange, statolder delle Province unite, il quale tuttavia, a poco più di un anno dalle nozze, viene assassinato da un fanatico cattolico. Louise rimane vedova nelle province unite, ora indipendenti dalla Spagna, ha un figlio da Guglielmo, Federico Enrico, ma si dedica anche a figli e figlie che Guglielmo aveva avuto da precedenti matrimoni: in particolare Maurizio, che eredita dal padre il titolo di Statolder delle Province unite, e Elisabetta, Caterina Belgia, e Brabantina.
Nel 1598 a seguito dell’editto di Nantes promulgato da Enrico IV, che restituisce la libertà di culto agli Ugonotti, Louise torna in Francia alla corte dei Borbone, dove, nonostante la benevolenza del re, si trova calunniata da cortigiani cattolici, e costretta a ritirarsi nei suoi possedimenti di Lierville. Nel 1620 muore a Fontainbleu ospite della anziana regina Maria de Medici.

Questo lungo percorso vitale attraversa uno dei periodi più tormentati della storia d’Europa. Non solo esso comincia con la strage di San Bartolomeo, ma vede il succedersi sul trono di Francia in un primo tempo la dinastia dei Valois, con Carlo IX e poi Enrico III, entrambi cattolici, entrambi pesantemente condizionati dalla famiglia dei Guisa nemica giurata degli Ugonotti, ed entrambi morti assassinati (Carlo IX avvelenato ed Enrico III assassinato da un frate fanatico cattolico); in un secondo tempo, 1589, la dinastia dei Borboni, con Enrico IV, ugonotto agli esordi, ma successivamente convertitosi al cristianesimo per avere ragione dell’assedio di Parigi e dei cattolici ivi asserragliati. Enrico IV, con la sua conversione, riesce nell’intento, mai riuscito alla dinastia dei Valois e ai re che l’hanno preceduto, di unificare la Francia e farne un regno di primo piano nella storia europea. Egli verrà assassinato nel 1610 da un fanatico cattolico.

Negli stessi anni Louise è testimone di un altro grande evento: la nascita di una nuova nazione, di orientamento calvinista, quella delle Sette Province Unite (i futuri Paesi Bassi), che sotto Guglielmo d’Orange si proclamano indipendenti dal potere spagnolo nel 1579-1581. Ferve la guerra fra le armate spagnole e l’esercito delle Province. Guglielmo, lo statolder, viene proscritto da Filippo II che lo condanna a morte con tanto di taglia sulla sua testa. Anversa viene conquistata dagli spagnoli, ma le Province riescono a mantenere la loro indipendenza. Guglielmo viene assassinato a Deftl nel 1584, e il suo posto viene assunto dal figlio Maurizio. Quest’ultimo continua la guerra contro gli spagnoli. Nel 1609 Barneveldt, il Gran Pensionario d’Olanda, riesce ad ottenere un tregua con la Spagna, alla quale tuttavia Maurizio è contrario. Si apre un contenzioso fra i due. Maurizio vuole continuare la guerra e farsi incoronare re, appoggiato dalla parte più intransigente dei Calvinisti. Nel 1619 Barneveldt viene arrestato e decapitato, nonostante l’interessamento di Louise per ottenere la grazia a suo favore.
Nello stesso periodo ha inizio la guerra dei trent’anni.

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Il libro è scritto sotto forma di pensieri, di riflessioni e considerazioni di Louise lungo tutto il suo percorso vitale. L’aspetto religioso è un po’ il punto di riferimento: ella si riferisce sempre a “la religione”. La parola “ugonotto” non viene mai utilizzata, essendo questo termine estraneo ai suoi pensieri. Al contrario, il termine di “religione” sta ad indicare che, dopo la Confessio augustana di Lutero e le Istituzioni di Calvino, l’unica, la vera religione è quella predicata dai due riformatori.
La Bouchard, in un’intervista alla RAI, afferma di essere stata incuriosita dal personaggio, incontrato quasi per caso diversi anni fa, e di averne approfondito, mediante una estensiva lettura di testi che la riguardavano, la personalità sia in rapporto alla religione, sia in rapporto agli eventi storici. E su questa base, e anche sulla base della fede religiosa valdese della Bouchard, la scrittrice cerca di immedesimarsi nel personaggio e di ricostruirne il modo di pensare. In pratica tutto il libro, pur indulgendo alla descrizione di alcuni degli episodi storici chiave, come la strage di San Bartolomeo, o gli eventi sanguinosi nei quali sono state coinvolte le Province Unite, è sostanzialmente un lungo monologo della protagonista, le cui attenzioni si volgono nelle varie direzioni: i personaggi e il loro ruolo nella storia e nella sua vita privata, le dimore che l’hanno ospitata, la natura dei luoghi che ha attraversato, i suoi gusti personali per gli abiti, gli arredi, l’impianto dei giardini, etc.

Tutto questo ci consegna un personaggio vivo, assillato dalle paure della violenza, ma anche assillato dalla necessità di crescere i figli di Guglielmo oltre al suo proprio e portarli all’età adulta e all’indipendenza; dalla necessità di cercare di interrompere le spirali di violenza che condizionano la vita sia in Francia che nelle Province Unite, e quindi il suo non sempre fortunato interferire con gli eventi della politica.
Il libro, che l’autrice non desidera, giustamente, che venga definito un romanzo storico, ha un suo fascino, che non può essere negato. Tuttavia non si può neppure negare che la forma narrativa, che si prolunga per tutta la durata del romanzo, finisce per stancare il lettore e in certi momenti anche di annoiarlo.

Ascolta l’intervista a Eliana Bouchard su Radio3 Fahrenheit

2 Commenti a “LOUISE. Canzone senza pause, di Eliana Bouchard”

  1. L. Gazzetta scrive:

    Come fa Enrico IV a essersi ?
    Il calvinismo non è cristianesimo??

  2. Rudy scrive:

    Enrico IV di Borbone è salito al trono di Francia nel 1594. In precedenza era stato re di Navarra col nome di Enrico III di Navarra. Non capisco che cosa intendi per “essersi”.
    Il calvinismo è una della forme di cristianesimo protestante. La chiesa cattolica lo ha aspramente combattuto.

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