N (Io e Napoleone), di Paolo Virzì, 2006
Mentre gli abitanti dell’isola vedono in questo un segno positivo e sperano in un miglioramento delle condizioni di vita, egli litiga con il direttore della scuola dove insegna, perché invece di insegnare le cose normali, ai bambini istilla l’odio contro Napoleone; litiga con il suo maestro Fontanelli (Omero Antonutti) che gli ha insegnato il significato della libertà, ma che disapprova gli eccessi del suo comportamento; litiga con il fratello, che lo vorrebbe mandare in missione per contribuire al commercio su cui vive la famiglia; litiga con la sorella (Sabrina Impacciatore), che lo accusa di voler rimanere all’isola perché innamorato e forse amante della Baronessa Emilia (Monica Bellucci). Insomma litiga un po’ con tutti, e si sente inviato dal destino per uccidere il tiranno.
Cacciato di casa, cerca riparo a casa della Baronessa Emilia, che lo accoglie con amore, ma che non lo può ospitare, perché ha venduto la sua casa nell’Isola, per tornare a Napoli dal marito ottantenne.
Il caso vuole che Napoleone (Daniel Auteuil) lo chiami come segretario-scrittore per riordinare il suo archivio e scrivere le frasi che pronuncerà per la Storia. Marino accetta con entusiasmo, pensando a un’occasione imperdibile per potere uccidere il tiranno. Ma l’occasione, anzi, le occasioni per un motivo o per l’altro sfumano. Napoleone si rivela una persona simpatica, umana, anzi addirittura fa una specie di confessione dichiarandosi pentito dei disastri compiuti. Martino sembra quasi rinunciare al suo proposito.
Ma il suo maestro Fontanelli entra nel palazzo con l’intento di uccidere il tiranno. Viene scoperto e fucilato in piazza. Il giovane rimane sconvolto, e questa volta decide di fare sul serio: di notte si reca nella stanza di Napoleone e cerca di pugnalarlo mentre dorme. Ma, nuovo fallimento: il tiranno è fuggito. Si sa che tornerà in Francia, arruolerà un esercito, verrà nuovamente sconfitto a Waterloo e quindi verrà definitivamente esiliato a Sant’Elena, un’isola lontanissima.
Martino, che a malincuore era stato costretto a rinunciare al suo proposito, alla notizia del nuovo esilio di Napoleone, pensa che questa occasione sia la volta buona. Si attrezza per raggiungere l’isola, ma la sfortuna (che non lo ha mai abbandonato) farà sì che egli riesca arrivare a Sant’Elena solo il 6 maggio del 1821.
Il film è brutto, anche se viene raccontato col solito garbo di Virzì. Elio Germano (Martino) è un giovane frenetico, oltre misura sopra le righe. Auteuil nel ruolo di Napoleone è piatto, privo di attrazione. La Bellucci è solo una bella donna, che non lesina la mostra del suo bel “davanzale” indossando vestiti idonei. La Impacciatore, nel ruolo della sorella di Martino, è sguaiata, con qualche battuta comica, ma nulla di più. La trama è presa da un romanzo, N, di Ernesto Ferrero, non saprei dire con quanta precisione. Comunque si tratta di un intreccio che come credibilità è nulla, e come comicità o divertimento ancor meno.
Qualcuno avrebbe pensato di individuare nella figura di Napoleone, quella di Berlusconi. Francamente, se questa era l’intenzione dello scrittore e poi del regista, mi sembra che (almeno il regista) abbia fallito l’obiettivo. Napoleone, che dovrebbe essere un protagonista, nel film è una figura insignificante. Potrebbe essere paragonato a chiunque, con la stessa probabilità.
Insomma credo che Virzì in questa occasione abbia fallito il bersaglio.
20 gennaio 2009 alle 16:28
Gentile autore del blog, abbiamo scritto di recente del suo ammirevole lavoro!
Continui così, grazie!
21 gennaio 2009 alle 19:24
Ringrazio dell’apprezzamento. Mi piacerebbe sapere da che parte viene )
Saluti
Rudy