È MORTO JOSÉ SARAMAGO
Oggi è morto José Saramago. Aveva 88 anni. Era affetto da Leucemia linfatica cronica. Nel 1998 ha ottenuto il Premio Nobel per la letteratura.
È lo scrittore contemporaneo che più ho amato. La notizia, per quanto attesa (la leucemia, soprattutto a una certa età, non perdona) mi ha provocato una profonda tristezza.
Alcuni dei suoi romanzi, a partire dal Memoriale del convento, a Cecità e La caverna mi hanno lasciato un’impronta indelebile. Ma come non ricordare anche gli altri suoi romanzi principali, da Tutti i nomi, alla Zattera di pietra, dal Vangelo secondo Gesù Cristo a Storia dell’assedio di Lisbona, Dall’anno della morte di Riccardo Reis all’Uomo duplicato. In ogni romanzo emerge la sua critica graffiante, ironica, intelligente, profonda a tutti i luoghi comuni dai quali è rivestita la nostra società.
L’ultimo che ho letto, Il saggio sulla lucidità, mi ha aiutato a capire quale sia il baratro che si sta aprendo fra una classe dirigente infingarda e la vera democrazia, quella della gente, in Italia ahimè sempre più largo e profondo.
Grazie, José Saramago, grazie per quello che hai dato a me, e, credo, per quello che ai dato ai moltissimi che ti hanno letto, amato e stimato.
24 giugno 2010 alle 09:24
…e dove mettiamo il libro Le intermittenze della morte? condivido in pieno l’amore per Saramago, che ha una scrittura, una profondità, una ironia davvero unica. Nè è distruttivo, come vien detto, ma ha una fede nell’uomo nonostante la lucidissima visione del male, che percorre tutti i suoi scritti, e non può non essere colta, se non con un pregiudizio in malafede. Per questo volevo esprimere, proprio da cristiana come spero di essere, la mia indignazione per quanto scritto dall’Osservatore Romano in occasione della sua morte. Non una parola sulla scrittore; non una serena analisi del suo mondo; non un interrogarsi se la responsabilità di certe sue asprezze nei confronti del del “religioso” non venga da come troppo spesso si manifesta, sempre in atteggiamento di giudizio (ma dove lo mettiamo il Vangelo?); mai una parola di coprensione, nemmeno di misericordia. Ma non si è letto che proprio nel libro sopra citato la morte è vinta dall’amore?
E infine, penso che almeno il “buon gusto”, se non l’umana comprensione, avrebbe dovuto consigliare chi ha scritto di astenersi da parole sciocche e offensive. Ma occorre avere misericordia anche di costoro?
24 giugno 2010 alle 09:56
Ti ringrazio del commento. Sì, Le intermittenze della morte mi era rimasto sulla tastiera! )
Per quanto concerne l’ignominioso articolo sull’Osservatore Romano, non me la sono sentito di fare commenti. Personalmente non sono stato offeso, dato che non sono credente. E la legge di Cipolla (la percentuale di stupidi è la stessa, qualunque sia il gruppo o l’“insieme” che si prende in considerazione) per me è sempre valida. Comunque, l’ironia (alla Saramago, appunto) è che l’articolo è uscito solo un giorno prima dell’anniversario dell’abiura di Galileo Galilei. E non dirmi che la Chiesa ha chiesto scusa per aver costretto GG ad abiurare: la sincerità di quelle scuse la leggiamo nell’articolo dell’Osservatore Romano, scritto esattamente 377 anni dopo l’abiura.
Ciao.