TEMPO DI SCIROCCO. Omaggio a Ernesto Ragazzoni – 53° Festival dei due mondi. Dal 19 al 27 Giugno 2010 – Recensione di Jacopo Feliciani
Con la Conferenza stampa, del 17 Giugno 2010 ore 11:30, nella stessa location della rappresentazione a cui interveniva tutto il cast compreso regista, il docente di Storia del Teatro all’Accademia di Belle Arti di Macerata, Prof. Pierfrancesco Giannangeli e il Sindaco di Campello Paolo Pacifici, cominciava a delinearsi e riscoprire un personaggio vissuto a cavallo dei Secoli diciotto e diciannove.
Con lo spettacolo “Tempo di Scirocco”, il regista Stefano Alleva rende omaggio a un uomo eclettico, capace di stupire e navigare in direzioni opposte a quelle che vorrebbe il pensiero tradizionale consolidato: Ernesto Ragazzoni (Orta 1870 – Torino 1920), uno scrittore, poeta e giornalista “Sabaudo” contrario alle convenzioni del periodo del consolidamento della “Rivoluzione Borghese”, critico di quella società che aveva smesso di porre l’individuo al centro dell’interesse.
Lo spettacolo è ambientato in un contesto familiare al Ragazzoni, la redazione di un giornale. Ernesto è sempre in contrapposizione con la direzione in maniera molto costruttiva. Si improvvisa inviato speciale in parti remote più o meno esotiche del mondo, di sua spontanea iniziativa senza che siano avallate, anzi spesso in contrapposizione alle indicazioni dalla redazione. Nelle sue brillanti intuizioni è difeso dai colleghi; praticamente i soli a comprendere le sue doti per la sorpresa puntuale dei risultati!
La storia messa in piedi magistralmente dal regista S. Alleva, ormai adottivo e adottato a Spoleto, descrive il personaggio utilizzando solamente le opere di Ragazzoni articoli, testi, poesie edite ed inedite tra le quali Il verme solitario, L’anima moderna, ecc. Tutte le storie rappresentate sono vere in maniera integrale. La sola cosa ideata sono i nomi dei colleghi della carta stampata. Ne viene dunque fuori un personaggio che si identifica con la propria intellettualità libera e una forte vis comica senza troppe maschere e filtri di disturbo. Ragazzoni anticipa i tempi, sembra proiettare il lettore nell’epoca a lui successiva, in quella seconda rivoluzione, a dirla con le parole di I. Montanelli, che il popolo auspicava e che mai era arrivata, ostacolata da una Classe arricchita borghese.
Gli attori si muovono con grande disinvoltura e pathos, incarnando perfettamente quel mondo chic con i costumi tradizionali degli inizi del’900, scartoffie, nere macchine da scrivere, suggestivi effetti luce che ha voluto curare lo stesso regista; gli ambienti esotici e metropolitani parigini ricreati con molta suggestione dai colori dell’illuminazione, dai costumi e dalla doti di recitazione degli attori.La musica proposta dal vivo, dal pianista Daniele Pozzovivo, riesce a proiettare lo spettatore nella giusta dimensione temporale. La selezione musicale è appropriata, compreso il Brano finale di Scriabin eseguito a grande sorpresa da un’attrice che si fa conoscere anche come “pianista”, la principessa Strozzi la quale provenendo dall’ingresso per tutta l’unica “navata”, in mezzo al pubblico, aveva la responsabilità di ruoli diversi. In queste varie scene Alleva con effetti luce sapientemente studiati, e la capacità degli attori, proietta lo spettatore in ambienti come l’Etiopia Italiana, la Parigi bohemienne…Il regista ha voluto ricordare anche la dimensione esoterica di Ernesto Ragazzoni che si è manifestata in maniera molto simpatica in occasione delle prove della piéce teatrale con ricorrenza di numeri, squilli telefonici, improvvisi e inspiegabili blackout. Probabilmente era il mezzo con cui Ernesto voleva comunicare la sua approvazione a uno spettacolo che lo faceva rinascere dalle ceneri, uno stato che molti grandi artisti e geni sperimentano. Alleva ha tenuto a precisare che questa componente occulta di Ragazzoni era comunque molto blanda e leggera. La sua intellettualità rimaneva ancorata alla dimensione scientifica.
In un’amichevole chiacchierata con il regista, in occasione dell’arrivo dei Berliner Ensamble, per lo spettacolo I Sonetti di Shakespeare, in cartellone sempre allo Spoleto Festival, si stava proponendo un confronto tra una compagnia di prestigio come quella creata da Brecht e le altre più all’”Italiana”. I Berliner si presentano con il bigliettino da visita della forza e dell’enorme professionalità, già dalla specializzazione delle maestranze, la gerarchia, i mezzi tecnici all’avanguardia, i tempi “svizzeri” più che germanici… Tutti i conti tornano perfettamente dai precisi spostamenti dei tir, l’allestimento delle scene, i tempi delle prove, quelli per le conferenze, all’eccezionale calcolato risultato finale. Ma anche l’arte del sapersi arrangiare tipica della terra dei cachi miete pur essa i favori indiscussi del pubblico e degli esperti. Questo dimostra che è il risultato quello che conta, non solo per l’esito positivo dello spettacolo, ma anche di quel divertente e stimolante ambiente che si crea condiviso con piacere e gusto da tutto il cast, ottenuto certo al prezzo del sacrificio…
Non si possono lanciare paragoni con lo spettacolo dello scorso anno Alle fonti del Clitunno, dello stesso Alleva in quanto ambientazioni, soggetti e situazioni diverse. Una sola cosa potrebbe accomunarli, il successo che li contraddistingue.
Interpreti
Andrea Dezi – Ernesto Ragazzoni Ewa Spadlo – Collega giornalista “Clotilde” Igor Horvat/Michele Nani – Collega giornalista “Italo” Rodolfo Mantovani – Redattore Capo Natalia Strozzi – Edmea/Menelik/Felicita pianista Manuel Magrini uno spettacolo realizzato in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Macerata progetto musicale Manuel Magrini e Stefano Alleva costumi Daniele Gelsi Vedi foto di scena