In margine alla lettura del romanzo di Pavolini: qualche considerazione sul 29 aprile 1945
Al di là del romanzo che ha stimolato in me alcune riflessioni sulla storia nazionale durante il regime fascista, credo che sia giusto esprimere alcune considerazioni relativamente agli eventi che ne hanno definitivamente sanzionato la fine:
1) La fucilazione di Mussolini è stato un evento tragico, forse in quella situazione, inevitabile, in un momento di altissima tensione, al termine di una guerra civile dalla quale il fascismo usciva sconfitto, ma nella quale si doveva fare i conti con gli eserciti alleati che intendevano dettare le condizioni della rinascita nazionale. La fucilazione di Mussolini sembrava rappresentare un limite posto ai presunti progetti che i vincitori sembravano volerci imporre. Con questo non voglio significare che la sua fucilazione fosse un evento da approvare, anche a posteriori. La si può considerare un atto, sia pure esecrabile, ma tragica conseguenza degli eventi bellici che hanno scosso quei momenti. Ad analoga logica possono essere ascritte le fucilazioni dei quindici gerarchi catturati a Dongo.
2) Assolutamente da condannare è stata invece la fucilazione, assieme a Mussolini, di Claretta Petacci. Nessuna giustificazione può essere addotta a questo atto crudele, che io non esito a definire criminale. Non regge certamente la giustificazione che sia stata ella stessa a cercare la morte accanto al suo uomo.
3) il macabro rituale di piazzale Loreto, a mio avviso non trova giustificazione neppure in considerazione che si sia voluto rendere un omaggio memoria ai quindici partigiani barbaramente trucidati da fascisti, i cui cadaveri sono stati brutalmente vilipesi. Questo rito non ha nulla a che vedere con la giustizia, ma solo con una senso di vendetta, comprensibile forse in momenti come quelli (29 aprile 1945), ma non giustificabile, come non lo è mai la vendetta, sia quella privata sia quella “pubblica” come si immaginava potesse essere questa.
4) La fucilazione di Starace. Anche questo, secondo me, deve essere considerato un crimine. Starace era ormai da tempo emarginato dal partito fascista. Nella RSI non aveva ricoperto alcun incarico. Non risulta che delitti nei confronti di militanti antifascisti siano ascrivibili in modo determinante alla sua persona. Il fatto che per un certo periodo sia stato segretario del Partito Fascista poteva essere motivo di processo e di analisi delle sue responsabilità. Ma non, certo, motivo giustificante di una fucilazione in un contesto nel quale l’obiettivo (condivisibile o no) è stato quello di punire i responsabili di una guerra civile a fianco dell’alleato tedesco, e quindi i responsabili anche dei crimini effettuati dagli invasori nazisti.