LA STAGIONE SCALIGERA 2010-2011: alcune osservazioni

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Confesso che qualche perplessità su questa stagione non mi è mancata. L’opera inaugurale del 7 dicembre è Die Walküre, con la direzione di Daniel Barenboim e la regia di Guy Cassiers. E questo è comprensibile, in quanto fa parte del progetto di rappresentare per intero la tetralogia wagneriana, sotto la stessa direzione e con la stessa regia, sia pure diluita in tre stagioni (la stagione scorsa è stata la volta della rappresentazione di Das Rheingold; Siegfried e Götterdämmerung verranno rappresentate nella stagione del 2011-2012).

Das Rheingold della scorsa stagione è stato molto criticato, almeno per la regia; critiche che personalmente non ho condiviso, trovando la regia interessante per l’originalità di diverse soluzioni.

Gli interpreti di questo nuovo allestimento di Die Walküre sono René Pape nel ruolo di Wotan. Siegmund sarà Simon O’Neill, Brünnhilde Nina Stemme, Sieglinde Waltraud Meier, Fricka Ekaterina Gubanova e Hunding John Tomlison. Da osservare che mentre Wotan è interpretato dallo stesso cantante di Das Rheingold, Fricka è interpretata da una cantante diversa.

Detto questo, delle altre opere in programma, solo Death in Venice, Quartett di Luca Francesconi e Il ritorno di Ulisse in patria di Monteverdi, secondo me, offrono indiscutibile interesse.

Death in Venice è un’opera non frequentemente rappresentata in Italia. Non vorrei sbagliarmi, ma l’ultima rappresentazione di quest’opera mi pare risalga al 1999, al Teatro Carlo Felice di Genova (oggi notoriamente in grosse difficoltà grazie al decreto Bondi), sotto la direzione di Bruno Bartoletti e con la regia di Pier Luigi Pizzi. Fra gli interpreti Peter Kazaras nella parte di Gustav von Aschenbach e Alfonso Antoniozzi, con una interpretazione magistrale per vivacità e varietà di caratteri, nei sette ruoli (viaggiatore, bellimbusto, gondoliere, direttore dell’hotel, barbiere, capo dei suonatori e la voce di Dioniso) che Britten voleva che fossero cantati dallo stesso interprete.

La rappresentazione scaligera è una produzione dell’English National Opera, e sarà diretta da Edward Gardner con la regia di Deborah Warner. L’interprete principale, nella parte di Gustav von Aschenbach è Ian Bostridge. Gli altri interpreti sono da me poco o affatto conosciuti. Occorre rilevare, tra l’altro che i sette ruoli sono interpretati da cantanti diversi, contravvenendo alla indicazione dello stesso Britten che voleva che questi personaggi esprimessero una caratteristica comune. Questa è la terza opera di Britten che viene rappresentata alla Scala, almeno negli ultimi venti anni. Le opere precedenti sono state il Peter Grimes e A Misdummer Night’s Dream. Già nel commentare la stagione dell’anno scorso esprimevo l’opportunità che, stagione dopo stagione, la Scala si impegnasse a rappresentare, se non tutte, almeno le più importanti delle opere di Britten, come ha fatto con altri compositori moderni, come Strauss e Janacek. C’è da augurarsi che la scelta di quest’opera dimostri che anche nei responsabili della programmazione delle stagioni scaligere sia presente questo stesso interesse.

Quartett è una commissione del teatro. Ritengo di estrema importanza che i principali teatri italiani, fra i quali certamente il Teatro alla Scala, facciano delle commissioni a compositori in attività. Nelle ultime stagioni sono state rappresentate opere di compositori contemporanei, alcune delle quali di grande interesse, come Teneke (commissionata dalla Scala) di Fabio Vacchi, 1984 di Lorin Maazel. In precedenza, ricordo Il dissoluto assolto e Tatiana di Azio Corghi, Vita di Marco Tutino e Outis di Luciano Berio. C’è da augurarsi che le difficoltà economiche, e i criticabili provvedimenti legislativi di questo governo, non interrompano la possibilità che la Scala faccia commissioni o comunque rappresenti opere di compositori in attività. Quartett è tratto da un lavoro teatrale di Henry Müller, a sua volta liberamente ispirato al romanzo di de Laclos, Les liaisons dangereuses. L’opera sarà diretta da Susanna Mallki, con la regia di Alex Ollé. Interpreti: Kristine Opolais e Georg Nigl. Un’osservazione: il libretto, dello stesso Francesconi, è in lingua inglese. Sarebbe interessante conoscere il motivo per cui ha deciso di non scriverlo in lingua italiana. Francesconi è un compositore che conosco poco (soprattutto per colpa della mia poco intelligente scelta di dedicarmi solo all’ascolto di opere). Da quel poco che di lui ho sentito, e da giudizi ascoltati da amici che sicuramente sono molto più competenti di me, la serata dovrebbe rivestire notevole interesse.

Il ritorno di Ulisse in patria è la terza opera di Monteverdi rappresentata alla Scala. Nel lontano 1994 è stata la volta dell’Incoronazione di Poppea diretta da Alberto Zedda con la regia di Gilbert Deflo; l’anno scorso quella dell’Orfeo, e ora quella di Ulisse. Direttore e regista, come per L’Orfeo l’anno scorso, sono Rinaldo Alessandrini e Robert Wilson. Anche alcuni degli interpreti sono comuni alle due opere: Sara Mingardo, Luigi De Donato, Raffaella Milanesi, oltre a Monica Bacelli. La splendida esecuzione dell’Orfeo dell’anno scorso lascia presagire, anche per quest’anno, nella rappresentazione del Ritorno di Ulisse in patria una serata di grande intensità e interesse.

Infine la rappresentazione di Roméo et Juliette di Gounod. Nella stagione 2009-2010 era stata programmata un’altra opera di Gounod, il Faust, che purtroppo, a causa di uno sciopero indetto per protestare contro il decreto Bondi, non ho potuto vedere. Gounod è un autore che finora mi è stato abbastanza estraneo. La rappresentazione di questa sua opera sotto la direzione di Yannick Nezet-Seguin e con la regia di Bartlett Sher (entrambi a me del tutto sconosciuti) può essere un momento di interesse e di avvicinamento del compositore francese. Gli interpreti principali: Nino Machaidze e Vittorio Grigolo.

Le altre opere mi sembra che si collochino all’interno di scelte più tradizionali.

Di Verdi viene offerta una sola opera, l’Attila, in una rappresentazione che mi pare di sapore molto tradizionale. Il direttore è Nicola Luisotti (che non conosco) e il regista Hugo de Ana: certamente si tratta di un regista molto interessante, tuttavia sempre all’interno di scelte sceniche classiche. Fra gli interpreti, Ferruccio Furlanetto, Marcelo Alvarez, Micaela Carosi e nella parte di Ezio Marco Vratogna (in alcune rappresentazioni Leo Nucci).

Di Puccini due opere: la Tosca e la Turandot. La Tosca non è inclusa nell’abbonamento, e questo non mi turba più di tanto. La cosa di maggior interesse forse è la regia di Luc Bondy che, se non mi sbaglio è la stessa regia della rappresentazione alla Bayerische Staatsoper, recentemente trasmessa da ARTE. Cavaradossi, alla Scala come a Monaco, è interpretato da Jonas Kaufmann, il tenore oggi più richiesto e ammirato. La Turandot invece è in abbonamento. Il direttore è Valery Gergiev. Gli interpreti non dicono nulla di nuovo: la Guleghina, Marco Berti e Ekaterina Sherbashenko. Di un certo interesse può essere invece la regia di Giorgio Barberio Cossetti, vista la sua collaborazione con Pierrick Sorin nella rappresentazione della Pietra del Paragone al Théâtre du Chatelet nel 2007 trasmessa recentemente in TV su 3sat.

Anche di Strauss sono state programmate due opere. L’Arabella e il Rosenkavalier; solo la seconda tuttavia è presente nelle serate in abbonamento. Francamente non capisco la presenza di due opere di Strauss, e ancor meno la presenza del Rosenkavalier, opera già rappresentata alla Scala e ripetutamente rappresentata nei teatri di tutto il mondo. La produzione è di Madrid in collaborazione con Parigi. Il direttore è Philipp Jordan e il regista Herbert Wernicke, la stessa regia quindi della rappresentazione di Baden Baden del 2009, diretta da Thielemann. Se devo essere sincero, avrei preferito che fosse inclusa negli abbonamenti l’Arabella, sia perché è un’opera meno frequentemente rappresentata, sia per il direttore e il regista (entrambi dell’opera di Zurigo: Franz Wesler-Möst e Sven-Eric Bechtolf) sia perché si tratta di una produzione dell’Opera di Vienna.

Anche di Rossini vengono programmate due opere: L’italiana in Algeri e La donna del lago di cui solo la seconda è compresa negli abbonamenti. Mentre L’italiana non offre nessuna novità di particolare interesse (la regia è la solita, bella, ma vista e rivista, di Jean-Pierre Ponnelle), La donna del lago, è interpretata da un cast di alto livello (Juan Diego Florez, Joyce DiDonato, Daniela Barcellona), e diretta da Roberto Abbado con la regia di Lluis Pasqual.

Infine occorre citare anche la riproposizione del dittico verista, La Cavalleria Rusticana e I pagliacci, sotto la direzione di Daniel Harding. e la regia di Mario Martone. Come ho detto in altre occasioni non sono particolarmente affascinato dall’opera verista e quindi non mi aspetterò questa serata come la più interessante. Qualche attenzione tuttavia credo che riserverò alla regia di Mario Martone, regista napoletano di cui ho visto alcuni film e che ho trovato di grande sensibilità. Fra gli interpreti, come si conviene, artisti del bel canto, come Salvatore Licitra e José Cura, Luciana D’Intino, Oxana Dyka, Ambrogio Maestri.

Tutto sommato mi sembra che l’interesse di questa stagione scaligera sia un attimo più basso di quella degli anni precedenti. Colpa della crisi?

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