LE LETTERE DA CAPRI, di Mario Soldati
L’ho trovato un libro di lettura piuttosto difficile, a volte anche faticosa. La struttura del libro si basa principalmente sulla ricostruzione di un rapporto che si potrebbe definire quadrangolare: un marito e una moglie che vivono rapporti alternanti con i propri amanti, tacendo e ignorando tuttavia, almeno all’inizio, le reciproche infedeltà. Le vicende vengono raccontate al narratore-scrittore, il “regista Mario” da un amico americano, Harry, il vero protagonista del romanzo. Harry è un esperto di storia dell’arte che ama l’Italia. Vi ha vissuto nel corso dei suoi studi di specializzazione e vi è ritornato come ufficiale durante la guerra. In Italia conosce Jane, che diverrà sua moglie, e, contemporaneamente, Dora o Dorothea, una prostituta che sarà la sua amante. Ma si verrà anche a sapere che Jane, prima di conoscere Harry, ha una travolgente passione per un bellimbusto italiano, Aldo, passione che continuerà anche dopo il matrimonio. Questo quadrilatero di rapporti amorosi, e tutte le motivazioni erotiche, affettive, di intime contraddizioni, di scelte azzardate o più semplicemente sbagliate che gli danno vita e che ne conseguono, è la sostanza del romanzo. Harry racconta la sua vita, e le vicende che l’hanno condizionata, proponendola al “regista Mario” come un possibile soggetto cinematografico. Egli si presenta come un personaggio irrequieto, che rifiuta la noia di una vita normale, quella dell’americano medio, dedita al lavoro e alla famiglia. Per questo odia l’America dalla quale appena può si allontana, e ama invece l’Italia, dove il suo estro lo conduce a una vita piena di rischi, di contraddizioni, di attività grottesche che tuttavia lo riducono ben presto in miseria. Alla base di questa sua vita stanno o complessi e contradditori rapporti che lo legano e nello stesso tempo lo respingono nei confronti di Dorothea e di Jane. Dorothea lo attrae eroticamente in modo violento, tanto più intenso quanto più è lungo il tempo del distacco; ma, nello stesso tempo, esaurita la tensione erotica nel rapporto sessuale, sopravviene la ripulsa, il disinteresse. Harry vorrebbe immaginare una vita accanto a quella donna, ma si rende conto che ciò non è possibile; contraddirebbe il tipo di attrazione che egli per lei sente. Al contrario il rapporto con la moglie si esprime in una sostanziale freddezza, addirittura insipienza, del rapporto sessuale, mentre al contrario emerge la consapevolezza e la sensibilità di un affetto vero verso una persona che egli crede intensamente innamorata. Ma il punto focale che accende la felicità di Harry non è tanto nell’erotismo del rapporto con Dorothea o nella dolcezza del rapporto con Jane, quanto nella consapevolezza che questi rapporti sono sbagliati, si ritorcono contro se stesso e gli procurano quella felicità malata della quale è in ricerca affannosa. Il soggetto si sviluppa sviscerando questi scavi psicologici relativi a Harry, fino a un punto che potremmo immaginare come un apice, la svolta: una telefonata improvvisa provoca in Jane una reazione di terrore. Harry cerca di capire il senso sia della telefonata, sia soprattutto del terrore improvvisamente emerso nella donna. Qui inizia il racconto che Jane fa della propria vita, e che rappresenta la seconda parte del soggetto. Strutturalmente questa seconda parte si organizza come quadro antitetico speculare rispetto alla prima parte. Anche Jane ha un rapporto amoroso principalmente fondato sull’erotismo con una giovane italiano di bell’aspetto. Esso si contrappone a quello fra Harry e Dorothea. In entrambi i casi domina lo sconvolgimento dei sensi, l’affannosa e disperata ricerca dell’altro quando per le tortuose vicende della vita esso viene a mancare. E in entrambi i casi alla tensione erotica verso l’amante, fa pendant l’affetto verso il coniuge come un approdo di sicurezza. Tuttavia quello che prevale nel procurare l’esplosione di felicità che queste doppie relazioni determinano, è la ricerca dell’umiliazione, il senso di colpa, i sotterfugi ai quali ci si sottopone, le delusioni che ne derivano, le esaltazioni in positivo e in negativo che le due relazioni, ciascuna nel suo ambito, suscitano nei protagonisti. Stabilita questa simmetria di situazioni, il racconto poi evolve secondo un tracciato che porta a smontare tutte le tensioni accumulate per riportarle a una vita “normale” ma anche sostanzialmente noiosa, con la speranza che, ancora una volta sia possibile sfuggirne. Soldati con questo romanzo cerca di costruire due personaggi con tutte le peripezie interiori della loro psicologia. Per far questo si dilungo, (ahimè! troppo) in descrizioni di sentimenti che scaturiscono nella varie situazioni: sia che riguardino Harry, sia che riguardino Jane. Mentre la specularità delle situazioni mi sembrano un’invenzione molto stimolante, l’eccesso di descrizioni psicologiche, secondo me tende a rallentare il racconto e in alcune occasioni a renderlo di difficile lettura e a volte addirittura noiosetto. Oltretutto assieme alle descrizioni psicologiche uno spazio non indifferente assumono le descrizioni esteriori delle persone, del loro aspetto fisico, del loro modo di vestire, come anche le descrizioni degli ambienti, soprattutto della città di Roma e dell’Isola di Capri. Infine, secondo me, il racconto tende a concludersi in modo discretamente scialbo. La famosa telefonata che rappresenta l’apice del quadro speculare del racconto di Harry, dà notizia della lettere che Jane, in un momento particolarmente fragile della loro relazione, ha spedito all’amante e che non sono mai arrivate: di qui il terrore che queste lettere siano finite in mano a un ricattatore che potrebbe trarne profitto minacciando l’onore di Harry in quanto marito tradito. Queste lettere sono quelle che danno il titolo al romanzo. Ebbene, mi sembra che, mentre esse svolgano un ruolo fondamentale nell struttura, rappresentando il punto di svolta del romanzo, nel finale non vengano sfruttate adeguatamente, e finiscano per affondare senza altre possibili invenzione, nella piattezza e nella noia della vita quale, alla fine, Harry approda.