IL GRIDO (Michelangelo Antonioni, 1957)

 il_grido.jpg

Irma (Alida Valli), una giovane e bella donna, viene chiamata negli uffici comunali di Goriano dove le viene comunicata la morte del marito, emigrato da anni in Australia e morto sul lavoro. L’impiegato che le fa la comunicazione, con un mezzo sorriso soggiunge: non so se questa è per lei una brutta o una bella notizia. In realtà a Goriano, il luogo dove la donna vive, un comune del ferrarese sulle rive del Po, è ben noto il fatto che da sette anni la donna convive con un uomo che non è suo marito, Aldo (Steve Cochran), e che da lui ha avuto una figlia. Sembrerebbe quindi che la donna dovesse correre a casa per annunciare ad Aldo che, ora che il marito è morto, possono finalmente sposarsi. Ma questo non avviene.

La donna incontrando l’uomo con il quale convive le confessa che non ha nessuna intenzione di sposarlo, e che anzi, lo lascerà per mettersi assieme un altro che ha conosciuto quattro mesi prima e del quale si è innamorata, ma del quale rifiuta di fare il nome. La notizia, così improvvisamente ricevuta, cade come un fulmine sulla testa di Aldo, che è tuttora innamorato di Irma e che in Irma vede la realizzazione di una vita solida, e di un futuro certo. Naturalmente egli si ribella a questa prospettiva, inutilmente cerca di convincere la donna prima con il ragionamento, con la dolcezza, poi con minacce e anche con percosse. Alla fine se ne va, portando con sé la bambina. Incomincia così un lungo pellegrinaggio per i villaggi e i comuni sulle rive del Po, lungo gli argini, in cerca di un alloggio, di un lavoro, di una sicurezza che sembrano essere venute a mancare. Forse le immagini di questa odissea sono fra le più belle del film: il bianco e nero, la bruma che avvolge le strade e gli argini, le frequenti piogge, le strade lucide, l’acqua limacciosa che scorre in continuazione, le barche accostate alla riva o naviganti nella corrente, tutto questo da una tristezza profonda al paesaggio, ma anche agli eventi che vi si svolgono e, alla fine, al sentimento di Aldo, che si sente strappato brutalmente ai sogni sui quali aveva risposto e fondato la sua vita.

Una prima sosta Aldo la fa a casa di Elvia (Betsy Blair), a Pontelagoscuro. Elvia è la donna con la quale ha avuto una relazione prima di mettersi con Irma. Lo ospita molto volentieri, e non si fa fatica a capire che ne è ancora innamorata. Aldo rimane presso di lei alcuni giorni e forse pensa di riprendere la relazione, ma appare subito chiaro che la cosa non funzionerà. Elvia, difendendo il proprio orgoglio di donna, non vorrebbe essere solo la sostituta di Irma, e Aldo, d’altra parte, non sente verso di lei il trasporto necessario. Ci si mette anche la sorella di Elvia, Edera (Gabriella Pallotta), giovane, bella ed esuberante ragazza che gli fa apertamente la corte. Tutto ciò convince Aldo a partire, sempre portandosi dietro la bambina, che da un lato non capisce la situazione e ogni tanto chiede della mamma, e dall’altro si dimostra ubbidiente e legata al padre da vero affetto. La ricerca di alloggio e di lavoro lo portano ancora lungo gli argini del Po, finché, presso un distributore di benzina incontra un’altra donna, Virginia (Dorian Gray). Nasce una reciproca attrazione che fa sì che Aldo si fermi presso di lei. La presenza del distributore offre all’uomo anche la possibilità di un lavoro. Ma anche qui il rapporto non funziona. La bambina si rende conto che fra i due sta sorgendo qualche cosa che la allontanerà per sempre dalla mamma, e questo non lo può sopportare. Aldo è nuovamente costretto ad andarsene. È evidente ora che la bambina rappresenta per lui una palla al piede e gli impedisce di trovare alloggio e lavoro. Così la spedisce alla mamma, tuttavia con grande dolore, perché questo distacco dalla bambina, alla quale è intensamente affezionato, mentre la corriera si allontana gli rende ancora più vivo il dolore del distacco da Irma, e ravviva in lui la depressione di una vita che si preannuncia priva di certezze, di valori, di prospettive. Sempre nel suo vagabondaggio incontra un’altra donna, con la quale sembra instaurarsi la possibilità di una convivenza, Andreina (Lynn Shaw). Ma anch’essa è una spostata, una vagabonda, senza un lavoro assicurato, senza un domicilio sicuro. Aldo si rende ben presto conto che la donna per sopravvivere si prostituisce e così abbandona anche lei. Il vuoto al suo interno si sta facendo incolmabile, e l’attrazione verso Goriano, verso la casa di Irma, verso Irma diventa sempre più irresistibile. E così decide di tornare. Quando arriva a Goriano trova il paese in subbuglio. Il governo ha deciso l’esproprio delle terre per costruire una base aerea militare, e la popolazione si ribella. Gruppi di gente si ammassano sulle terre che dovrebbero essere espropriate, si fanno assemblee, ci sono tumulti, si sfida la polizia, insomma tutti nel paese sembrano assorbiti in difesa delle proprietà dei contadini. Qualcuno degli abitanti, vedendolo passare, lo riconosce, ma non c’è tempo per fermarsi a discutere. Aldo va dove era la casa che abitava con Irma. Vede la figlia, tornata dalla madre, che entra. Guarda attraverso la finestra, e vede Irma che sta accudendo un piccolo appena nato. Aldo ora si convince che ormai per lui non ci sia più posto e si allontana. Irma se ne accorge ed esce per inseguirlo, forse per parlargli. Ma Aldo cammina rapidamente, entra nella raffineria nella quale a suo tempo aveva lavorato, sale sulla torre e si getta a basso ponendo fine a una vita che egli ormai considera finita. Irma, testimone del gesto, non può fare altro che gettare un grido, il grido che, per tutto il film, non ha mai smesso di risuonare, sia pure silenziosamente, nell’animo di Aldo.

Scrivi un commento