IL PIACERE DELL’ONESTÀ di Luigi Pirandello

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La commedia è stata scritta quasi contemporaneamente a Così è (se vi pare), nel 1917. La trama è ispirata a una novella, Il Tirocinio, (da Novelle per un anno, “La Giara”). Lo spunto narrativo è lo stesso: la necessità di trovare un marito fittizio a una signora che ha avuto un figlio dall’amante che non può sposare, e il rigido criterio di onestà incarnato dal marito fittizio per poter svolgere la sua funzione. La trama si rende invece del tutto indipendente, così come i caratteri dei personaggi. La prima della commedia viene rappresentata a Torino, al teatro Carignano, da parte della compagni di Ruggero Ruggeri, il quale interpreta il personaggio di Baldovino. Vera Vergani interpreta Agata Renni, e Arnaldo Martelli il marchese Fabio Colli. Questa è stata la prima delle commedie di Pirandello ad avere avuto un grosso successo di pubblico. Non altrettanto favorevole si è invece dimostrata la critica.

La commedia inizia con una vivace discussione in casa Renni. Agata, una fanciulla la cui età non è più giovanissima, nel corso della sua vita non ha trovato un uomo a cui legarsi stabilmente. Ha finito per legarsi sentimentalmente col marchese Fabio Colli, abbandonato dalla moglie, con il quale ha iniziato una relazione e dal quale è rimasta incinta. Le relazioni di una fanciulla nubile con un uomo sposato sono fonte di scandalo; peggio ancora se la cosa diventa di pubblico dominio in quanto c’è di mezzo un figlio. Occorre nascondere la situazione facendo immantinente sposare la donna con un uomo disponibile, il quale, con la sua presenza, si assuma la responsabilità della gravidanza della donna e nel contempo copra la sua relazione amorosa con il marchese. Questa persona sembra essere stata individuata da un cugino di Fabio, Maurizio. Si tratta di un suo antico compagno di scuola, Angelo Baldovino, un nobile ora decaduto, ridotto in povertà dal gioco e da speculazioni sbagliate. Tuttavia, al di là del suo stato attuale, egli si mostra essere di una persone di grande cultura e intelligenza. Queste sue doti appaiono subito in evidenza nel colloquio con Fabio, il quale vuole sincerarsi della natura della persona. Il dialogo, per il marchese, è sconcertante. Baldovino non vuole denaro, ma pone subito delle condizioni, al centro delle quali c’è il principio dell’onestà. Questo, dice Baldovino, è l’unico modo perché egli possa accettare il ruolo senza vergognarsene. Vuole che tutti i rapporti in seno alla famiglia non contengano alcun segreto, che ci sia chiarezza assoluta e che le forme della convivenza siano rispettate al millesimo. Ciò comporta che tutti debbano sacrificarsi per rispettarle e che egli assumerà il compito di controllore. Le condizioni finiscono per essere accettate, anche se non capite fino in fondo, almeno nelle conseguenze. A queste condizioni, il marchese potrà continuare a vivere come grande amico di famiglia nella casa coniugale. Per rendere questa ibrida convivenza più naturale anche al mondo esterno, viene creata un’impresa commerciale della quale Baldovino viene nominato consigliere delegato.

Le cose procedono, sia pure fra il nervosismo dei vari componenti la famiglia, fino al giorno della nascita e del battesimo del bambino. In questa occasione si verifica una rottura. I componenti della famiglia cominciano a non sopportare più le ingerenze di Baldovino, per esempio riguardo il nome da dare al bambino, o all’esigenza di celebrare il battesimo in chiesa, anziché in casa come di solito avviene nelle famiglie dei ricchi.

Agata, ora madre, è la prima a risentirsi, e vorrebbe riprendere una vita di relazione più attiva col marchese dal quale le imposizioni all’onestà di Baldovino la stanno tenendo lontana. Quest’ultimo la rassicura. È giunto il momento di attuare il piano che era implicito fin dall’inizio: si scoprirà che Baldovino è un ladro e lo si caccerà con infamia. Questo permetterebbe ad Agata, liberatasi da un marito indegno, di poter convivere con Fabio senza suscitare scandali. Per raggiungere questo scopo Fabio, in combutta con loschi faccendieri, fa sparire dai bilanci della società commerciale di Baldovino, la somma di trecento mila lire, con l’obiettivo di dimostrare il furto. Agata apprende di questa trappola e immediatamente la rifiuta, anzi si ribella al marchese che ai suoi occhi scade come un volgare imbroglione. La trappola comunque non funziona. Baldovino è persona troppo accorta per non prevedere quello che si è intrigato ai suoi danni, e in presenza della famiglia, rivela il meccanismo sciagurato, facendone ricadere le colpe proprio sul marchese, che a questo punto non può far altro che cercare di minimizzare il tutto ed evitare la figuraccia cui la reazione di Baldovino lo sta costringendo.

Ma Baldovino non accetta una soluzione pietosa. Capisce che la sua condizione di imporre l’onestà fin agli estremi limiti è fallita. Decide quindi di riprendere il suo abito di vagabondo e di andarsene. Inutilmente tutti i famigliari insistono perché egli ci ripensi. La sua obiezione è dura ed esprime il suo ritorno da persona votata alla forma dell’onestà come valore astratto per risolvere una situazione di grossa ambiguità, all’essere un uomo, in carne ed ossa. E la carne di lui come uomo è una carne che brucia, che lo fa soffrire: dalle sue parole si intende che ora egli non può più svolgere la funzione di copertura e di guardiano dell’onestà, perché la sua carne gli chiede in modo angoscioso di essere il vero marito di Agata. Agata si rende conto di questo, e ne riconosce il valore, di gran lunga superiore a ciò che le viene offerto dalla relazione col marchese, amore piatto, tradizionale, privo di un vero e proprio slancio. La commedia si conclude con Agata che dichiara a Baldovino che non intende chiedergli di restare, cioè di continuare a fare da copertura alla sua relazione con Fabio, ma gli chiede di poter partire anch’ella con lui. Cioè d’ora in poi lui non sarà più il marito copertura con l’onestà formale, ma il marito vero con l’onestà dei sentimenti veri.

Il tema centrale della commedia è l’ambiguità di cui viene rivestito il concetto di onestà. Onestà formale, per risolvere problemi che trovano la ragione di essere nei rapporti formali col mondo. Onestà sostanziale, quella dei sentimenti: siano essi sentimenti amorosi verso la donna, sia sentimenti di amore verso figli, anche se non sono biologicamente propri.

La rappresentazione di cui dispongo in video è di buon livello. È stata trasmessa in TV (registrazione da teatro non riportato) nel 1982 con la regia di Lamberto Puggelli e la parte principale, quella di Baldovino interpretata da Alberto Lionello, che svolge il ruolo in modo convincente, mai sopra le righe.

 

 

2 Commenti a “IL PIACERE DELL’ONESTÀ di Luigi Pirandello”

  1. yyyyyyyyy yyyyyyyyyyyyyy scrive:

    perchè chiamare bonvino il personaggio di baldovino???????????
    palese errore

  2. Rudy scrive:

    Hai ragione. Si tratta di un errore di cui non saprei proprio motivare la causa. Provvederò alla correzione.

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