ANNIVERSARIO DELLA STRAGE DI NASSIRIYA, 12 novembre 2003
Anniversario della strage di Nassiriya. Ed è subito polemica. Giustificata? Naturalmente in democrazia ognuno ha la facoltà di esprimere il proprio pensiero e anche il proprio giudizio. Inutile ricordare che la polemica è partita da un’affermazione di una deputata del movimento 5 stelle, secondo la quale se vittime sono state i nostri soldati, vittima è stato anche il kamikaze che ha provocato la strage.
Vorrei esprimere anch’io il mio pensiero.
I nostri soldati erano in Iraq, su sollecitazione del governo americano, per sconfiggere e cacciare il governo iraqeno, cioè Saddam Hussein. Lasciamo stare le motivazioni addotte da Bush per invadere l’Iraq (detentore di mezzi di distruzione di massa, suo coinvolgimento nella strage del 2001 delle torri gemelle, etc.) che si sono rivelate tutte false. Il nostro governo, Berlusconi imperante, ha accettato l’invito degli USA e abbiamo inviato l’esercito a schierarsi contro Saddam Hussein, cioè a fare la guerra, senza mezzi termini. LA GUERRA. Contravvenendo in questo modo al dettato della nostra costituzione (art. 11) nel quale si dice che l’Italia ripudia la guerra. Non lo trascrivo tutto. È ben noto in tutta la sua interezza. La nostra presenza militare in Iraq è stato un atto anticostituzionale e la strage dei nostri militari, quelli di Nassiriya e tutti gli altri caduti è stato un assassinio deliberato dal governo Berlusconi. Questo va chiarito, altrimenti possiamo prendere la nostra costituzione e usarla come carta da giornale, come mi pare che molti vorrebbero fare, anche adesso.
Altra considerazione. Se i nostri uomini sono stati mandati a fare la guerra, non credo che ci sia un ragionevole spazio per stupirsi o recriminare se l’esercito avversario lotta per difendersi e in questo ammazza quelli che sono i suoi nemici. Il kamikaze ha fatto quello la sua coscienza gli ha suggerito di fare. Ha visto un varco che gli permetteva di realizzare un’imboscata contro i suoi nemici, e se ne è servito. Allora, la seconda considerazione ci dice che assassini sono stati coloro che hanno permesso al varco di esserci, quando una giusta condotta militare dovrebbe insegnare che la sicurezza dei soldati è una dei principali doveri dei comandi. E forse sarebbe bene conoscere i loro nomi.
Per finire: dobbiamo chiamare assassino anche il kamikaze, come hanno fatto in molti? Queste stesse persone che hanno giudicato “assassino” il kamikaze, hanno mai definito assassino il pilota dell’Enola Gay quando ha sganciato la bomba atomica su Hiroshima? Non mi pare, come non hanno mai chiamato assassini i generali che hanno ordinato il massacro o il presidente Truman che l’ha autorizzato.
Ci fa orrore il fatto che il kamikaze abbia sacrificato la sua vita per compiere la strage? Certo, la cosa è orrenda, ma non più orrenda della guerra. Quindi, cerchiamo, nel grande cordoglio che sentiamo per la morte – inutile, oltretutto – di tanti nostri bravi soldati di avere la necessaria umanità per capire l’orrore della guerra, e di applicare senza mezzi termini l’art. 11 della nostra costituzione.