GRANDE MESSE DES MORTS (REQUIEM), di Hector Berlioz, 1837.

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Ho riascoltato con attenzione il Requiem di Berlioz eseguito a Parigi nella cattedrale di Notre Dame il 22 gennaio 2014 in memoria di Claudio Abbado. Questa esecuzione era prevista da tempo. La sua dedica alla morte del grande direttore avvenuta due giorni prima si potrebbe considerare una coincidenza. Il concerto è stato introdotto dall’arcivescovo, rettore della Cattedrale, Monsignor Patrick Jaquin, che ha concluso il suo discorso di benvenuto al pubblico, ricordando il grande maestro.


Anche la direzione di Gustavo Dudamel, se vogliamo è stata una coincidenza: Dudamel infatti è stato molto vicino ad Abbado nella creazione di orchestre giovanili in Venezuela, un’operazione apprezzatissima in campo internazionale e che ha aiutato, valorizzandole, le giovani generazioni di qual paese.
È passato molto tempo dall’ultima volta che ho ascoltato il Requiem di Berlioz. Lo ricordo come una composizione di vasto respiro, con un clima di profondo dolore che pervade le varie componenti costitutive della composizione: l’Introito, il Dies irae, il Quid sum miser, il Rex tremendae, il Quaerens me, il Lacrymosa, e poi l’Offertorio e l’Hostias, il Sanctus, e l’Agnus Dei. A differenza del Requiem di Verdi, che mostra una forma intensamente teatrale, e di quello di Mozart, dove mi pare che si apprezzi soprattutto l’atmosfera di una tensione al soprannaturale, o al Requiem di Fauré, di grande serenità (c’è chi lo definisce Requiem dei vivi), nel Requiem di Berlioz io avverto una profondo senso di tristezza: l’atmosfera della morte come evento dell’abbandono, della dipartita, del pianto, della fine come fatto che coinvolge l’uomo come persona ma anche l’umanità nel suo complesso, emerge in continuazione dal dialogo fra il coro e l’orchestra. L’organico è grandioso. Nella Cattedrale di Notre Dame sono presenti ben due orchestre (la Filarmonica di Radio France e la sinfonica venezuelana Simone Bolivar), e due cori (il coro di Radio France e la Maitrise Notre Dame de Paris). Il tenore Andrew Stapels è solista del Sanctus. La musica che ne esce è di grande intensità senza mai incorrere in forzature retoriche. Il coro è perfetto, e le voci si sovrappongono e si stratificano in modo da catturare continuamente l’attenzione. Particolarmente bello è il Quaerens me cantato dal coro a cappella.
Le riprese televisive accompagnano la musica da una parte con vedute in campo lungo dell’interno della Cattedrale, e dall’altra in primo piano del coro e dell’orchestra, con frequenti inquadrature del direttore. Nel primo caso fa risaltare la bellezza di questa chiesa gotica di Parigi, con i suoi archi, le sue navate, la sua statua centrale della deposizione con la Vergine in atteggiamento disperato che tiene sulle ginocchia il Cristo morto (e che dà il nome alla chiesa); nel secondo offre la vista dell’orchestra e coro, schierati in modo ordinatissimo: il coro alle spalle, in primo piano l’orchestra d’archi e fra i due complessi una straordinaria fila di percussioni e una doppia fila di corni che danno la sensazione effettiva della grandiosità.
Il brano conclusivo, quello dell’Agnus Dei ci porta verso la fine con un decrescendo che si spegne su due pizzicati degli archi e quindi il silenzio. Un silenzio che l’appaluso dei presenti interrompe solo dopo molti secondi. Il tutto, molto commuovente, anche se visto in TV.

3 Commenti a “GRANDE MESSE DES MORTS (REQUIEM), di Hector Berlioz, 1837.”

  1. Rudy scrive:

    Luca Logi scrive:
    Solo un appunto per correttezza storica, “El Sistema”, cioè il sistema delle orchestre giovanili in Venezuela si deve ad Abreu, Dudamel ne è uno dei prodotti (se non sbaglio è stato il primo violino di una delle orchestre di Abreu). In pratica Abreu ha trasformato il Venezuela in una potenza della musica classica, in base al principio che ogni 10000 dilettanti usciranno fuori un tot di professionisti di alto livello – mentre se la musica non la studia nessuno non usciranno fuori neanche i pochi professionisti. Abreu ha iniziato con la sua prima orchestra giovanile nel 1975, quando poi è arrivato l’interesse dei nostri massimi direttori “El Sistema” era già pienamente funzionante e rodato. Io ricordo il primo concerto di una giovanile venezuelana in Italia, organizzato dalla scuola di musica di Fiesole a Firenze (e quindi merito di Farulli, direi). Non saprei dire in quale anno, forse il 1993 o il 1995. A sentirli saremo stati in 25 persone. Ricordo che telefonai ad un ex collega importante per dirgli che due giorni dopo a Roma portasse qualcuno di grosso a sentirli, e credo che grazie a questo Sinopoli fu messo a conoscenza. Abbado direi che sia arrivato buon ultimo. Certamente avrà dato una mano importante, ma dubito che Abbado abbia creato orchestre in Venezuela. Quelle sono opera di Abreu.

  2. Rudy scrive:

    Grazie della precisazione. Ovvimente “ubi major, minor cessar”… :-)

  3. Roberto Roberti scrive:

    Ho ascoltato, e mi sono commosso, il Requiem di Berlioz diretto dall’impareggiabile esecuzio ne di Gustavo Dudamel con le due meravigliose orchestre. Spero uscirà presto in DVD perchè tengo molto il riascoltarlo. Bravo Dudamel, e te lo dice un ultranovantenne tuo fan che ha ascoltato vari direttori nella sua vita. Auguri. Roberto

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