LORD JIM, Joseph Conrad, 1900

Joseph_Conrad

Le statistiche classificano il romanzo fra i primo 100 della letteratura mondiale. Ovviamente le statistiche di questo genere hanno un’importanza molto relativa, non si sa neppure chi le fa, ma, se non altro, sono un segnale dell’interesse che il romanzo ha suscitato nei lettori di tutto il mondo.
Io l’ho trovato di lettura piuttosto difficile e non sempre chiarissima. Il protagonista è un giovane ufficiale di marina, Jim che trascorre un’intera vita a combattere contro quello che egli considera un grave errore; soprattutto un atto di debolezza, una ferita tale da scalfire per sempre la sua personalità e soprattutto la sua autostima. Nel corso della narrazione alcuni personaggi, che ne osservano e che cercano di capire il suo comportamento, lo definiscono un personaggio romantico. A me pare che tutto il libro risponda alle caratteristiche del romanticismo: tutta la trama ruota attorno alle scelte di vita che Jim si costringe a fare come riparazione al grave errore commesso e cicatrizzazione della profonda ferita all’autostima, e sono scelte che lo porteranno lontano nello spazio, ma anche nel tempo, se vogliamo.


Il romanzo è in terza persona, ma quasi subito, all’inizio, viene introdotto un narratore, Marlow, una persona che ha vissuto molto vicino a Jim, incuriosita dai suoi pensieri, dal suo modo di reagire all’errore, dalle sue scelte, e dai rapporti con le altre persone cui è stato costretto dalla sua inquieta e inquietante personalità.
Già questo trasferire il racconto dalla terza persona, quella classica dello scrittore, con la quale il romanzo viene cominciato, alla prima persona di Marlow e successivamente col riporto di dialoghi e narrazioni di secondo e addirittura di terzo livello, finisce per stratificare il racconto e costringe il lettore (o almeno me) a una fatica non piccola.

Jim è un inglese, figlio di un pastore anglicano, che viene avviato alla vita marinara. Ha una grande autostima, e si ritiene vincolato a valori di onestà, prima di tutto intellettuale, che lo fanno sentire molto al di sopra della maggioranza delle persone con cui viene a contatto, verso le quali non raramente dimostra disprezzo. Come conseguenza del suo addestramento scolastico, viene imbarcato come ufficiale in navi inglesi da trasporto che girano il mondo. Nell’occasione dalla quale origina il romanzo, egli è imbarcato come secondo su una nave piuttosto malandata, la Patna, che dall’isola di Giava deve portare in pellegrinaggio a La Mecca un grosso numero di fedeli musulmani. Sono tantissimi, diverse centinaia, e occupano tutti gli spazi agibili e non agibili della nave. Il capitano è un ambiguo individuo d’origine greca, di pessimo carattere e forse di scarsa cultura marinara. L’equipaggio è formato da tre o quattro marinai di origine europea, addetti ai motori. Proprio durante il viaggio accade il fatto che pesa sulla coscienza di Jim e ne condizionerà tutta la vita. Ad un certo punto la nave, nella notte, probabilmente urtando un vecchio relitto che galleggia sotto il pelo dell’acqua, subisce una squarcio dal quale l’acqua di mare entra in grande quantità. Le camere di prua sono completamente sommerse, ma la paratia che le divide dalla parte posteriore sembra non cedere. La nave galleggia ancora. Ma per quanto? Probabilmente non molto, almeno fino al momento in cui la paratia, in verità molto debole, non verrà presumibilmente sfondata. Il capitano e l’equipaggio bianco apprestano rapidamente una barca di salvataggio e abbandonano la nave lasciando i pellegrini in balia degli eventi. Jim non vorrebbe. Il suo incarico di ufficiale lo costringe a stare a bordo, a cercare di aiutare in qualche modo le centinaia di passeggeri che sembrerebbero destinati a morire annegati. Rifiuta l’invito-ordine del capitano di salire sulla barca di salvataggio. Ma all’ultimo momento, contro le proprie convinzioni, un istante di debolezza lo catapulta sulla barca, ferendo in modo pesante tutti i suoi principi di persona superiore. Da quel momento la sua autostima ha un crollo dal quale Jim non si riavrà più. Salvato da una nave, sarà portato ad Aden, dove verrà sottoposto a un’inchiesta da parte delle autorità inglesi. Che fine ha fatto la nave dei pellegrini? Non è affondata, come egli assieme al capitano e agli altri marinai, avevano creduto nell’oscurità al momento di staccarsi con la scialuppa di salvataggio. È stata invece rimorchiata fino al porto più vicino, e i pellegrini sono stati salvati. L’inchiesta ufficiale ha accusato il capitano e gli altri marinai di avere abbandonato la nave quando la loro presenza a bordo sarebbe stata indispensabile. La condanna per tutti è inevitabile. Ma mentre il capitano, oggetto di disprezzo da parte di Jim, riesce a scappare con gli altri, Jim, per rispondere alla propria morale di persona sostanzialmente onesta, si sottopone all’inchiesta e cerca di raccontare la verità, ammettendo la vigliaccheria di un momento e considerando giusto il dover pagare per questo. Ovviamente gli viene ritirata la patente di ufficiale navale.
In questa circostanza incontra Marlow, capitano di una nave, abbastanza avanti negli anni che gli sarà molto vicino, quasi come fosse un padre, cercando di capirlo e nello stesso tempo di aiutarlo. Gli trova un posto in paesi orientali come commissario per le vendite di oggetti che servono per la navigazione, al servizio di grande imprese commerciali. Jim fa bene il suo lavoro, si reca sulle navi, offre i prodotti, e ben presto si fa valere come persona molto abile e capace. Ma il suo obiettivo, oltre a quello di ricuperare un minimo di autostima è anche quello di mantenere l’incognito. Nessuno deve sapere nulla del suo passato, tanto meno l’episodio che gli grava sulla coscienza. Quando, per una qualche ragione remota, l’incontro con una persona, o una voce che gira nell’ambiente, etc. teme che il proprio passato torni alla luce, si licenzia e si trasferisce in un altro porto, presso un’altra ditta. Questo continuo suo spostarsi da un porto all’altro turba Marlow, che ne capisce le motivazioni, e che vorrebbe trovare una soluzione definitiva per i problemi di Jim. L’aiuta Stein, il responsabile di una grande ditta, che ha una succursale in un’isola ancora selvaggia, abitata da malesi che hanno pochi contatti con i bianchi: Patusan. La proposta, subito accettata da Jim, è di assumere l’incarico di gestire la succursale. Questa era in mano a un Portoghese, Cornelius, personaggio spregevole, che vede in Jim un usurpatore che gli porta via posto e prebende, e, naturalmente, finisce per odiarlo, anche se formalmente lo rispetta.
Jim scopre questo nuovo mondo, a lui sconosciuto e capisce che proprio in questo paese, lontano dal mondo potrà ricuperare la propria autostima e finalmente risolvere una volta per tutte l’angoscia derivata dal suo errore. Per prima cosa cerca di capire di quale società si tratti quella in cui è destinato a vivere: e si rende conto che la ricchezza dei doni della terra che questo popolo di agricoltori produce, è accaparrato da signorotti prepotenti che dominano in lungo e largo. Jim conquista immediatamente la fiducia di uno di loro, il capotribù Doramin, amico di Stein. Riesce a circoscrivere il potere di una specie di rajah, Tunku Allang e a sconfiggere militarmente, con l’aiuto del figlio di Doramin, Dain Waris, il predone Sherif Alì, appollaiato in una specie di accampamento sulla collina, conquistandone l’apparentemente imprendibile fortezza. Di fatto Jim diventa una specie di capo indiscusso, del quale la gente del villaggio ha grandissima fiducia e al quale attribuisce addirittura poteri magici. Da quel momento viene chiamato appunto Tuan (Lord) Jim. In quell’ambiente, egli si innamora, corrisposto, di una fanciulla, Gemma, la figlia della defunta moglie di Cornelius. Questa è la vita che Jim si aspettava e che intende vivere per il resto dei suoi giorni.
Purtroppo le cose non sono destinate a proseguire lungo quella via. Un feroce pirata dei mari orientali, Brown, dopo aver rubato una goletta che intende vendere in un qualche porto della costa orientale dell’India, nel cercare di sfuggire agli inseguitori, si trova a risalire il fiume che porta al villaggio di Patusan. Quando Brown, assieme alla sua ciurma di una dozzina di disperati, entra nel villaggio si rende conto che in quel luogo c’è una ricchezza da saccheggiare. Gli abitanti, impauriti, decidono di resistere, e costringono Brown, per difendersi ad appollaiarsi su una collina, dove costruisce con grande rapidità un campo trincerato. Jim, assente al momento dell’arrivo di Brown, viene informato e decide di affrontare la situazione. Si reca da solo sotto la collina trincerata e apre una trattativa con il pirata. Ma Jim non ha la mente completamente libera. Questo gruppo di bianchi è gente che proviene dal mondo dal quale è fuggito, è il ricordo del suo errore che torna a rivivere in lui. Anziché organizzare gli uomini per distruggere l’invasore, sente la necessità di farlo partire indenne. Anzi gli promette protezione. Convince gli abitanti di Patusan che questa è la soluzione migliore, perché evita vittime innocenti. Purtroppo le cose non vanno così. Cornelius commette un grave tradimento, aiuta Brown a seguire una strada diversa da quella indicata, gli dà modo di aggredire un gruppo di malesi guidati dal figlio di Doramin, Dain Waris. Per proprio sfizio, prima di imbarcarsi sulla goletta, e allontanarsi da ll’isola, ne uccide un certo numero, compreso Dain Waris. Questo è un segnale profondamente negativo per Jim. Il suo passato è tornato a punirlo in modo definitivo. L’insuccesso della sua condotta e la morte di Dain Waris lo espongono all’ira dei malesi abitanti del villaggio. Jim capisce che può espiare il vecchio errore solo con la morte che gli procura questo insuccesso. Disarmato, si presenta davanti a Doramin, che, sconvolto per la morte del figlio, lo uccide.
Quando Marlow viene a sapere il tutto, raccontatogli in parte da Brown morente e in parte dalla guardia del corpo di Jim che ha lasciato anch’egli il villaggio di Patusan, si chiede il senso della scelta di Jim. A parte il giudizio di romanticismo rivolto alla sua persona, si chiede se si tratti di senso di giustizia che richiederebbe che ogni errore trovasse la sua giusta punizione, o di puro egoismo, una forma di autopunizione fatta per ricuperare l’autostima perduta e che non tiene conto delle esigenze delle persone che gli sono state vicino e lo hanno aiutato. Questa è la domanda cui tutto il romnzo cerca di dare una risposta, senza peraltro riuscirci. La seconda ipotesi comunque è quella di Gemma, la ragazza con la quale viveva e che si è sentita abbandonata nonostante ogni suo tentativo di aiutarlo e convincerlo a riprendere il suo ruolo a Patusan.
Romanzo certamente intenso, dove gli eventi non sono solo episodi che possono capitare sulla superficie della terra, ma sono soprattutto sconvolgimenti dell’anima di che, di questi episodi è protagonista. Si potrebbe definire un romanzo di avventure, dove le avventure si riverberano da fatti esteriori a fatti che si dipanano all’interno di una psicologia, che a sua volta condizione lo svolgersi dei fatti. In questo il libro è veramente magistrale.

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