L’UOMO IN PIÙ, di Paolo Sorrentino (2001)

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È il primo film di Sorrentino. Ha partecipato alla mostra del Cinema di Venezia del 2001 nella sezione Cinema del Presente, ha partecipato a diversi altri concorsi, ed ha vinto nel 2002 il Nastro d’argento per il miglior regista esordiente.
Il film prende in considerazione due elementi della società che coinvolgono, stimolano l’entusiasmo e la partecipazione di grandi masse, soprattutto nel mondo dei giovani: il calcio e la musica. Sia nel calcio che nella musica, i portatori del successo ne diventano anche gli artefici e vengono acclamati dagli spettatori. Essi vivono momenti di celebrità che ne coinvolgono il modo di essere, soprattutto influenzano gli obiettivi della loro vita che finiscono per essere non più la realizzazione della loro umanità, ma la loro celebrità.
Nella vita non esiste il pareggio, ci dice Sorrentino all’inizio, parafrasando una frase di Edson Arante do Nascimento, detto Pelé.


Il film ci presenta due personaggi con lo stesso nome, Antonio Pisapia, che vivono esperienze simili nei due mondi: quello del calcio e quello della musica. Entrambi raggiungono successo e grande notorietà presso un vasto pubblico, ed entrambi, per ragioni estranee alle loro capacità, vedono improvvisamente crollare il loro ruolo, e svanire quel successo che ne aveva decretato la celebrità.
Antonio Pisapia, il calciatore (Andrea Renzi), è adorato dal pubblico, segna goal considerati impossibili, è così noto che la gente per strada lo riconosce mettendolo spesso in imbarazzo. Guadagna bene, ha una bella casa, una moglie che egli adora e fa una vita invidiabile. Ma si sa, il calcio premia solo i giovani. Gli anni passano e si rischia di uscire dall’ambiente e di trovarsi a corto di quei danari che nei momenti di gloria entrano a palate. Viene contattato da colleghi senza scrupoli che lo invitano a entrare in un giro di scommesse clandestine. “Finché siamo sulla cresta dell’onda, gli viene detto, bisogna approfittarne e portare a casa tanti più soldi che sia possibile, perché dopo i soldi cesseranno e noi non abbiamo nessun mestiere, nessuna istruzione, e quindi restiamo di fatto senza lavoro, senza una fonte di guadagno”. Ma per Antonio non è così. Egli ha già un progetto. Finito di fare il calciatore tornerà nel mondo del calcio come allenatore. Ha il talento ed è sicuro di riuscire. Per un incidente di gioco, purtroppo, la sua uscita dal mondo del calcio è anticipata. Ancora giovane, il passaggio all’inattività è brusco, e la notorietà si esaurisce presto. Ottenuto il diploma di allenatore, si impegna per essere assunto in tal veste. Ma le cose non sono così facili, il suo carattere mance dell’aggressività necessaria per trovare un posto in quel mondo luminoso, e dal quel momento inizia un declino, nella sua vita, che via via, vede gli amici, la moglie e tutto il resto, nel giro di qualche anno, abbandonarlo. Ma se Antonio manca di aggressività per avere lo sperato successo, non manca di orgoglio. Non accetterà mai un lavoro alternativo, come gli viene proposto da più parti. Sa di valere come allenatore, e solo questa e la sua offerta nella ricerca di un posto di lavoro: ha immaginato una linea d’attacco “con un uomo in più” (di qui il titolo del film) e sa che avrà successo contro le squadre che adottano le forme tradizionali. Ma non è creduto, anche a causa di un carattere introverso. “Il calcio è un gioco, gli dice il presidente della sua vecchia squadra, e tu hai una carattere triste. Non sei adatto a fare l’allenatore.”
Nel momento più profondo del suo declino incontra, senza tuttavia avvicinarlo, l’altro Antonio, detto Tony, il cantante (Toni Servillo). I due si scambiano uno sguardo; non si parlano, ma in quello sguardo c’è un mondo intero, il loro mondo, il mondo che si disfa, che non li vuole più dopo averli osannati.

Tony è un cantante in una band di grande successo. Riempie teatri, addirittura stadi. Il pubblico lo acclama, le sue canzoni vengono incise e i CD venduti in grandissima quantità. Le donne gli si buttano fra le braccia. La cocaina entra nella sua vita, come segno di successo permanente. Tutto gira nel modo migliore e lui reagisce con grande energia: successo ed energia si completano a vicenda alimentandosi reciprocamente. Purtroppo Tony commette un errore. Si lascia irretire da una donna sensualissima, e la porta in casa dove la scopa alla grande. Viene sorpreso dalla madre e dalla moglie. La ragazza è minorenne. Scoppia lo scandalo, ne parlano i giornali e le sue quotazioni come divo della canzone precipitano a zero. Viene processato e dopo 4 anni viene assolto. Ma la sua reputazione ormai è rovinata e il suo agente non riesce a trovargli uno straccio di lavoro. Occorre aspettare che le acque si calmino. Nel frattempo i soldi finiscono, ed egli è costretto ad allontanarsi sempre più dal mondo che lo aveva esaltato prima. A decretarne l’isolamento riaffiora anche l’immagine del fratello sommozzatore, morto in una delle discese sottomarine a causa di un polipo che lo ha soffocato con i suoi tentacoli. L’episodio come tale non entra nel film, accompagna i titoli di scena. ma è presente, in modo sempre più traumatico, nella mente di Tony. L’immagine del fratello gli compare spesso in sogno, seduto sulla riva del mare di schiena, vestito da sommozzatore, che aspetta una donna che lo avvicina, senza raggiungerlo. Solo la cocaina e la cucina ora sembrano essere le sue risorse vitali. Le poche occasioni di lavoro che gli vengono prospettate sono squallide piazzette semivuote di paesetti sperduti nella montagna.
Contrariamente all’altro Antonio, decide di abbandonare il mondo della musica. Egli è un ottimo cuoco, e decide di dedicarsi alla cucina. Rifiuta un’offerta che sembrerebbe vantaggiosa di esibirsi come cantante in una crociera su una delle grandi navi in giro per il mediterraneo, e si dedica invece all’acquisto di un ristorante. L’impresa tuttavia fallisce. Anche per Tony, pur con un carattere esattamente contrario a quello di Antonio, e cioè aggressivo, ricco di iniziativa, capace di collegarsi col mondo circostante, il declino diventa inarrestabile.

Le storie dei due Antonio vengono raccontate nel film in spezzoni alternati, che si collegano nelle diverse fasi e legano assieme il tema centrale: il declino dopo il successo in un mondo privo di contenuti reali.
Il film si avvia alla conclusione quando gli sguardi reciproci dei due Antonio fanno incrociare i due destini e le due storie. Il calciatore dà un addio alla vita dopo una confessione nel corso di una programma televisivo dal titolo “Confessioni pubbliche”, dove racconta del suo insuccesso, e lamenta che nessuno abbia voluto dare credito al suo talento come allenatore senza averlo mai effettivamente valutato. Il suo orgoglio di professionista gli ha vietato di ricorrere a vie d’uscita alternative lontane dalla professione cui ha dedicato tutta la vita. Uscito dallo studio televisivo, si reca all’aeroporto a guardare il decollo degli aerei (simbolo del decollo nella società dato dal successo), poi si toglie la vita con un colpo di pistola.
Tony, che ha visto la trasmissione televisiva, viene a sapere della morte dell’ignoto socio, quello con cui ha scambiato uno sguardo qualche giorno prima, e decide di proteggerne la memoria. Va alla trasmissione televisiva, e in un lungo monologo spiega i risvolti di una vita dove successo e insuccesso la fanno da padroni condizionando sogni e realtà. Alla domanda se, dato il declino e il fallimento di cui anche lui è vittima, intenda suicidarsi, la risposta è: NO. Egli è un uomo libero, e attraverso la sua libertà, intende difendere la vita dell’amico che si è suicidato e quindi tutti i fallimenti di una società che non perdona il declino. Lorenzo Taddei, nella sua recensione, fa una conclusione che condivido appieno: “Spesso anche questa libertà non è altro che un’etichetta sociale, che nulla ha a che vedere con la propria essenza. Perduto tutto ciò che possedevano, i due protagonisti hanno la grande occasione per riscoprirsi, liberi da ogni etichetta. Ma l’illusione di essere “qualcuno” vince sull’opportunità di essere finalmente se stessi”

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