VOLVER, di Pedro Almodóvar, 2006
La presentazione del film ci mostra in una giornata di sole un vasto cimitero con tante tombe, su ognuna delle quali varie donne sono impegnate a pulire e lustrare le lapidi. Si sente un commento: le donne hanno vita più lunga degli uomini, infatti le vedove sono in numero molto maggiore rispetto ai vedovi. Quindi le donne sono esseri destinati all’infelicità. Ci sono delle eccezioni: un gruppetto di donne è fermo davanti a una lapide nella quale sono scritti il nome di un uomo e di una donna. Sono stati fortunati. Sono morti insieme, bruciati nel casotto dove dormivano abbracciati. Sono il padre e la madre di Raimunda (Penelope Cruz) e di Soledad, detta Sole (Lola Dueñas). Le due sorelle, accompagnate dalla figlia quindicenne di Raimunda, Paula, uscendo dal cimitero, si recano dalla zia Paula, la sorella della donna morta della quale le donne hanno appena visitato la tomba. È una donna chiaramente partita: non riconosce le parenti, straparla, si muove a fatica, anche se nel complesso abita in una casa ben arredata, ordinata pulita e anche la colazione che offre sembra ottima qualità. Qualche dubbio nella mente delle sorelle si crea.
Raimunda vive col marito, Paco, personaggio equivoco, spesso ubriaco, che non lavora e che sessualmente è attratto non solo dalla moglie, ma anche dalla figlia, che spia mentre si veste.
Le cose precipitano. Paco, mentre la madre è al lavoro, cerca di violentare la figlia, che si ribella e in una colluttazione la piccola lo uccide con un coltello. La madre, ritornando a casa dal lavoro viene a sapere l’accaduto e, per salvare la figlia da un eventuale processo, nasconde il cadavere, facendo circolare la voce che il marito l’ha abbandonata ed è fuggito non si sa dove, per sempre. Proprio nel momento in cui la donna fa sparire il cadavere succedono due cose molto importanti per il proseguimento della storia: un vicino di casa, ex innamorato di Raimunda, parte e lascia alla donna le chiavi del ristorante che è attualmente chiuso e che ha intenzione di vendere; l’altra è una telefonata da parte della sorella che le comunica la morte di zia Paula.
Il ristorante è il luogo ideale per far sparire il cadavere, che viene infilato nel congelatore presente in uno sgabuzzino.
Raimunda approfitta dell’occasione di avere le chiavi, e, grazie anche a una troupe cinematografica che ha necessità di mangiare, prende la decisione di utilizzare a proprio vantaggio il ristorante.
A questo punto Paula scopre il cadavere del padre e vuole sapere dalla madre fatti di cui è stata tenuta allo scuro. Paco non è il padre biologico della bambina, ma chi sia il suo vero padre non le viene rivelato. Intanto il cadavere di Paco viene portato lontano e sepolto.
Augustin, una vicina di casa di Sole, rivela alcuni fatti che sembrano dar credito alle voci popolari che i morti a volte ritornino per rimediare a errori o peccati che hanno fatto in vita. Il titolo del film (volver, in spagnolo significa ritornare) sembra fare allusione a queste voci, ma potrebbe derivare dal titolo di una canzone che Raimunda canta mentre al ristorante serve da mangiare alla troupe cinematografica e che è una canzone che la madre le cantava da piccola.
Intanto si viene a manifestare una strana coincidenza: il giorno dell’incendio del casotto, nel quale sono morti i genitori di Raimunda e Sole, è scomparsa anche la madre di Augustin. Che rapporto c’è fra i due fatti? Nel frattempo, dopo la morte della zia Paula, a Sole compare la madre. È allora vera la credenza che i morti ritornino? Certamente no. La madre, Irene, è viva e vegeta. È stata lei ad accudire alla zia Paula, ma non ha mai voluto mostrarsi. E soprattutto non ha voluto farsi vedere da Raimunda, perché fra le due donne c’è sempre stata molta tensione, e questa è dovuta a gravi fatti del passato che finiscono per venire alla luce nelle confessioni che la donna fa a Sole. Il marito della donna era uno sporcaccione, aveva violentato la figlia, e quindi è lui il padre biologico della nipote Paula, e inoltre tradiva la moglie con altre donne. L’ultima sua amante era proprio la madre di Augustin. Irene alla fine si era vendicata bruciando il casotto dove i due amanti dormivano. Il film si conclude che anche Raimunda viene a conoscere tutti i risvolti dei misteri della propria vita, e questo porta a una riappacificazione generale.
Il film gira soprattutto fra il sovrapporsi delle chiacchiere della gente, convinta che i morti tornino sulla terra per aggiustare torti, chiedere e ricevere perdono per misfatti compiuti da vivi e altre ragioni, e la comparsa a Sole della madre, creduta fino a quel momento, e anche dopo, morta nel rogo assieme al marito. In realtà la trama del film non richiede l’intervento di morti, che rimangono in pace dove sono, ma fa leva sull’ambiguità di come le situazioni vengono presentate, lasciando che piccoli segnali facciano sospettare che vi sia effettivamente un ritorno sulla terra di persone morte. Lo stesso inizio del film, nel grande cimitero dove numerose donne si impegnano a pulire le lapidi, e il suo titolo, creano questa forma di attesa. La madre delle due sorella, ad esempio, assume questo ruolo, quello di far credere che tutto giri attorno a un suo ritorno sulla terra da morta, mentre morta non lo è mai stata: anzi, è proprio lei la causa della morte del marito e della sua amante. Personaggio chiave in questo senso è Augustin e la sua esasperata ricerca della madre, l’amante del padre di Raimunda. Da una parte ella cerca di coinvolgere Raimunda nella convinzione che il (creduto) fantasma della madre comparso a Sole possa dare una risposta esauriente (Ma perché non denunci la cosa alla polizia, le chiede l’amica. Perché i panni sporchi si devono lavare in casa, risponde la donna) e dall’altra, vista l’inutilità dei suoi tentativi, addirittura si offre per una spettacolo televisivo che non ha poi cuore di portare fino in fondo.
In conclusione, Almodóvar è molto bravo a tenere la vicenda sempre in bilico fra la vita e la morte, costruendo un thriller con un finale veramente a sorpresa, ma assolutamente logico.