PROGETTO POLLINI

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Lunedì 19 maggio 2014, con il quarto concerto, è terminato il Progetto Pollini alla Scala. Si è trattato di un ciclo di quattro concerti che giustapponevano musica per pianoforte eseguita da Maurizio Pollini, appartenente a un periodo che potremmo definire “classico”, e musica contemporanea diversamente eseguita. Pollini ha suonato diverse sonate di Beethoven, soprattutto quelle dell’ultimo periodo e musica di Debussy, mentre la musica contemporanea ha visto eseguire composizioni di Pierre Boulez suonate dall’Ensemble Intercontemporain, musiche di Sciarrino, dirette da Tito Ceccherini con il Klangforum Wien e il Neue Vocalsolisten Stuttgart, musiche di Stockhausen per pianoforte eseguite dallo stesso Pollini, e musiche di Lachenmann dirette da Emilio Pomarico con l’Ensemble musikFabrik.


L’interesse di questi concerti è stato, secondo me, proprio in questa contrapposizione fra una musica che ha domicilio stabile nella nostra memoria e che richiamata ridesta sensazioni che hanno arricchito la nostra sensibilità, e una musica che invece deve farsi strada nel nostro pensiero e nella nostra capacità di comprensione; quindi contrapposizione fra memoria e ricerca: la prima come modo di essere, la seconda come volontà di esistere. E secondo me la scelta delle composizioni eseguite è stata particolarmente efficace.
Il pubblico della Scala sembra avere apprezzato questi concerti, sia come partecipazione, sia come manifestazione di applausi. L’unico neo, è stato proprio lunedì scorso, quando al termine della composizione di Lachenmann si sono sentiti rumorosi buuu. È parso evidente che una parte del pubblico non ha apprezzato una musica che si basava, secondo me, su una variabilità timbrica di difficile interpretazione. Ecco, in questo caso, per alcuni spettatori, il contrasto fra memoria (le sonate per pianoforte di Beethoven n° 109, 110, e 111) e ricerca (“…Zwei Gefühle…” Musik mit Leonardo di Lachnmann) non sembra aver conseguito un risultato positivo.
Un particolare piacere mi ha dato la possibilità di vedere Tito Ceccherini, direttore che ho sentito in numerose altre occasioni e particolarmente attento alla musica contemporanea, per la prima volta alla Scala a dirigere Carnaval di Salvatore Sciarrino.

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