QUARTO POTERE (Citizen Kane), di Orson Welles (1941)

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È il primo film di Orson Welles. Ed è un capolavoro. Si parte da una parola pronunciata sul letto di morte da un personaggio che ha dominato la vita pubblica americana (e non solo) attraverso il potere della stampa, per ricostruirne la vita, le motivazioni, gli obiettivi, i risultati, le contraddizioni. Quest’uomo, creato dalla fantasia di Orson Welles, è Charles Foster Kane (Orson Welles). La parola è Rosebud (nella versione italiana Rosabella).

Se Charles Foster Kane è un personaggio inventato, ma è esistito nella realtà un personaggio cui Orseon Welles se ispirato nel crearlo. Questo personaggio è William Randolph Hearst, magnate dell’industria del legno e dell’editoria. Hearst, che evidentemente non gradì questa somiglianza, fece di tutto per impedire la circolazione del film, boicottandolo in tutti i modi, ma evidentemente con scarsi risultati. Il film è oggi considerato uno dei grandissimi capolavori della storia del cinema.
Le immagini che stanno sotto i titoli di testa mostrano il castello di Candalù (Xanadu) in Florida, la ricchissima residenza che Kane ha fatto costruire per la seconda moglie, e che dopo la separazione è diventata un po’ la tana del potente personaggio che si è esiliato dalla vita pubblica, e nella quale ha ammassato tutti gli infiniti oggetti, di valore o no, che hanno punteggiato la sua vita. Dapprima il castello viene fotografato a distanza. Poi, di seguito, le fotografie vengono scattate sempre più da vicino, fino all’ultima fotografia, quella di una grande finestra che dà all’interno di una grande stanza. La prospettiva si inverte. Nella stanza, malamente illuminata dalla grande finestra, c’è un letto sul quale Kane sta trascorrendo gli ultimi minuti della sua vita. Ha in mano una palla di vetro, di quelle all’interno della quali si osserva l’effetto di neve cadente. L’uomo pronuncia la parola Rosebud, lascia cadere a terra la palla che va in frantumi, e muore. Un’infermiera lo ricopre con un lenzuolo. Fine dello scorrimento dei titoli di testa.

Il film vero e proprio comincia con un cinegiornale che, con lo stile tipicamente enfatico delle notizie filmate, fa un servizio giornalistico sulla morte del magnate, e ne ripercorre la vita: la vita di un uomo che, utilizzando la stampa e altre fonti di comunicazione, ha raccolto nelle sue mani un immenso potere.
L’origine di tutto è stata un’eredità lasciata alla madre di Kane: una miniera d’oro abbandonata, che successivamente si è rivelata essere la terza miniera d’oro del mondo.
Nel cinegiornale viene ripercorsa la sua vita avventurosa iniziata con l’affido del giovanissimo Kane a un finanziere Tatcher, che lo fa studiare e gli amministra i beni fino al compimento della maggiore età. Appena Kane è venuto in possesso dei sui beni, l’acquisto di un giornale e il suo uso spregiudicato gli attribuiscono in misura sempre maggiore il potere di condizionare le opinioni della gente e influenzare la politica. La sua persona diventa oggetto da una parte di grandi apprezzamenti o, da parte avversa, di grande disprezzo. Alcuni lo accusano di comunismo, altri di nazismo. Il grande potere di cui è arrivato a disporre lo mette a contatto con i grandi della terra, addirittura lo mette in grado di influenzarne le decisioni.
Nonostante il grande potere di cui dispone, tuttavia non gli riuscirà mai di raggiungere una carica istituzionale. Un’unica volta, nel 1916, si mette in lizza per l’elezione a governatore dello Stato di New York. La mobilitazione che riesce a creare attorno al proprio nome è grande, ma uno scandalo, il diffondersi di una notizia di adulterio, lo mette fuori gioco. Non farà mai più tentativi del genere.
Il cinegiornale si addentra anche nella vita privata del magnate. Due matrimoni. Il primo con la nipote del presidente in carica, la signora Emily Norton (Ruth Warrick); il secondo con Susan Alexander (Dorothy Comingore), cantante fallita. Kane si prodigò per lanciarla, senza successo, come cantante d’opera. Per lei costruì il teatro dell’Opera di Chicago e la sontuosa residenza di Candalù, definita come la più costosa residenza privata della storia, alla pari delle Piramidi d’Egitto. In questa costruzione, mai completata, trascorse gli ultimi anni della sua vita, dopo la separazione con Susan. La crisi economica del ’29 mise a repentaglio la sua ricchezza e il suo potere che andò via via scemando, fino a ridurlo a una vita solitaria e poi alla solitudine della morte.

Il cinegiornale è finito. La produzione è riunita nella saletta dove è stato proiettato. Una saletta in ombra, solcata da accecanti lame di luce che entrano dalle finestre e che, attraversando un’atmosfera nebbiosa, si stagliano sulle pareti. I giornalisti discutono. Descrivere in un cinegiornale 70 anni di vita e la morte di un uomo che ormai tutti conoscono è un lavoro interessante, ma non aggiunge nulla a quanto già si sa. Manca un particolare che dia valore all’informazione. E questo particolare potrebbe essere la parola pronunciata da Kane in punto di morte: Resebud. Cosa nasconde? Ecco la notizia che va ricercata. E uno dei giornalisti, Jerry Thompson, si prende l’impegno di ricostruire la vita di Kane attraverso le testimonianze di chi ha vissuto con lui, che lo ha amato, che gli è stato collaboratore, che l’ha invidiato, che l’ha odiato.
Così inizia la ricostruzione della vita di Kane non nel suo impatto con la società, che è quello contenuto nel cinegiornale, ma nei suoi rapporti intimi, quelli che sono stati alla base delle sue scelte e quindi anche del suo successo e del suo declino.
La prima persona a essere avvicinata è la seconda moglie, Susan Alexander, che tuttavia non accetta l’intervista e scaccia il giornalista. La donna è nel suo night, sola coi suoi pensieri e con la bottiglia. La vediamo dall’alto, attraverso un lucernario aperto sul tetto, e poi all’interno, mentre il giornalista cerca di stabilire un contatto che si rivela impossibile.

Jerry Thompson allora si reca alla sede della fondazione Tatcher dove sono conservate le memorie segrete del finanziere che ha cresciuto Kane fino al venticinquesimo anno di età. La sala di lettura è austera, deserta, arredata solo con un lungo tavolo. L’illuminazione è piatta, grigia, attraversata da una lama di luce in modo offuscato e gelido. Il tempo a disposizione è modesto e nel corso di questo tempo viene ricostruito, attraverso la lettura del documento, il rapporto fra Tatcher e Kane. Il film mostra l’arrivo nel 1871 del finanziere nel paesino del Colorado dove Kane, ancora ragazzino vive con la famiglia in una povera casa e gioca nella neve su una slitta. L’enorme eredità rende indispensabile che Kane venga cresciuto in un ambiente dove sia possibile formarsi una personalità vincente. Tatcher sarà l suo istruttore e la banca da lui controllata amministrerà l’immenso patrimonio del ragazzo fino al raggiungimento dell’età adulta.
Il carattere di Kane si rivela fin dall’infanzia un carattere ribelle e indipendente. Già al momento di partire da casa per andare in città, Kane si ribella a Tatcher usando come arma proprio la slitta. Quando, allo scoccare dell’età giusta, entra in possesso del capitale, si guarda bene dal seguire i consigli di Tatcher, e i suoi progetti di vita si orientano all’acquisto di un giornale di scarsa tiratura: il New York Daily Inquirer, e di farne uno strumento di lotta civile e politica. L’Inquirer diventa rapidamente un giornale lettissimo e divulgatissimo. E a Tatcher, che gli chiede il senso di questa operazione, Kane risponde che mentre le grandi imprese hanno di che difendersi, il danaro, i poveri cittadini, i contribuenti non hanno nessuno. Il giornale sarà il loro difensore, anche a scapito delle divulgazione di notizie non sempre veritiere. Le perdite all’inizio sono ingenti, ma col passare del tempo la situazione si rovescia, e gli utili cominciano ad affluire aumentando la ricchezza di Kane.
Ma la lettura delle memorie di Tatcher non risolve l’enigma della parola detta da Kane in punto di morte. Jerry se ne va deluso a cercare altrove la risposta.

Le interviste proseguono. È la volta del direttore dell’Inquire, Bernstein (Everett Sloane). Bernstein racconta l’episodio quando Kane ha acquistato l’Inquire. Ingresso nell’edificio, assieme a una quantità di arredi. L’incontro con il personale e col caporedattore che viene colpito e contrariato dal nuovo modo di far giornalismo che Kane impone. In questo nuovo modo, le notizie devono essere gridate, con titoli in grande rilievo. Così la notizia, anche se il fatto è in sé insignificante, diventa tale e la gente ne è interessata. L’attività giornalistica dovrà coprire tutte le 24 ore della giornata, e Kane abiterà nella stessa sede dove viene prodotto il giornale. Kane sulla prima pagine del giornale fa stampare in poche righe il programma: saranno pubblicate con onestà tutte le notizie che riguardano i cittadini e saranno difesi i loro interessi come esseri umani. Leland, uno dei più stretti collaboratori di Kane terrà per sé la minuta manoscritta di quel programma dandogli il valore storico dei grandi documenti che hanno cambiato il mondo.
Bernstein poi racconta il grande sviluppo del giornale. Kane si porta a casa il comitato di redazione più prestigioso, letteralmente portandolo via al giornale concorrente più importante e a maggior tiratura, il Cronicle. Dal quel momento la tiratura dell’Inquire supera quella di tutti gli altri giornali. Grandi feste, Kane si prende una vacanza in Europa, colleziona opere d’arte, gioielli, pietre preziose. Al ristorno si sposerà con Emily Norton, la nipote del Presidente degli Stati Uniti. Grane festa fra i dipendenti del giornale, ma il matrimonio finirà male, finisce di raccontare Bernstein. Kane si sposerà una seconda volta con Susan Alexander, ma anche in questo caso il matrimonio non durerà a lungo. Con delusione di Jerry Thompson, Bernstein, specificamente interrogato, non gli sa dire nulla a proposito della famosa parola pronunciata sul letto di morte: Rosebud. Comunque forse qualche notizia la si può ottenere da Jedediah Leland (Joseph Cotten), grande amico di Kane, anche se non sempre le loro opinioni coincidevano, ammesso che sia ancora vivo. Bernstein è da moltissimo tempo che non lo vede.

Ma Jerry sa che Leland è ancora vivo e sa dove si trova. E vi si reca.
Leland si trova in una specie di casa di salute assistito da medici e infermiere. Non ha difficoltà a parlare dei suoi ricordi. Ricorda la parola Rosebud, e la ricorda solo in quanto l’ha vista pubblicata sull’Inquire. Ma, soggiunge subito: io non credo alle notizie pubblicate da quel giornale. Il racconto si sposta così sul matrimonio di Kane con Emily Norton. Com’era quel matrimonio, chiede il giornalista. Come tutti i matrimoni, risponde Leland. All’inizio i sentimenti sembrano la cosa più importante. Poi incomincia il distacco graduale ma continuo, la conversazione fra i due langue, l’assuefazione prende il sopravvento, le notti spesso non li vedono assieme, il lavoro, o magari non solo quello, finiscono per allontanarli sempre di più. Nel frattempo Kane conosce in circostanze stravaganti una signorina, Susan Alexander. Fra i due nasce una forte simpatia che ben presto, sappiamo, si tramuterà in una relazione amorosa segreta. Le conseguenze tuttavia saranno disastrose quando Kane intende scendere in politica e si candida per la carica di governatore dello Stato. Il suo avversario è un certo Gettys (Ray Collins), persona losca, corrotta, senza scrupoli. Gettys, è in difficoltà. Kane nei sondaggi lo supera ampiamente. Getty allora, venuto a conoscenza della relazione adulterina dell’avversario, lo ricatta pubblicamente. Kane perderà contemporaneamente elezioni e moglie.
Questa disfatta aprirà una frattura dell’uomo col suo più grande amico. Leland se ne andrà a dirigere il giornale a Chicago.
Kane cambierà obiettivo per la sua vita. Si dedicherà all’opera lirica. Sposerà Susan, le costruirà un teatro dell’opera a Chicago, le farà inaugurare la stagione lirica. Il tutto a sue spese. Ma Susan è una cantante del tutto priva di talento, e le reazioni degli insegnanti che dovrebbero prepararla e del pubblico che la deve ascoltare sono decisamente ostili. Leland stesso, a Chicago scriverà un articolo di stroncatura. Questo gli costerà il licenziamento e l’allontanamento definitivo.

Jerry Thompson allora torna da Susan Alexander. Questa volta la donna lo riceve. E racconta la sua vita con Kane. Protagonista di quella vita, almeno per un certo periodo, è l’ossessione per il canto. Maestri di canto vengono ingaggiati. Un intero teatro lirico viene acquistato da Kane. Il debutto è a Chicago. La critica stroncante di Leland, con le crisi isteriche di Susan quando la legge cominciano a creare una frattura anche fra Kane e la cantante. A ben poco servono i servizi entusiastici dei giornali di Kane sulle apparizioni della donna nei diversi teatri americani. Un conto sono i giornali e un conto è il pubblico che deve essere affrontato. Susan finisce per tentare il suicidio e viene salvata per miracolo. Kane finalmente accetta che Susan non si dedichi più al teatro. I due andranno a vivere nel castello di Candalù, costruito proprio per la donna. In quella fastosa residenza tuttavia la vita, nonostante festini, invitati, grandi pranzi, picnic, si rivela di una noia insopportabile. A Susan non resta che dedicarsi a giochi individuali come i puzzle.
Alla fine, rendendosi conto che non c’è più nulla fra lei e Kane, e che la noia finisce di essere la padrone di tutto, Susan se ne va. Kane imboccherà la strada della solitudine che lo porterà alla morte.

Finita l’intervista, la tappa successiva del servizio sarà Candalù, dove verranno fotografati tutti gli angoli e tutti gli oggetti, testimoni della vita avventurosa di Charles Forster Kane. Rimane solo un’ultima intervista da fare per cercare di chiarire il mistero della famosa parola pronunciata sul letto di morte: al maggiordomo Raymond (Paul Stewart) che ha vissuto fino all’ultimo accanto al magnate. Forse egli conoscerà il segreto. Ma la risposta di Raymond è deludente. Sì, certamente Kane pronunciò quella parola quando, dopo l’abbandono da parte della moglie, nel fracassare tutti gli oggetti contenuti nella camera da letto, trovò una sfera di cristallo, di quella che agitate mostrano all’interno un piccolo paesaggio avvolto da una nevicata. Kane, prese in mano la sfera, la guardò e pronunciò la fatidica parola: Rosebud. La stessa sfera al momento della morte gli cadde dalle mani frantumandosi, mentre l’uomo pronunciava per la seconda e ultima volta la parola: Rosebud.
Tutto questo tuttavia non chiarì un bel nulla. La parola rimane il pezzo mancante di un puzzle, un po’ come avveniva nei puzzle copn i quali Susan Alezander giocava per far passare il tempo. Mentre la troupe giornalistica, dopo aver fotografato le centinaia di statue, di oggetti d’arte, di oggetti anche insignificanti, che rappresentavano la immensa collezione di Kane, prende la strada del ritorno, uomini di fatica gettano in una grande fuoco acceso in un grande camino, tutti gli oggetti che vengono giudicati inutili e quindi da rottamare. Fra questi c’è una slitta, che finisce anch’essa nel fuoco. E mentre la slitta brucia, si vede fra le fiamme che sul bordo vi è incisa la parola Rosebud. Si tratta evidentemente di quella slitta che, scagliata contro Tatcher da Charles bambino ribelle, ha segnato l’inizio della straordinaria carriera Charles Forster Kane.

Il film: straordinario il tema del potere della stampa. Straordinaria la figura di Kane, della sua smodata ambizione, del suo corteggiare e convincere tutti quelli che lo serviranno; anche lo stesso amore per le due mogli è sentito solo in funzione sua, e mai in funzione delle persone. Straordinaria la regia, con fotografie in bianco e nero che ricostruiscono un mondo nebbioso, ma che la luce della volontà di Kane lo percorre attraversandolo. Un particolare sottolinea questi aspetti: il giornalista che fa l’inchiesta lo si vede sempre di spalle e spesso come ombra: nel momento in cui una persona cerca di avvicinarsi a Kane e alla sua vita, cessa di essere tale. Sarà solo un’ombra che servirà ad accendere la luce rappresentata dalla vita di Kane.

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