L’ISPETTORE GENERALE (Revizor), di Nikolaj Vasil’evič Gogol’, 1836

N.Gogol_by_F.Moller_(1840,_Tretyakov_gallery)

In un paesino della vasta Russia arriva una notizia che mette in subbuglio tutti i notabili, a partire dal Podestà: è in arrivo l’Ispettore Generale, che ha il compito di controllare che tutte le istituzioni comunali funzionino al meglio. Naturalmente, si sa, non funzionano affatto, anzi, ci sono infiniti episodi di corruzione che coinvolgono Podestà, giudice del tribunale, preside dell’ufficio scolastico, direttore degli ospizi civili, ma anche, l’impiegato della poste e via via tutti gli altri funzionari pubblici. Occorre quindi correre ai ripari, per evitare di essere accusati e incorrere in punizioni.

Un esame fatto da ognuno di loro sull’attività di cui è responsabile, mette in luce le cose che dovrebbero essere corrette e mostrarne al meglio la funzionalità. Per esempio, il responsabile degli ospizi civili, deve fare in modo che le corsie dell’ospedale siano pulite e i malati siano pochi di numero: questo dimostrerà che i malati nell’ospedale guariscono rapidamente, e che l’uso di medicine è limitato al minimo. Anche nelle scuole occorrono interventi riparatori. Ad esempio l’insegnante di storia sembra troppo preso dall’entusiasmo quando parla di Alessandro Magno, e sbatte a terra le seggiole, rischiando di romperle. Occorre avvertirlo affinché moderi i toni. Il giudice alleva negli uffici branchi di oche. Allevare quegli animali va benissimo, ma non negli uffici pubblici, dove creano disordine e fanno danni. Poi ama troppo la caccia, e questo suo amore lascia troppe tracce negli uffici.
Comunque il pensiero dominante è: perché il ministero fa arrivare un ispettore proprio nel loro paesello? Forse qualcuno ha sporto denunce? Il Podestà, a questo punto, si rivolge all’ufficiale postale: sarebbe opportuno che egli guardasse dentro la posta per scoprire eventuali denunce e denunzianti. Poi, prima di inviarle a destinazione, le reincollerà. Ma questo, l’ufficiale postale confessa, lo ha sempre fatto.
Al culmine della discussione arrivano due personaggi, due possidenti, che sembrano essere gemelli, anche dal nome: Dobcinskij e Bobcinskij. I due riferiscono che hanno osservato la presenza di uno sconosciuto dall’aspetto cittadino, che alloggia nell’hotel da alcuni giorni, che non esce mai, che ordina tutto a credito senza pagare, e che sembra osservare tutto con attenzione. Il suo nome è Chlestakov. È evidente che potrebbe trattarsi proprio dell’ispettore generale preannunciato.
Podestà e notabili si agitano moltissimo. Il podestà chiama dipendenti del Comune e dà loro disposizioni affinché mostrino una città pulita, dove ferva attività edilizia, dove ogni cosa dia la sensazione di un’attività frenetica, etc. Quindi ci si decide di recarsi all’Hotel per verificare che cosa stia succedendo.
Rimangono la moglie del Podestà, che si dimostra essere una donna piacente e soprattutto ansiosa di piacere, e la figlia, ancora minorenne, a sua volta disposta a cominciare una vita indipendente, sotto certi aspetti in concorrenza con la madre.
Nell’hotel questo giovane vive in una stanza. Proviene dalla città. È un giovane gaudente, ama viaggiare con lusso, è appassionato al gioco e recentemente ha perso tutto contro un ufficiale che l’ha letteralmente ripulito. Ora non ha più soldi e cerca di mantenersi a credito. Purtroppo per lui il gestore dell’hotel non vuole sentire ragioni. Vuole che il giovane saldi i debiti, altrimenti si rifiuta di fargli avere altri pasti. Il suo servo, Osip, che gli fa un po’ da tutore, lo esorta a lasciar tutto e a tornare a casa, dove il padre potrà risarcirlo dei soldi persi. Mentre è in corso la discussione, arriva il Podestà. Immediatamente questi si convince di essere davanti al temuto ispettore generale in incognito, e subito si dà da fare per riverirlo. Ordina al gestore di trattarlo con tutti i riguardi e poi, visto il miserevole stato della stanza in cui il giovane alloggia, lo invita a casa sua dove troverà ospitalità sopraffina. Naturalmente le dimensioni della casa del Podestà non consentirebbero a un’ospitalità sontuosa, ma la natura dell’ospite è tale, per cui si faranno tutti i sacrifici necessari.
Intanto, a casa del Podestà, la moglie Anna e la figlia Maria discutono animatamente fra loro. Argomento: l’Ispettore Generale. Finalmente arriva Dobcinskij che le avverte dell’ospitalità in cui il Podestà si è impegnato. Occorre quindi provvedere, mettere ordine nella casa e fare gli acquisti necessari.
Nel frattempo il Podestà ha portato in giro per la città Chlestakov, mostrandogli che le cose vanno bene dappertutto e, soprattutto, portandolo a mangiare agli Ospizi Civili, dove viene consumato un pranzo sontuoso.
Alla fine ci si ritrova tutti a casa del Podestà. Chlestakov ascolta con interesse tutto quello che i vari notabili gli propinano, e gradualmente si rende conto che lo stanno scambiando per un’altra persona. Decide quindi di approfittarne. Fa la corte alla moglie del Podestà che non esita ad accoglierla, mentre anche la figlia sembra mettersi in concorrenza. Si beve, ci si diverte, si ride, si scherza finché il giovane si sente un po’ stanco Per riposarsi un po’, entra nella camera che è stata allestita per lui.
I notabili ora hanno un problema. Come riuscire a far schierare dalla propria parte l’Ispettore. Il mezzo più efficace dovrebbe essere quello di offrirgli dei soldi. Dai discorsi fatti in precedenza si è capito che il giovane è all’asciutto, e ne ha assoluto bisogno di essere foraggiato. Questa sembrerebbe la via più sicura, ma, ovviamente si ha paura che, davanti a offerte esplicite, l’Ispettore si offenda, e si ottenga l’effetto opposto a quello che si vorrebbe.
Tuttavia ci provano. Quando il giovanotto dopo il pisolino esce dalla camera a lui assegnata, tutti si dispongono a offrirgli del danaro. Con loro grande meraviglia e gioia, non solo l’interessato non si offende, ma gradisce moltissimo e lo intende come un prestito che, dice invariabilmente, restituirà non appena possibile.
Osip capisce che il tutto è il frutto di un equivoco che potrebbe essere scoperto da un momento all’altro con conseguenze disastrose, ma Chlestakov si sta divertendo troppo e vuole ancora qualche ora di svago. Decide pertanto di descrivere a un amico giornalista, affinché possa scrivere un articolo di satira per il suo giornale, l’avventura che gli sta capitando. Consegna la lettera a Osip che dovrà correre a spedirla per via postale.
L’avventura prosegue con l’arrivo dei commercianti, che vengono in fila a lamentarsi, e a denunciare le malefatte dei Podestà ai loro danni, con la speranza di essere ascoltati e ripagati. Usciti i commercianti, l’arrivo di Anna e di Maria è un’occasione per riprendere la corte alle due donne. Anna è disponibilissima, ma l’arrivo del Podestà interrompe l’incipiente idillio, che viene dirottato verso Maria, con tanto di promessa di matrimonio. La cosa, del tutto inaspettata, crea una stato di agitazione prima e di euforia dopo: il Podestà prevede di diventare suocero di un personaggio molto potente di San Pietroburgo, che ha accesso alle famiglie di più elevata nobiltà e di maggior potere. Questo significa per lui possibilità di promozione ai più alti livelli della società, ottenere addirittura il grado di generale. Chlestakov promette tutto, ma deve anche avvertire che, per ragioni di lavoro, deve partire immediatamente. Tornerà il giorno successivo.
In casa del Podestà si fa festa. Arrivano tutti. Anche i commercianti, che, avendo saputo della parentela che il Podestà acquisirà e del suo nuovo prevedibile enorme potere, non possono far altro che scusarsi per le denunce fatte, e subire le dovute ritorsioni.
Mentre la festa è al suo culmine, arriva l’impiegato postale che, come sempre non esita a leggere le lettere che gli vengono consegnate. Ha letto la lettera di Chlestakov al giornalista suo amico e svela ai presenti l’inganno in cui si sono cacciati. La festa viene bruscamente interrotta. Il Podestà e la moglie si sentono ingannati e disperati, la figlia è in lacrime. Mentre la situazione peggiora, e tutti fanno mostra di andarsene, arriva un drammatico avvertimento: dall’Hotel giunge un messaggero che invita immantinente tutti i notabili a presentarsi davanti all’Ispettore Generale, questa volta quello vero, per rispondere alle domande che verranno loro fatte. Così nella più nera disperazione si chiude la divertentissima e ferocissima commedia di Gogol, che colpisce con una satira nera la corruzione della burocrazia e della società russa.
La messa in scena di Damiano Michieletto è brillante, gli attori recitano molto bene, soprattutto l’interprete della parte del Podestà, che potrebbe essere benissimo il sindaco di una cittadina italiana, tale è il suo comportamento autoritario da una parte e servile dall’altra. Anche l’interprete di Anna rende molto bene l’ambiguità di un personaggio femminile che conosce bene il valore che viene racchiuso fra le sue gambe. Forse un po’ più opaco è l’interprete del personaggio di Chlestakov. Nella norma tutti gli altri personaggi che riescono a ricostruire una società di piccola corruzione, caratteristica dei piccoli funzionari che sfruttano il loro piccolo potere per piccoli aggiustamenti del loro modo di vivere.

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