LA CITTÀ E I CANI, di Mario Vargas Llosa, 1963

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È il primo romanzo del premio Nobel per la letteratura 2010 Mario Vargas Llosa. È un romanzo non facile da leggere. Attorno al racconto principale si intrecciano episodi che riguardano la vita passata dei principali personaggi, come veri e propri flashback, alcuni descritti in terza persona, da voce narrante esterna, altri in prima persona per bocca del protagonista. In questo modo emerge con maggior vivacità l’ambiente caratteristicamente sudamericano di una società in costruzione dove etnie diverse convivono in stretta vicinanza, e così le classi sociali, le lingue, i modi di interpretare la vita, le stesse culture più o meno avanzate o più o meno arretrate.


L’ambiente del romanzo è Lima, la capitale del Perù, e più precisamente la scuola allievi ufficiali Leoncio Prado (la stessa frequentata dall’autore). I protagonisti sono cadetti, giovani della borghesia peruviana e giovani proletari meritevoli, che compiono i loro studi in quello che a tutti gli effetti è un collegio gestito da militari. I frequentanti la scuola sono divisi in corsi (terzo, quarto e quinto) e in squadre comandate da un tenente. Ogni squadra ha in una camerata nella quale ogni soldato ha il suo ripostiglio (un armadio) e la sua branda dove dorme. I cadetti sono soggetti sia agli studi sia a esercitazioni militari, e soprattutto alla disciplina militare. Quotidianamente c’è l’adunata, l’appello, le marce, le istruzioni e la scuola in classe.
La storia coinvolge proprio alcuni di questi cadetti, tutti appartenenti alla stessa squadra.
Il protagonista principale è Alberto Fernandez, detto il “poeta”, giovane proveniente da una famiglia bene del distretto Miraflores, ma un po’ squinternata in merito ai rapporti fra i genitori. Il padre è un imperterrito dongiovanni, la madre è una donna, un tempo amante della vita in società, ora intristita dal comportamento del marito. Alberto ha il dono del saper scrivere: scrive storielle, racconti, spesso pornografici e anche lettere e li vende ai suoi compagni di squadra. È un ragazzo serio, non troppo studioso, che mantiene buoni rapporti con i colleghi della squadra.
Assieme ad Alberto, un altro cadetto ha un ruolo fondamentale nella storia: è Ricardo Arana, ragazzo debole, pauroso, timido, trattato a pesci in faccia da tutti i suoi colleghi, che spesso e volentieri lo maltrattano o si fanno servire. È soprannominato lo “Schiavo”, per il fatto che, pur subendo angherie e malefatte da tutti, non reagisce e sopporta. Ricardo è vissuto fin dalla nascita con la mamma. Solo in un secondo tempo conosce il padre, col quale fin dall’inizio si sviluppa un contrasto che spesso culmina in punizioni. Questo rude trattamento, che avrebbe lo scopo di rafforzarne il carattere, al contrario lo deprime ulteriormente. Alberto, che in un primo tempo lo disprezza, come fanno i colleghi, finisce per averne pietà, e poi considerazione, gli si avvicina e diventa suo amico, pur criticandone il carattere troppo remissivo.
Altri cadetti che svolgono un ruolo importante nella storia sono il Giaguaro e i suoi accoliti. Il Giaguaro è uno dei personaggi protagonisti. Nel libro non ha nome. È un personaggio violento, anzi l’immagine stessa della violenza. Ha indiscutibili qualità di leader, disprezza vigliaccheria, i soprusi gratuiti, le spie. È cresciuto senza padre. A scuola, prima di frequentare il Leoncio Prado, conosce Teresa, una fanciulla della quale si innamora. Ma non tollera che altri le si avvicinino, e quando capita, picchia senza riguardi il malcapitato. In questo modo Teresa finisce per allontanarlo. È instradato sulla via del furto e della malavita da un amico carissimo, Higueras, il secco, che lo aiuta in tutti i modi e lo fa diventare un vero uomo. Al collegio si circonda di accoliti, e forma il Circolo, fra questi, particolarmente a lui fedeli sono il Boa, affezionatissimo al cane che vive nella scuoia, la Malpapeada; Porfirio Cava, il montanaro; il Rulos.
Un ruolo importante lo svolge il Tenente Gamboa, il comandante della squadra cui appartengono i cadetti protagonisti del romanzo. È un ufficiale duro, molto ligio ai regolamenti che conosce alla perfezione, sempre davanti ai suoi cadetti nelle istruzioni e negli esercizi, intollerante della pigrizia, stimatissimo da colleghi e superiori. Per queste sue indiscutibili doti può permettersi di non accettare compromessi di basso profilo, e di mostrare umanità quando ritiene che ce ne sia bisogno.
Fra le donne il ruolo principale è ricoperto da Teresa, una fanciulla delicata della quale si innamorano in successione il Giaguaro, la Schiavo e Alberto. Avrà una parte importante nello svolgersi degli eventi narrati nel romanzo.

La vita nel collegio risponde a una logica di violenza. Fra i diversi corsi si instaurano situazioni di conflitto che portano a conseguenze a volte anche pesanti. I frequentatori del terzo corso, cioè quelle che potremmo definire come “matricole”, devono sottostare la battesimo, cioè a atti di violenza sulle loro persone da parte dei frequentatori degli altri due corsi, che vanno da pestaggi a veri e propri atti di umiliazione, a imposizioni di vario genere. I frequentanti del terzo corso vengono chiamati “cani”. Anche i cadetti protagonisti della nostra storia, alla frequenza del terzo anno hanno dovuto subire il battesimo, ad eccezione del Giaguaro, che si è contrapposto con successo ai vari tentatiti. I rapporti tra il quarto e il quinto corso sono pure tesi, in quanto il cadetti del quarto corso sono portati a vendicarsi su di loro del battesimo che l’anno precedente avevano proprio da loro dovuto subire.
Oltre ai conflitti fra i corsi, la violenza fra i cadetti si manifesta in numerosi modi, violando sistematicamente i regolamenti: non solo per l’introduzione del fumo, ma anche di alcolici e droghe varie, gioco, episodi di omosessualità e addirittura di rapporti con animali, fughe notturne mediante scavalco della mura di cinta, etc. Per le infrazioni a regolamento, la punizione di solito è la consegna, ossia la proibizione alla libera uscita del sabato e della domenica.

Il racconto ha inizio con il furto delle domande preparate dalla scuola per l’esame di chimica. Sarà il montanaro Cava, estratto a sorte fra i fedeli del Giaguaro, a compierlo. Cava esegue, e Ricardo lo vede. Durante l’operazione si verifica la rottura di un vetro e questo permetterà a suo tempo agli ufficiali di scoprire che c’è stato il furto. L’esame di chimica è molto temuto. Fra quelli che più lo temono c’è Alberto, che in tal modo chiede al Giaguaro di vendergli le risposte trafugate. Ma l’incidente rende prudenti gli autori del furto, che si rifiutano di distribuirle. Ricardo, studioso e quindi preparato, tenta di passarle all’amico, ma il tenente Gamboa se ne accorge e lo impedisce, punendo così il cadetto.
Ricardo si è innamorato di Teresa. La fanciulla abita vicino a casa sua ed egli le ha chiesto di andare al cinema con lui. La ragazza accetta. Ma al giorno previsto per l’appuntamento, Ricardo non può uscire, è consegnato. Prega Alberto avvertirla. Alberto va a trovare la ragazza, si innamora di lei, le tace dell’impedimento dell’amico e la porta al cinema, intraprendendo a sua volta con la ragazza un rapporto. Ovviamente Alberto tace a Ricardo questi nuovi sviluppi.
Quando gli ufficiali scoprono il furto delle domande d’esame, pretendono di sapere il nome del colpevole, e per farlo uscire consegnano in modo permanente tutta la squadra. Il tempo passa. Alberto mantiene con Teresa un rapporto epistolare all’insaputa di Ricardo, e ovviamente si sottrae alle richieste del compagno, che non è ancora riuscito a vederla, di scriverle delle lettere. Le cose vanno per le lunghe e Ricardo è ansioso di rivedere Teresa. Per ottenere la libera uscita rivela a un tenente il nome dell’autore del furto. Otterrà in questo modo di poter uscire, ma non vedrà Teresa, perché il padre, sempre particolarmente severo, gli vieterà di uscire da casa. Alberto teme che Ricardo incontrando Teresa scopra il suo inganno, e a sua volta corre a trovare la fanciulla, e scopre che è ignara della cosa. Tutto sembra risolversi. Ma nella camerata il circolo attorno al Giaguaro decide di scoprire la spia e vendicarsi. Questo avviene durante un’esercitazione militare con le armi. Un colpo sparato non si sa da dove colpisce Ricardo e lo uccide. In un primo tempo gli ufficiali, anche per impedire lo scandalo che ne seguirebbe, sostengono la tesi che Ricardo, notoriamente cadetto maldestro, abbia commesso una mossa sbagliata e si sia così ucciso per errore. Ma Alberto è in preda al rimorso. Sa che è stato Ricardo a fare la spia: era ansioso per Teresa, voleva incontrarla visto che, mentre era consegnato non poteva avere sue notizie. E tutto questo in conseguenza del suo inganno nei confronti dell’amico. Suggerisce al tenente Gamboa che Ricardo è stato assassinato, ucciso dal Giaguaro per vendetta. Non ha prove diretta, ma è in grado di dimostrare tutte le irregolarità della squadra e soprattutto la vicenda della spiata di Ricardo e della minacciata vendetta del Giaguaro quando l’ha scoperto. Gamboa sa che questa confessione comporterà gravi problemi per la scuola ma anche per sé. Ma ligio ai regolamenti, nonostante che venga sconsigliato o addirittura minacciato dai superiori di non farlo, manderà avanti il rapporto. Intanto inizierà le indagini perquisendo la camerata e scoprendo le gravi irregolarità di comportamento dei cadetti. Questi ultimi attribuiscono la responsabilità al Giaguaro, e lo abbandonano. Alberto verrà interrogato ufficialmente, e davanti alla pressione degli ufficiali superiori e alla convincente negazione del Giaguaro, finirà per ritrattare tutto. Ma Alberto aveva ragione. Il Giaguaro lo disprezza per la spiata, ma ne capisce il motivo. Non accetta invece il comportamento dei commilitoni che lo hanno tradito. Decide di confessare al tenente Gamboa il proprio delitto, ma questa volta Gamboa capisce che è meglio sorvolare su tutto. Convince il Giaguaro a non confessare. Egli, come comandante di una compagnia che si è resa responsabile di comportamenti illeciti, viene giudicato in modo negativo e viene trasferito per punizione a una sede più disagiata sulle Ande.
Il romanzo finisce con la conclusione dei destini dei due protagonisti. Alberto romperà il suo rapporto con Teresa, incontrerà un’altra fanciulla di una claasse più elevata, del suo stesso livello e la sposerà. Teresa invece si incontrerà nuovamente col Gigante che le chiederà di sposarlo. La ragazza accetterà.

Il libro ha molti spunti autobiografici, dato che lo scrittore ha frequentato il collegio militare per due anni ed è rimasto sconvolto dalla violenza che vi regnava, sia da parte dei cadetti che da quella degli ufficiali. Il libro vuole essere una denuncia e una presa di coscienza di quanto la violenza non conduca da nessuna parte, e lasci gli uomini in balia di se stessi. Il libro fu giudicato molto negativamente negli ambienti dell’esercito e si racconta un episodio nel quale il libro sarebbe stato bruciato nel cortile del Leoncio Prado.

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