SÉRAPHINE, di Martin Provost, 2008
Ho visto il film di Martin Provost SÉRAPHINE. Viene mostrata per sommi capi la vita di questa strana pittrice (l’attrice Yolande Moreau), poverissima, di carattere strambo, che viveva facendo lavoretti di servizio ora a questa ora a quella padrona di casa.
Nel film la vediamo camminare per i campi in adorazione di alberi e fiori, col suo cappello rigido, il suo scialle sulle spalle, un grosso cesto dove sono contenuti misteriosi oggetti, con la sua andatura incerta e semi-zoppicante. Oppure la vediamo pulire il pavimento delle case dove lavora per pochi centesimi di franco. Ma negli intervalli del suo faticoso e umile lavoro, la vediamo nella sua stanzetta davanti a delle tavole di legno, disegnare e dipingere fiori, alberi, foglie, con colori vivi, contrastanti, sconvolgenti. I colori se li fa lei, ruba il sangue delle bestie macellate dal macellaio, ruba in chiesa la cera dei lumini, compra delle strane resine, raccoglie nei prati delle erbe di diversa natura, mescola il tutto, e ne fuoriescono colori che non hanno riferimento nella pittura tradizionale, e tanto meno nella vita comune. Quando le viene chiesto come ottiene i colori, ella risponde: è un mio piccolo segreto. Se lo dico, non sarebbe più un segreto. I suoi quadri hanno tutti un soggetto che si riferisce alla natura: fiori, foglie, alberi, frutta, etc. Il suo talento sembra derivare da una forma di misticismo e di intensa fede, soprattutto nella Madonna.
Subito prima della scoppio della Prima Guerra Mondiale, viene scoperta da un famoso gallerista di nazionalità tedesca, Wilhelm Uhde (interpretato dall’attore Ulrich Tukur) che viene a trascorrere un periodo di tempo proprio a Senlis, dove vive Séraphine. Uhde ne capisce il talento, e la lancia come importante pittrice naïve. Purtroppo lo scoppio della guerra prima, e la grande depressione poi, nel 1929, ostacolano il disegno del gallerista e impediscono a Séraphine di imporsi al mondo dell’arte. Anzi, col passare del tempo, le stramberie del suo carattere emergono in modo sempre più marcato, finché la donna sarà ricoverata in manicomio nel 1930, dove smetterà di dipingere. Morirà, sempre in manicomio, nel 1942. Alla fine della seconda guerra mondiale i suoi quadri riprenderanno una certa notorietà.
Personalmente trovo i suoi quadri affascinanti. Nel film ne vengono mostrati diversi: alcuni dei primi tempi e poi una bella serie di quadri della fine degli anni Venti, quando la pittrice aveva raggiunto la piena maturità. Io ho postato su FB un quadro del periodo iniziale Le Chardons, e due suoi quadri che mi sono sembrati particolarmente significativi del periodo maturo: l’Arbre de la vie, l’Arbre de Paradise. Altri ne posterò. Secondo me vale proprio la pena di conoscerla. E il film di Provost è molto utile in questo senso.
Foto di Séraphine de Senlis
Les Raisins (1920-21 ca) – Olio su legno cm 19 x 25 – Senlis, Musée d’Art et d’Archéologie
Les grenades (1920 ca) – olio su legno cm 18,5 x 23 – Senlis, Musée d’Art et d’Archéologie
Les Cassis (1918) – Olio su tela cm 19 x 24 – Senlis, Musée d’art et d’archéologie
Fleurs dans un panier (1910) – Guazzo su carta cm. 29 x 20,5 – Senlis, Musée d’art et d’archéologie
Les grandes marguerites (1925-28 ca) – Olio su tela, cm 195 x 130 – Senlis, Musée d’art et d’archéologie
Les Fruits (1928) – olio su tela cm 92×73 – Collezione privata
Deux Grandes Marguerites (data non specificata) – Olio su tela cm 81 x 65 – Collezione privata
Feuilles (1928-29) – Olio su tela cm 195 x 130 – Collezione Dina Vierny
Grappes et feuilles roses (1927) – Olio su tela, cm 116 x 89,5 – Senlis, Musée d’art e d’archéologie
Fleurs et fruits (1920) – Olio su tela cm 146 x 97 – Collezione Dina Vierny
Fleurs des Champs, 1924 ca. – Olio su tela cm 79 x 60 – Collezione privata