SOTTOMISSIONE (Soumission) 2015, di Michel Houellebecq
Visto il tema principale del romanzo, non è un caso che il protagonista, François, sia uno studioso di Huysmans, lo scrittore francese famoso per essere l’iniziatore (?) o comunque il simbolo del decadentismo (letterario).
Houellebecq, attraverso François, cerca di rispondere a una domanda che, credo, molti occidentali si stanno facendo: cosa succederebbe se, in seguito a un’immigrazione sempre più estesa e una prolificazione sempre più grande, i musulmani fossero in grado di realizzare un partito politico e, attraverso alleanze di vario genere e campagne ellettorali, fossero in grado di entrare nella logica del potere. Certo, ci dice Houellebecq, non ci si deve aspettare quello che oggi sembra il pericolo maggiore legato all’islamismo, l’estendersi del terrorismo. No, certo. Un partito islamico nella prospettiva presa in considerazione sarebbe certamente una forza moderata, una specie di DC in chiave islamica.
Ma la sua presenza nelle stanze del potere che influenza avrebbe sul modo di vivere degli occidentali? Nel romanzo Houellebecq immagina che l’impegno più forte il partito islamico lo impiegherebbe nell’accaparrarsi il governo della pubblica istruzione. Vorrebbe esercitare la guida sulle scuole, soprattutto quelle pubbliche, e imporrebbe una serie di regole che, senza apparire oppressive e impositive, sarebbero comunque in sostanza capaci di influenzare in senso islamico l’educazione e l’istruzione dei giovani.
Si introdurrebbe, almeno nell’ambito della cultura e della vita sociale, una forma soft di sharia (come la definisce Houellebecq). Le donne riacquisterebbero quel ruolo di “fattrici” che, secondo la legge islamica che si appella alla legge naturale, spetterebbe loro; mentre ai maschi sarebbe riservato il ruolo di procreatori. Questo farebbe diventare normale la poligamia e nello stesso tempo le donne dovrebbero evitare di suscitare pubblicamente il desiderio (legittimo) del maschio indossando vestiti appropriati (velo, calzoni, etc.).
Il sistema finirebbe per far sì che, soprattutto nell’ambito della professione dell’insegnamento scolastico e universitario, gli insegnanti finirebbero per trovare più semplice e forse anche più conveniente e, per alcuni, molti forse, più giusta la conversione all’Islam. E questo è appunto ciò che accade al protagonista.
Si tratta proprio di un percorso simile al decadentismo di Huysmans: rifiuto di una difesa della cultura tradizionale che sembra non rispondere più alle esigenze interiori (ed esempio il valore della famiglia come scambio di sentimenti amorosi, oppure l’appellarsi alla storia come fonte della nostra conoscenza, o la valorizzazione della natura come strumento del progresso) e scivolare nella noia; accettazione di un modo di vivere che offre solo una serie di ritualità alle quali ci si può adeguare senza sforzo e forse anche con piacere (come la poligamia o l’uso della donna come “sottomessa”), e in tal modo riattivare, almeno in superficie, antiche e nuove amicizie. Ne è un esempio l’unica storia d’amore che percorre il racconto, quella di François con Myriam, bellissima ragazza ebrea che, intuendo i pericoli che la nuova situazione politica comporterebbe per le persone della sua religione, emigra di tutta fretta in Israele. Il rapporto amoroso si interrompe, lascia all’inizio qualche strascico nello stato d’animo del protagonista, ma poi il tutto sprofonda nella noia, non attenuabile dalla speranza di un nuovo rapporto amoroso.
Il romanzo naturalmente affronta il problema posto mediante un racconto di fantapolitica. In Francia ci sono le elezioni presidenziali. Da una parte il Fronte Nazionale della Le Pen, maggioritario, di destra razzista e omofoba; dall’altro due grossi partiti: la Fratellanza Musulmana, guidata da Mohamed Ben Abbes, e il Partito Socialista. Al ballottaggio si dovranno confrontare il Fronte Nazionale e la Fratellanza musulmana che ha superato, sia pur di poco il PS. Per impedire la vittoria del Fronte Nazionale, il Partito Socialista è costretto a sostenere la Fratellanza; cosa possibile in quelle condizioni, visto il suo carattere moderato. La Fratellanza vincerà, e il suo presidente influenzerà la politica estera in funzione della creazione di un grande impero, che non sarebbe altro che la ricostruzione dell’Impero Romano in chiave islamica. Quindi si metterà in atto la ricerca di un’alleanza con tutti i paesi islamici che si affacciano sul mediterraneo (mare nostrum) in modo tale che vengano a far parte dell’Europa. Neanche a dire, che Ben Abbes, persona apparentemente moderata, ma nella sostanza dotata di estrema ambizione, tanto da paragonarsi all’imperatore romano Augusto, si vede proiettato come presidente di questa nuova grande entità geopolitica che sarà, naturalmente, a maggioranza islamica e regolamentata dalla legge coranica della sharia, sia pure nella sua versione soft.
Il libro è scritto in modo fluido; il racconto è sostenuto in modo da tener desto l’interesse del lettore; gli aspetti pornografici, relativi al rapporto di François con Myriam, sono presenti secondo lo stile di Houellebecq, senza tuttavia soffocare la scrittura. In sostanza lo definirei un buon racconto basato su un problema immaginario ma neppure troppo lontano dai timori della gente comune, sconvolta da una immigrazione sempre più estesa e da una prolificità delle famiglie musulmane di gran lunga superiore a quella delle famiglie cristiane. Viene in mente la frase: gli islamici vinceranno la guerra contro noi occidentali grazie al ventre delle loro donne.
In sostanza, la valutazione complessiva del romanzo, lungi dal considerarlo un capolavoro, mi pare che manchi anche di quel surplus che lo collochino nella parte alta dei giudizi. Tre stelle, quindi, sono più che sufficienti.