LA TERRA TREMA, di Luchino Visconti (1948)
È il secondo film di Luchino Visconti. Come in Ossessione, anche in La terra trema, l’ambientazione è veristica. Siamo in un paese della costa ionica della Sicilia, Aci Trezza, in provincia di Catania. È un paese di pescatori, di povera gente che vive per l’attività quotidiana della pesca. La pesca è la fonte della loro vita, ma si tratta di una vita grama. Sulla costa i pescatori, che approdano con le loro barche all’alba, dopo una notte di intenso e affaticante lavoro, sono attesi dai grossisti, ai quali sono costretti a vendere il pesce appena pescato. Il ricavo è misero. I grossisti approfittano, lo comprano a prezzi miserabili per rivenderlo sul mercato e così arricchirsi a spese dei pescatori.
Visconti costruisce il film in bianco e nero, facendolo interpretare da veri pescatori; il linguaggio parlato è un dialetto siciliano a volte anche molto stretto e di non facile comprensione.
Il modello del film è il romanzo di Verga I Malavoglia. Nella trama ci sono molti aspetti in comune, e in entrambi i casi i protagonisti sono una famiglia patriarcale di pescatori: la famiglia dei Toscano, detti i Malavoglia, nel romanzo; la famiglia Valastro nel film. Le famiglie si trovano ad affrontare gravi avversità e la disgregazione dell’unità familiare che ne consegue a causa della perdita della loro barca distrutta nel corso di una tempesta marina.
La differenza fra il romanzo e il film è soprattutto nell’impostazione: nei Malavoglia lo sviluppo della trama trova motivazione nei conflitti che l’irruzione del mondo moderno provoca nell’ambito del mondo rurale siciliano; in La terra trema l’impostazione è soprattutto politica: lo sfruttamento del lavoro umano e la ribellione; la lotta degli sfruttati, lotta nella quale gli sfruttati sono costretti a pagare un prezzo altissimo.
Il film ha come ambientazione il piccolo paese di Aci Trezza, la sua costa, i faraglioni che la fronteggiano, la riva del mare dove approdano le barche dei pescatori, le piccole e strette straduzze che percorrono il borgo, le colate laviche che col loro percorso interrompono il paesaggio, e poi gli abitanti, in massima parte pescatori, con i loro abiti sdruciti, il berretto in testa, gli stivali ai piedi, le reti da pesca arrotolate sulla schiena mentre rientrano, oppure seduti per terra a ricucirne gli strappi.
In questo ambiente, splendidamente descritto, vero, vivo, incontriamo la famiglia dei Valastro. Come tutti, gli uomini hanno passato la notte in mare a pescare, a tirare le reti e a riempire la barca di pesce. C’è il nonno, c’è ‘Ntoni, un po’ il capofamiglia da quando il padre è morto in mare, ci sono i fratelli più giovani. Al ritorno, assieme agli altri pescatori, devono contrattare con i grossisti. Il prezzo offerto è basso, appena sufficiente a vivere una giornata, ma ogni tentativo di ottenere un aumento si spegne davanti all’intransigenza dei compratori. I pescatori più anziani sopportano, ma i giovani si sentono umiliati e cercano di ribellarsi, si rifiutano di cedere, si viene alla mani, ma alla fine non c’è nulla da fare. ‘Ntoni, fra tutti è il più determinato, in una delle risse di cui è protagonista, viene denunciato dai grossisti, viene arrestato e condannato al carcere. La prigionia, fortunatamente dura poco: la denuncia viene ritirata e ‘Ntoni torna a casa.
La vita riprende. ‘Ntoni è innamorato, ricambiato da una fanciulla, Nadia, e dopo la pesca corre a salutarla e a passare con lei la mattinata. La sorella Mara è anch’essa innamorata, di un muratore, Vanni, col quale parla stando alla finestra. L’altra sorella, Lucia, è ancora giovanissima, molto bella e attira le attenzioni del maresciallo dei carabinieri che cerca, inutilmente, di farle la corte. Gli altri, i giovincelli e i bambini più piccoli sono accuditi dalla madre e dalle due ragazze.
Si riprende a lavorare, ma nella mente di ‘Ntoni nasce un’idea. Se i grossisti si arricchiscono col loro lavoro, perché invece di lavorare per i grossisti non si comincia a lavorare per se stessi? L’idea fa strada. Se ne parla in giro. Se ne parla soprattutto all’interno della famiglia: ‘Ntoni ne discute col nonno, con i fratelli, Cola, Alfio e gli altri, ma anche con la madre, Maria, e con le due sorelle più giovani. La decisione è presa. Il capitale necessario lo si otterrà mettendo un’ipoteca sulla vecchia casa di famiglia. Ci si veste in modo dignitoso, si prende la corriera e si fa un viaggio fino al capoluogo. Si spera che anche altri trovino il coraggio di fare la stessa scelta, ma purtroppo gli altri pescatori, timorosi, non lo seguono. Non importa, andranno da soli. È una giornata storica. Il giorno successivo sarà il primo della nuova attività. I grossisti vedono di malocchio questa iniziativa. Sanno che ‘Ntoni è un bravissimo pescatore, e le sue pesche sono sempre abbondanti e hanno procurato loro ingenti guadagni. La sua uscita di scena li danneggerà, e augurano a ‘Ntoni di non farcela.
L’impresa di ‘Ntoni nasce sotto buoni auspici. Proprio il primo giorno di pesca ci si imbatte in grossissimo passaggio di acciughe. La pesca è ricchissima. Si riempiono bidoni e bidoni. Si acquista il sale per la conservazione, cominciano le spese, comunque le cose vanno avanti. Non ci si può fermare. Una notte il tempo è minaccioso, ma la situazione economica non consente tregue. Si va in mare ugualmente. Si scatena la tempesta. Al mattino la barca dei Valastro non fa ritorno.
C’è disperazione nei volti delle donne Valastro e anche nei colleghi. Si teme il peggio. Fortunatamente ‘Ntoni e gli altri riescono a tornare ad Aci Trezza, rimorchiati, ma la tempesta ha distrutto la barca, con tutto quello che conteneva. Tutto il lavoro, le prospettive, le possibilità se ne vanno in fumo. È la miseria.
Per ‘Ntoni è dura. È costretto a cercare lavoro come lavorante a giornata, lui che era padrone della sua barca. Ma nessuno lo vuole assumere. I grossisti lo beffeggiano, e lo isolano. ‘Ntoni si sente abbandonato. Anche la fidanzata non si fa più vedere. La sorella Mara è costretta a lasciarsi con Vanni. Lucia non troverà certo marito in quelle condizioni, mentre il maresciallo dei carabinieri si fa più pressante con regali di vario genere. Sappiamo che cederà.
La fame comincia a farsi sentire. Vengono venduti a prezzi stracciati tutti i bidoni di acciughe, ma anche questo non basta a sfamare la famiglia, e soprattutto non ci sono i soldi per riscattare l’ipoteca. La banca è inesorabile. La vecchia casa di famiglia, quella che è stata loro per generazioni viene sequestrata e passerà ad altri proprietari. Ormai tutto è finito. Il nonno, totalmente invalido è portato all’ospizio; ‘Ntoni passa le serate a ubriacarsi assieme ad altri cialtroni; Cola si guarda attorno senza prospettive; incontra uno straniero, e si fa arruolare assieme a un altro gruppo di giovani. Il suo destino sarà di entrare nella malavita organizzata. Lucia se ne andrà di casa e farà la prostituta nel capoluogo. Mara riuscirà a mantenere un po’ di orgoglio e si dedicherà a quello che rimane della famiglia. Per ‘Ntoni e i bambini l’unica possibilità di sopravvivenza è quella di accettare la vergogna di passare al servizio di grossisti.
Visconti ha prodotto un capolavoro. Il tema principale della storia è quello di una rivolta individuale che si arresta davanti a una società classista. Il discorso polito-sociale si innesta in un ambiente che più veristico non potrebbe essere. Gli attori, pur non essedo professionisti, riescono a vivere e far vivere quella società di persone sfruttate, sempre in lotta con la miseria, e con gli sfruttatori. Il linguaggio parlato, il siciliano, non è facile da comprendere, ma lo sviluppo degli eventi è talmente chiaro che il film è perfettamente comprensibile.