THE DEATH OF KLINGHOFFER, di Adams in DVD

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Ho recentemente visto il DVD di questa opera di Adams, sotto la direzione dello stesso autore. Purtroppo non si tratta di una ripresa teatrale, ma di un film. A me i film di “opera” in genere non piacciono. Vi sono alcuni film-opera che io trovo bellissimi film (come, ad es., Il Flauto magico diretto da Bergman, il Don Giovanni di Losey, la Carmen di Rosi), ma faccio fatica a considerarli delle rappresentazioni operistiche. La maggior parte invece, secondo me, sono solo dei brutti film. A questa logica mi pare che non sfugga neppure questo DVD.

 La storia è quella del sequestro della motonave Achille Lauro, avvenuto nel 1985, da parte di un commando di terroristi palestinesi, cui fa seguito l’assassinio di Leon Klinghoffer, un ebreo americano invalido e costretto su una carrozzella.

L’opera di Adams e il libretto della Goodmann sono molto belli. La narrazione dei fatti è un po’ il pretesto per risalire alle sofferenze di due popoli, quello palestinese e quello ebraico, cercandone le “cause” più che non le “ragioni”. La struttura mi pare quella della tragedia greca, dove gli interventi dei protagonisti si alternano a splendidi interventi del coro, che scavano nelle radici del dolore, dell’odio che si nutre solamente dell’odio dell’altro. Le parole della Goodman non ricercano giustificazioni, né da una parte né dall’altra, ma si sforzano di trasmettere queste sofferenze attraverso immagini allegoriche, oppure attraverso il rimpianto di ricordi, limitando al minimo indispensabile la parte rappresentativa della tragedia.

La musica di Adams illustra queste profonde sensazioni con grande varietà formale: il canto dei protagonisti varia fra il recitativo e l’arioso declamato, con toni che vanno dal lirismo della reminiscenza di tempi felici, alla ferocia degli ordini impartiti ai passeggeri, al tono sdegnato della moglie di Klinghoffer, al tono ironico della passeggera austriaca (il cui canto è un parlato-sprechgesang), a quello civettuolo della ballerina inglese, etc. fino  agli stupendi canti del coro nelle descrizioni allegoriche. Da notare per la sua bellezza l’arioso di Omar (la cui parte è affidata ad un mezzosoprano), accompagnato da un coro senza parole, estremamente dolce e pieno di reminiscenze di un giovane palestinese sbalzato da una quieta povera vita familiare agli orrori del terrorismo.

L’accompagnamento orchestrale è ricco di timbri, di ritmi e di armonie: da fasce sonore spesso dissonanti, a dialoghi della voce con uno strumento (bellissimi alcuni interventi del fagotto, per esempio nell’arioso iniziale di Mamoud o all’inizio dell’arioso finale di Marilyn Klinghoffer, come, ad es. alcuni raddoppi della voce da parte dei tromboni nell’arioso di Rambo), a vere e proprio propulsioni di tipo minimalistico, soprattutto nei momenti più concitati, come in occasione dell’assassinio, o nello sdegnato arioso finale di Marilyn, o nella parte finale del coro degli esuli palestinesi che sognano la rivincita contro Israele, etc. Di questi esempi è ricchissima l’opera.

Insomma, la mia sensazione è che si tratti di una forma teatrale che si avvicina alla staticità delle tragedie greche (penserei soprattutto a Eschilo), dove il richiamo alle radici degli eventi e dei sentimenti prevale sull’azione immediata e diretta, e che si gioverebbe di una regia che desse grande spazio al simbolismo.

Ciò non avviene nel film.

Il regista tende a riprodurre un ambiente realistico. All’inizio vengono mostrate le scene dell’imbarco; poi per la maggior parte del tempo lo scenario è rappresentato dall’interno della nave, i suoi saloni, i suoi ponti, le sue cabine etc. Le riprese mostrano i turisti nelle loro varie occupazioni; successivamente le scene del sequestro operato dai quattro terroristi palestinesi, l’agitazione dei passeggeri, i mitra spianati, le facce feroci o terrorizzate, le corse per i corridoi e i ponti, gli spostamenti convulsi, la plancia col capitano, gli inutili tentativi di comunicare con i porti siriani, i pianti e le minacce, gli insulti e infine l’assassinio di Klinghoffer, la conclusione con l’arresto dei dirottatori, lo sbarco e la rivelazione a Marilyn Klinghoffer dell’assassinio del marito, la reazione sdegnata, disperata della vedova.

A questo si aggiungano intervallati spezzoni di documentari o di frammenti di film girati ad hoc, dove si mostrano scene della cacciata dei palestinesi dalle loro terre dopo la proclamazione dello Stato di Isreale, scene dell’olocausto, frammenti di telegiornali che danno notizia degli eventi del sequestro della nave, scene dell’intifada, di attentati terroristici, azioni armate dell’esercito israeliano, etc.

Tutto questo “realismo” finisce per essere ripetitivo, enfatico, privo di immaginazione. Il regista è costretto durante gli ariosi declamati a soffermarsi spesso su primi piani in cui le espressioni dei cantanti sono scarsamente significative. I cori sono stati in gran parte tagliati, e quelli eseguiti (solamente tre dei sette che comprende l’opera) sovrapposti a spezzoni di filmati le cui colonne sonore finiscono per disturbare pesantemente la musica.

La direzione di Adams mi è sembrata molto buona. E così i cantanti. Peccato per i tagli dei cori, che sono tutti bellissimi e francamente non capisco come il compositore-direttore abbia potuto accettare di escluderne la maggior parte.

In conclusione un DVD molto deludente.

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