EINE FLORENTINISCHE TRAGÖDIE, agli Arcimboldi

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Finalmente l’ho vista! Al mio turno d’abbonamento era destinata l’ultima replica. Avevo ripetutamente ascoltato l’opera nel CD diretto sempre da Conlon: la musica è così raffinata, così ricca di dettagli che ad ogni riascolto scoprivo cose nuove che mi rendevano sempre più chiaro l’ordito. Eppure, agli Arcimboldi mi sono trovato di fronte a qualche cosa di diverso e ancora più affascinante.

Intanto, per chi non la conoscesse, ma anche per spiegare meglio ciò che di quest’opera ho capito e apprezzato, qualche parola sulla trama e sulla drammaturgia è necessaria.

L’opera è tratta da un lavoro incompiuto di Wilde, che il poeta inglese scrisse mentre scontava il carcere per l’accusa di omosessualità.

La tragedia ha una trama molto semplice. Guido (Robert Brubaker), aristocratico fiorentino ha una relazione amorosa con Bianca (NadiaM ichael), la moglie di Simone (James Johnson), mercante di stoffe, quindi un borghese. Il lavoro inizia con il ritorno di Simone alla fine di una giornata di lavoro. In casa egli vede Guido. Intuisce subito che la sua presenza è il segno del tradimento della consorte, ma non lo dà a vedere. L’alto lignaggio del personaggio gli suggerisce una via contorta e subdola per arrivare a vendicarsi.

All’inizio egli si dimostra servile, canta le lodi del principe, gli offre la propria merce decantandone lusso e bellezza, ma ottenendone risposte strafottenti e ironiche. Simone comincia allora a tessere una ragnatela che fra modi servili e velate allusioni, in un crescendo di duello verbale, porterà i due ad uno scontro diretto con le armi, durante il quale Simone ucciderà il rivale. La moglie, che odia il marito, incita l’amante ad ucciderlo. Ma quando Simone ha il sopravvento, in lei scatta una nuova pulsione erotica che l’attrae verso il marito.

L’ultima scena si conclude con le due frasi speculari che si scambiano marito e moglie: “Perché non mi hai detto che eri così forte?” cui Simone risponde “Perché non mi hai mai detto che eri così bella?”, e con un bacio d’amore che si intuisce scambiato sopra il cadavere di Guido la coppia si ricongiunge.

Il manoscritto ebbe svariate vicende, e giunse a noi incompleto e mancante della prima scena, che avrebbe dovuto descrivere la scena d’amore fra Guido e Bianca prima dell’arrivo di Simone.

Gli strali di Wilde puntano principalmente al comportamento piccolo-borghese, impersonato da Simone. Il personaggio, pur travolto dalla gelosia, è subdolo, crudele, anche meschino nella ricerca della vendetta. Fra manifestazioni di servilismo, apparente adulazione, fanno capolino con sempre maggior insistenza oblique allusioni al tradimento, alle quali il principe risponde con sempre maggior alterigia fino a scoprirsi del tutto e arrivare così alla crisi. Ma anche il comportamento della nobiltà è oggetto del sarcasmo di Wilde: il principe è troppo orgoglioso, altero, per rendersi conto della trappola che gli viene tesa, e quindi finirà per cascarci quasi senza rendersene conto. Bianca è la donna, l’eros che viene attratto dall’eros. La conosciamo innamorata alla follia del principe. Odia il marito che, impregnato di mentalità piccolo-borghese, e dedito più che ogni altra cosa al proprio lavoro di commerciante, sembra essere insensibile alla sua bellezza e alla sua femminilità, e lo vorrebbe morto. Ma quando il marito uccide l’amante, dimostrando forza e interesse per lei, l’obiettivo del suo eros si sposta verso di lui, esplicita allusione all’eterna identificazione di eros e thanatos.

Zemlinsky (e non solo lui, ma gli storici ci dicono anche Puccini e Busoni, che tuttavia non ne fecero nulla) fu molto attratto da questa tragedia di Wilde.

Tuttavia la sua interpretazione non segue completamente le orme di Wilde. La musica conferisce una patina di nobiltà ai personaggi: In Simone, più che la grettezza piccolo-borghese e l’astuzia, emergono gelosia e sofferenza, anche se il gioco si svolge come Wilde indica. Guido è sì oltraggiosamente altero, ma soprattutto emerge la sua attrazione per Bianca, e nel suo canto risuona soprattutto lo slancio amoroso.

Bianca è l’eros, e i suoi interventi principali nell’opera sono due: il duetto d’amore con Guido, in un arioso molto lirico e tenero, e la frase finale con cui si rivolge al marito sul tema cromatico della morte.

Nel suo complesso la musica denuncia la propria derivazione dal linguaggio straussiano, e in particolare dalla Salome, che tutti i critici affermano esserne un po’ il modello. Ma la musica di Zemlinsky, rispetto a Strauss, sembra indulgere maggiormente a sottili giochi espressivi che riflettono psicologia e stati d’animo dei personaggi, con l’uso di frammenti tematici che si dissolvono e si ricompongono in armonie e timbri cangianti, fino ad assumere il ruolo di veri leitmotiv, come quello dell’amore, quella della spada e, più importante di tutti, quello cromatico della morte che domina tutto il finale dell’opera.

Ed è proprio questo incessante fiume musicale, che accompagna recitativi e ariosi dei personaggi, a dare il clima all’opera, a dipingere gli stati psicologici, a esprimere i sentimenti dominanti

L’opera comincia con un preludio che ricorda molto il Rosenkavalier: L’incipit è uno squillante arpeggio verso l’alto della tromba (nel RK c’è pure un arpeggio verso l’alto del corno) seguito da una musica impetuosa, violenta a tratti, che esplicitamente descrive l’amplesso amoroso della coppia di amanti, per spegnersi successivamente in una musica dolce, languida, che rievoca lo stato d’animo della soddisfazione amorosa. Questo preludio appare essere il corrispettivo musicale della scena d’amore iniziale che Wilde non è riuscito a scrivere. Il sipario dovrebbe alzarsi sui due amanti ancora in preda all’estasi, quando nell’orchestra risuona un breve serpeggiante tema dei violoncelli: è l’arrivo di Simone. Questo breve tema lo risentiamo ogni volta che Simone si trova davanti a qualche cosa che punge il suo senso di gelosia, e avverte l’ascoltatore del suo animo contorto e dei suoi propositi di vendetta.

Da quello che ho capito, l’opera potrebbe essere divisa idealmente in tre parti: una prima dove dominano il servilismo di Simone che si dà da fare per vendere merce al principe, e la fiera, sprezzante sicurezza di Guido.

Qui si ascoltano le armonie lussureggianti della descrizione dei ricchi tessuti di broccato che Simone vuol vendere a Guido. In questa fase Simone azzarda solo qualche accenno al problema che gli sta a cuore: per esempio la descrizione del disegno di un fauno con le corna nell’abito da cerimonia, con un canto spezzato, allusivo. Oppure ancora, quando, fingendo un’ennesima adulazione, accenna ai numerosi mariti che Guido avrebbe cornificato, sollevando la sua risentita irritazione.

Una seconda parte in cui la gelosia di Simone si fa più palpabile. Secondo le didascalie del libretto, Simone si allontana una prima volta verso la finestra, in preda ad una grande agitazione; si allontana poi una seconda volta per portare nell’altra stanza la merce, lasciando soli i due amanti; infine si allontana una terza volta in preda alla disperazione, uscita cui segue il duetto d’amore fra Guido e Bianca.

Le armonie di questa seconda parte sono dolorose, esprimono la sofferenza della gelosia: a volte sono leggere, affidate agli archi, a volte irrompono con la violenza dell’orchestra.

Al suo primo rientro nella stanza, Simone sente che la moglie dice a Guido di desiderare la morte del marito. La sua morte! Simone ha un ulteriore attacco di sofferenza, e nel suo arioso per la prima volta si ode il cromatismo del tema della morte associato all’adulterio.

Il clima si fa sempre più claustrofobico.“È dunque così? Il mondo intero, con tutta la sua potenza, è rinchiuso nelle spazio di questa stanza? Ed è abitato solo da tre anime?” canta Simone in risposta alla indifferenza di Guido.

Alla fine Simone, fingendo allegria invita tutti a un brindisi, ma qui accadono due cose che danno una svolta e introducono alla fase finale: una macchia di vino sulla tovaglia (simbolo di sangue versato), e lo scoprirsi di Guido e Bianca senza più ritegno attraverso il rito della coppa. A questo seguirà il duetto d’amore dopo la seconda uscita di Simone: È un duetto molto dolce, ma anche molto triste. Un duetto d’amore che lascia la sensazione di un addio: più nella musica che nelle parole. Il tema dell’amore qui risuona con grande dolcezza.

Al rientro di Simone la tragedia precipita nella parte finale.

Guido saluta per andarsene, e Simone gli porge la spada, di cui ascoltiamo per la prima volta il tema: tema concitato, altamente descrittivo, che domina tutta la scena del duello. Assieme ad esso emerge con sempre maggior frequenza ed evidenza il cromatico tema della morte, che Simone al momento dell’uccisione di Guido canta per esteso. Subito dopo si ode leggero, ma distinguibilissimo, un glissando verso il basso del violino, che riassume la conclusione beffarda di tutta la vicenda: la derisione del cadavere di Guido.

Poi l’ultima svolta, le due frasi che marito e moglie si scambiano cantando sul tema della morte, in due tonalità differenti e concluse entrambi su una nota acuta.

Dal punto di vista esecutivo la direzione di Conlon mi è sembrata migliore di quella del CD. I frammenti tematici, i particolari armonici e timbrici mi sono sembrati più curati, meglio apprezzabili all’orecchio. Per esempio, il glissando del violino nel CD non si riesce ad apprezzare: nell’opera lo si avverte chiarissimo e raggelante.

Anche i cantanti mi sono sembrati di buon livello.

L’appunto principale che devo fare allo spettacolo è la regia di Andreas Homoki. Si tratta di una regia molto lontana da quello che io ho immaginato della drammaturgia e da quella che è l’interpretazione che io ho avvertito nella musica.

Da un punto di vista generale la scena è un ampio locale letteralmente invaso, fino al soffitto, di grandi scatoloni, che lasciano uno spazio assai ridotto per i movimenti dei cantanti. Le luci sono chiare, anche se con l’inoltrarsi della vicenda i colori cambiano: da un accecante bianco con tonalità azzurrine a una luce gialla che appiattisce tutto, ad altri toni di luce. Gli scatoloni, mi sembrano chiare le intenzioni del regista, stanno a significare che siamo in casa di un mercante.

I costumi sono moderni: giacca e cravatta, cappello e soprabito per gli uomini, un semplice vestito per la donna

Anzitutto, secondo me, nella scenografia è mancato del tutto il clima claustrofobico che domina l’opera.

In secondo luogo nella regia, sempre secondo me, non viene sottolineato con sufficiente evidenza il subdolo procedere del comportamento di Simone, ossequiente e servile all’inizio, e che poi gradualmente passa al doloroso sentimento della gelosia e infine al furore. Il regista mostra subito, fin dall’inizio, un Simone profondamente turbato che tale si mantiene per tutta l’opera sia pure con alti e bassi. Mi sembra dunque che sia mancata, o che non sia stata resa con sufficiente evidenza, il dipanarsi della sottile e subdola trama che caratterizza il personaggio del mercante .

Anche nei particolari vi sono aspetti che ritengo discutibili: ad esempio, all’inizio, il sipario si alza a metà del preludio, quando l’orchestra, esaurita la parte appassionata dell’amplesso, scivola nei dolci temi dell’amore. Guido entra in scena con in mano una bottiglia di vino, mentre l’amante l’attenda in grande agitazione. Segue una breve scena d’amore interrotta dall’arrivo di Simone. Secondo me la scena d’amore si dovrebbe svolgere ed essere immaginata a sipario chiuso nel corso di tutto il preludio, e il sipario dovrebbe aprirsi all’arrivo di Simone. Non è un particolare insignificante: è il particolare che dà il senso a quanto avviene successivamente.

Un altro particolare importante è il momento culminante del rito della coppa, che precede il duetto d’amore. È il momento della esplicita confessione, anche dal punto di vista drammaturgico oltre che musicale. Il regista lo ignora quasi, mentre baci più o meno di sotterfugio vengono distribuiti un po’ dappertutto nel corso dell’opera. Questo aspetto rompe e deforma la curva drammaturgica, che deve avere un punto culminante (quello identificabile proprio nel rito della coppa) dal quale deriva poi il precipitare della situazione.

Infine, la scena finale: è chiara l’allusione del bacio tra marito e moglie, sopra il cadavere di Guido (come suggerito nella didascalia). È proprio il cadavere di Guido a riunire nuovamente Simone e Bianca. La cosa è (dice sempre la didascalia)  improbabile. Ma è proprio questo lo spirito caustico e dissacrante di Wilde. Ignorarlo, a mio parere non è giusto. Nella regia invece marito e mogie restano distanti l’uno dall’altro e l’aspetto grottesco della chiusa wildiana viene a mancare.

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