Il voto contrario della Binetti alla proposta di legge sull’Omofobia
A proposito del voto contrario della Binetti sulla legge che tende a considerare l‘omofobia un aggravante, è giusto ricorrere o minacciare l’espulsione? Cioè, l’espulsione è un’arma per garantire una linea realmente comune nel Partito?
No, io non lo credo, almeno in questo Parlamento. La Binetti ha fatto una grossa stupidaggine a votare in modo difforme dalle indicazioni che il Partito aveva dato. Ma un partito realmente democratico, come lo vuole Franceschini non deve ricorrere a strumenti palesemente antidemocratici come l’espulsione. In questo Parlamento, che è già antidemocratico di per sé perché i singoli deputati sono stati NOMINATI dalle segreterie e non eletti dal popolo, la Binetti si è avvalsa di una facoltà in esso già insita, l’antidemocrazia. Ha compiuto un atto antidemocratico. Quindi l’espulsione finirebbe per essere antidemocrazia al quadrato, perché si impedirebbe alla Binetti di pensarla come ritiene giusto: da una parte essere contro leggi che condannano l’omofobia, dall’altra sentirsi nel Partito Democatico, con quale condivide la maggioranza delle idee. Come si dice, non si deve correggere un errore con un altro errore.
Che fare allora? Secondo me, nulla, se non parlarne, discuterne. Almeno in questa situazione. Franceschini vuole un partito aperto, “liquido” direbbe Baumann, e quindi in esso devono poter convivere idee non necessariamente omologate a quelle della maggioranza. Sui singoli problemi vi saranno posizioni maggioritarie, minoritarie o anche di singole persone. Tutti devono avere possibilità di esprimersi. Il problema di omologazione (o di maggioranza) si pone in presenza di un voto al parlamento. Questo tuttavia ci fa risalire alla democraticità di quest’organismo. I deputati devono essere scelti dagli elettori sulla base delle idee sui diversi problemi che manifestano. In presenza di possibilità di scelta da parte degli elettori, comportamenti difformi da ciò che la maggioranza del partito ha deciso, verranno puniti proprio dagli elettori, che non si sentiranno più rappresentati. Questa è democrazia.