LA DONNA DI SABBIA di Kôbô Abe

abekobo2.jpg

Non conoscevo il romanzo, e tantomeno lo scrittore. Non ho molta familiarità con gli scrittori giapponesi, ma una certa curiosità sì. Per questo mi sono accinto a leggere questo libro che mi è stato gentilmente regalato e segnalato con entusiasmo. La lettura mi ha preso quasi subito, e man mano che procedevo sono stato sempre più avvinto, fino alla fine, quando mi sono reso conto di avere letto uno dei libri più belli della mia esperienza.

L’ho paragonato, in quanto a interesse e a coinvolgimento, ad altri libri che mi hanno parimenti affascinato: La strada, di Cormac McCarthy, Il signore delle mosche di William Goldwin, 1984 di George Orwel, Cecità di José Saramago. Questi libri, assieme a La donna di sabbia, hanno in comune il non trascurabile particolare di avermi fatto vivere l’immedesimazione con i protagonisti, di avermi fatto provare le loro emozioni, le loro sofferenze, le loro paure, le loro angosce, le loro speranze, le loro delusioni. In tutti questi romanzi, gli ambienti in cui le vicende si svolgono non sono certo tradizionali; sono decisamente insoliti, forse direi meglio, improbabili. Eppure i personaggi sono reali, vivi, e questo fa in modo che l’ambiente, teatro delle loro vicende, si materializzi nella mente e nell’interesse in me che leggo come realtà non meno reale dell’ambiente quotidiano in cui vivo. In La strada, l’ambiente è una terra devastata da una catastrofe (non si sa se nucleare o di altra natura) e padre e figlio che la percorrono siamo noi, con le angosce che scaturiscono da una situazione che razionalmente giudichiamo lontana, ma che nel nostro subconscio temiamo come possibile. In Il signore delle mosche, l’ambiente è un’isola in mezzo all’oceano popolata da bambini, solo bambini, sopravvissuti a un naufragio; le vicende di questi bambini, lontani dalle logiche educative di cui siamo quotidiani testimoni, fanno emergere le pulsioni, le crudeltà intrinseche all’animo umano non educato, e provocano un profondo turbamento in chi, attraverso la lettura, ne ripercorre le vicissitudini. In 1984 l’ambiente è un paese dominato da una dittatura assoluta, quella del Grande Fratello, capace di controllare ogni nostra azione; e il protagonista, che ne vive e ne soffre la realtà, non siamo altri che noi che ci sentiamo proiettati in una società della quale abbiamo già vissuto i prodromi, ma che non siamo sicuri che non si possa ripresentare nei termini estremi descritti da Orwel; in Cecità, i protagonisti vengono colpiti, assieme al resto della popolazione, da una cecità assoluta che li proietta in situazioni di estrema violenza; solo una donna, la moglie del protagonista, resta esente dalla cecità, e vivrà e soffrirà, quasi occhio del lettore, gli incredibili eventi che si susseguiranno nel corso del libro.

In La donna di sabbia, l’ambiente viene costruito su un personaggio qualsiasi. Nel libro il protagonista non viene mai chiamato per nome (anche se in un paio di occasioni il suo nome, Junpei Niki, viene riferito solo come espediente burocratico), ma sempre indicato come “l’uomo”; si tratta dunque, come lo scrittore vuole significare, di uno degli infiniti personaggi che popolano la vita quotidiana di una grande città, non importa quale e non importa chi. Nel corso di una gita al mare, alla caccia di insetti rari per la sua collezione di entomologo dilettante, l’uomo, per mezzo di una trappola, viene catturato dagli abitanti di un villaggio sommerso dalla sabbia, e rinchiuso in una casa posta al fondo di una buca. Nella casa vive una donna sola, rimasta vedova a seguito della morte del marito e dell’unica figlia. Da lì è impossibile risalire e riacquistare la libertà. La sua cattura, viene poi a sapere il protagonista, è causata dal fatto che il villaggio sopravvive solo se la sabbia, onnipresente, viene continuamente allontanata, e la donna che vive in quella casa ha bisogno di un uomo che l’aiuti a spalarla via. Per far questo occorrono braccia, delle quali gli abitanti del villaggio, a causa delle continue emigrazioni alla ricerca di un tenore di vita meno sacrificato, sono sempre più a corto. Il nostro protagonista avrà il compito di aiutare la donna a spalare la sabbia, e anche di esserle uomo.

L’ambiente è evidentemente improbabile, ma lo scrittore, con grande capacità, riesce a raccontare in modo che noi, leggendo, ci immedesimiamo rapidamente nei sentimenti del protagonista. Il trovarci laggiù, ingannati da una falsa promessa di ospitalità, e verificare che gli abitanti hanno tolto ogni possibilità di risalire; contemplare sbigottiti le alte e inscalabili pareti di sabbia; trovare in fondo alla buca una donna che, nel comportamento succube e sottomesso, sembra dimostrare di essere complice del rapimento, tutto questo ci coinvolge in una sensazione di claustrofobia della quale sentiamo l’angoscia e il desiderio imperioso di fuggire. L’uomo, cercherà con ogni mezzo di liberarsi, ma noi sappiamo che non gli sarà possibile. Non tanto e non solo per le difficoltà oggettive che si infrappongono fra lui e la sua libertà, e che vedremo ergersi contro i suoi molteplici tentativi di fuga nel corso del racconto, ma soprattutto per il fatto che il romanzo è preceduto da un breve capitolo primo che potremmo definire una specie di prologo. In esso si apprende della strana scomparsa di un uomo, un insegnante in una scuola di una città giapponese, e del fatto che le ricerche non hanno dato adito ad alcun risultato. Dopo sette anni di assenza dello scomparso, senza che sia venuta alla luce alcuna notizia, lo stesso viene dichiarato morto, e la moglie, come vedova, può ricuperare la libertà. Ovviamente è subito chiaro che questa persona, la cui scomparsa viene riportata nel primo capitolo, è il protagonista del romanzo; ed è anche subito chiaro che questa persona non avrà più modo di ritornare alla sua vita precedente il rapimento.

Il contenuto di questo capitolo mette il lettore nello stato d’animo di chi, pur partecipando con ansia alle vicende dell’uomo e ai suoi tentativi di ricuperare la libertà, sa nel proprio intimo che essi non avranno successo. Questo stato d’animo, volutamente contrastante che si genera nel lettore, fra l’ansia di seguire la ricerca della libertà da parte dell’uomo, sperando nella riuscita, e la consapevolezza, nell’intimo, che essa non avrà successo, è uno degli elementi che danno al romanzo la straordinaria forza di coinvolgimento.

Così si seguiranno con ansia, ma anche con la consapevolezza del fallimento, i vari tentativi dell’uomo per tornare alla “vita civile”: la scalata delle pareti di sabbia, che si risolve in un insuccesso perché la sabbia non tiene e tende a franare; la speranza che la notizia nel mondo esterno della sua scomparsa attiverà ricerche che, tuttavia, possiamo immaginare, non porteranno a nessuna conclusione; il rifiuto a prestarsi di essere utilizzato a spalare la sabbia, per dimostrare ai rapitori che essi non hanno realizzato il loro scopo, che tuttavia non ha esito perché la sua sopravvivenza dipende dai rifornimenti che periodicamente gli abitanti del villaggio forniscono, e il rifiuto al lavoro viene punito con il blocco dei rifornimenti, fra cui soprattutto l’acqua; il riuscire a guadagnare la superficie per mezzo di una corda, il respiro di sollievo nel respirare l’aria della libertà, la fuga notturna per le strade del villaggio, che alla fine si conclude ancora una volta in un fallimento per essersi perduto fra le dune del villaggio e per essere finito nelle sabbie mobili, dalle quali proprio i suoi sequestratori, gli abitanti del villaggio lo salvano e lo riconducono al fondo della sua buca.

Tutte queste vicende coinvolgono in modo persuasivo il lettore, che partecipa alle speranze, alle delusioni, alle sofferenze, del protagonista, pur sapendo già in partenza che i risultati saranno negativi.

Intrecciata con il racconto, lo scrittore ci conduce a una riflessione sul significato della vita e della libertà. L’uomo, dopo un primo rifiuto totale della situazione di prigionia e della donna, accanto a tutti i tentativi, purtroppo falliti, di ricuperare la libertà, si rende conto che, anche solo per una mera condizione di sopravvivenza, deve cercare di instaurare un rapporto: con la donna, ma anche con la situazione. Occorre alimentarsi, occorre difendersi dalla sabbia che sembra penetrare ovunque, occorre cercare di capire chi sia questa donna, quale sia il suo passato, quale la sua personalità, quali le sue ambizioni, ma anche quale siano i rapporti che essa cerca di attivare con lui, compresa una sottintesa, ma col passare del tempo sempre più esplicita, attrazione sessuale. Tutto questo assume, gradualmente ma in modo sempre più pressante, la natura di un invito a confrontare la situazione attuale con quella che egli considera la sua vita normale.

Nell’uomo si fanno strada riflessioni su quali valori emergevano nella vita nella società “civile”: nella sua professione di insegnante, dove il rapporto con i colleghi è impregnato soprattutto di invidia, di maldicenze, di incomprensioni; nell’assenza di un vero rapporto di amicizia che consenta un confronto reale che metta in discussione le proprie idee; nel rifugio in una passione solitaria, quella dell’entomologo dilettante, che come unico scopo ha quello di trovare una specie di insetto non conosciuta, dargli il proprio nome e così affidarne la memoria ai posteri. Anche dal punto di vista dei rapporti amorosi, il quadro non sembra essere particolarmente seducente. Il rapporto con la moglie sembra essere più quello di una routine che quello di una passione o anche più semplicemente di un’attrazione erotica, e la riprova si ha nelle discussioni sull’uso del preservativo, che sembra proporsi più come un risvolto mitologico che come una reale necessità, della quale, una volta venuta a mancare la causa (in questo caso una vecchia infezione gonococcica ormai guarita), si potrebbe fare naturalmente a meno.

Tutto questo emerge gradualmente dalle sue riflessioni, e quasi inconsciamente viene confrontato con una vita che, pur nell’apparenza di reclusione, nella sostanza, finisce per far emergere un senso, un’aspettativa, una necessità di chiarezza nel proprio intimo: a partire dal rapporto che si viene a creare con la donna. Dapprima esso si manifesta come tacita accusa di complicità nella sua reclusione, poi si impone come necessità di un rapporto sul lavoro, sulla necessità di contatto con gli abitanti del villaggio; successivamente come necessità di vita quotidiana, come il mangiare, il lavarsi, il dormire; e infine anche come approccio sessuale, che la donna tacitamente, e timidamente offre e che l’uomo, dopo una iniziale resistenza, memore dello squallore del rapporto con la moglie, finisce per accettare, stimolato da un approccio sottile ma eroticamente invitante; e finalmente il pieno rapporto sessuale che si manifesterà come desiderio reciproco naturale, e fuori dalle mitologie dalle quali era caratterizzato quello con la moglie.

Fra tentativi di fuga falliti, confronto verbale coi rapitori sui destini del villaggio, rapporti con la donna che vive con lui, e attività che lo impegnano nel fare andare avanti la casa al fondo della buca, la vita dell’uomo gradualmente cambia e si allontana sempre di più dagli standard cui era assuefatto nella società civile e che tutto sommato non gli offrivano una vera libertà, ma solo la ricerca di una motivazione per vivere. Qui si scopre il contrario: dalla mancanza di una libertà fisica, si viene a costruire una serie di motivazioni che danno un senso più comprensibile alla vita e alla fine, una libertà più reale di quella assaporata nella sua vita precedente. Il libro si conclude quando, proprio l’emersione di queste considerazioni fa decidere l’uomo a rinunciare al ritorno e accettare la vita che il villaggio, la buca e la donna gli offrono.

Come conclusione: libro straordinario per la capacità di coinvolgimento del lettore e per la profondità dei temi trattati, che vengono fatti emergere nel corso del racconto, e le cui conclusioni sono formidabilmente convincenti.

 

La Donna di Sabbia di Kôbô Abe. e-book

7 Commenti a “LA DONNA DI SABBIA di Kôbô Abe”

  1. Ermanno scrive:

    ho il libro in forma cartacea

  2. Rudy scrive:

    Anch’io, ma so che è di difficile reperimento. Per questo ho fatto l’e-book. L’hai letto? Che cosa ne dici?

  3. alessandro scrive:

    Ciao! Il link per il download dell’ebook non funziona più :( (non so se per motivi legati al copyright o per scelta, ma si apre una pagina che dice che non c’è più il link)

  4. Vash83 scrive:

    Ho il libro in forma cartacea e lo sto leggendo.
    Premetto che non sono abituato a leggere questo tipo di testi ed ho preso il libro perche’ da appassionato di cultura Giapponese e cinema orientale, avevo visto la trasposizione cinematografica di questa storia.
    Sono arrivato all’inizio del 22esimo capitolo. Fino al 19esimo tutto ok, l’ho trovato molto scorrevole e coinvolgente. Invece dalle ultime pagine del 19esimo quando inizia a parlare della relazione con la moglie e soprattuto nel capitolo seguente quando da spazio a tutta una serie di riflessioni, ammetto di avere serie difficolta’ a capire cosa intende dire l’autore, pur avendo riletto piu’ volte. Ho colto il senso leggendo il tuo post, ma mentre leggo il testo del libro non capisco i paragoni che l’autore fa e cosa vuol comunicare con tutta quella serie di affermazioni a cui non riesco attribuire un significato ed un filo logico.
    Se tu sapessi darmi qualche delucidazione ne sarei felice e ti ringrazierei.
    Probabilmente con questo libro ho inconsapevolmente ed insaspettatamente puntato un po’ troppo in alto.
    Mi scuso per gli apostrofi sulle lettere accentate, ma sto scrivendo da un notebook con tastiera Giapponese.

  5. Rodofo Canaletti scrive:

    Mi scuso per il ritardo. Ho avuto problemi col computer. Ora sono tornato sul sito e ho letto il tuo commento. Non ti so rispondere, nel senso che non sono in grado di darti alcuna delucidazione. Ho letto il libro molto tempo fa e molti particolari non sono più nella mia memoria. Dovrei rileggerlo, ma in questo momento mi sto dedicando a una lettura che trovo molto difficile, sia per la scrittura che per i contenuti e che è la À la recherete du temps perdu di Proust. magari lo riprenderò in mano quando avrò finito questo (anche se in programma ho altre cose). Ciao.

  6. Rodofo Canaletti scrive:

    Per Alessandro. Il link all’e-book è stato cancellato per una ragione di copyright. Se ti interessa, inviami una richiesta per e-mail e vedrò di farti avere una copia.

  7. Vash83 scrive:

    Grazie mille Rodolfo, non si preoccupi, La ringrazio per la Sua gentile risposta.

Scrivi un commento