MAGISTRATURA E POLITICA
In questi giorni c’è un nuovo idolo televisivo: Antonio Ingroia. Non c’è talk-show politico (e magari anche non politico) in cui non sia presente. Alla festa del Fatto quotidiano gli sono state consegnate 150.000 firme di sostegno alla sua azione. Provo a fare qualche riflessione.
Prima di tutto ritornerei per l’ennesima volta sul significato del termine “Democrazia”. Ho sempre sostenuto, e sostengo ancora che il nocciolo duro della democrazia sta nell’indipendenza dei poteri delle Stato. Il Parlamento, che ha il potere di legiferare e che è eletto dalla popolazione (dovrebbe, almeno). Il Governo, che amministra e che è eletto dal Parlamento. Il Presidente della Repubblica, come garante dell’unità nazionale e del rispetto della costituzione ed è eletto secondo criteri particolari, dalle camere riunite e dalle Regioni. La Magistratura, come potere di amministrare la giustizia perseguito attraverso l’applicazione delle leggi. I magistrati vengono arruolati non sulla base di elezioni popolari, ma sulla base della conoscenza del diritto e delle leggi. In Italia la Magistratura come istituzione comprende la magistratura inquirente e quella giudicante. Questi 4 poteri dello Stato sono indipendenti l’uno dall’altro, e fanno tutti capo alla Costituzione. In altri Paesi la magistratura inquirente è separata da quella giudicante, e viene eletta dalla popolazione. Questo lascia qualche dubbio (non solo a me) sulla sua indipendenza.
Ora quello che mi lascia perplesso è il comportamento di questo Ingroia: si comporta da politico, cioè si avvantaggia dell’appoggio popolare per le inchieste che sta facendo per fini certo nobilissimi, ma che poco hanno a che fare con la Giustizia, e molto di più con la lotta politica. Il potere di un magistrato è quello di parlare per provvedimenti. Se parla esprimendo giudizi su questo o su quello pubblicamente, si comporta come quei politici che ricercano l’appoggio popolare per ottenere voti alle elezioni. Ho la sensazione che stiamo assistendo a una confusione dei poteri, quindi a un restringimento della sostanza democratica. E in questo, occorre dirlo, si stanno schierando diverse forze, a partire da quelle che si coagulano attorno al giornale di Gomez-Travaglio. Non è un caso che proprio quel giornale abbia promosso la raccolta di firme a favore di un indagine eseguita da alcuni magistrati, fra cui, appunto, Ingroia. Cioè, sarebbe un fatto democratico che la gente si schieri a favore di un’indagine, o meglio ancora, a favore di un magistrato con nome e cognome e che il magistrato se ne faccia un merito? E l’indipendenza dei poteri dove sta? Che la gente si esprima, va benissimo; che ci siano forze che la invitano ad esprimersi sull’opera di un magistrato, un po’ meno; che ci sia un magistrato che accetta e se ne fa un merito, per nulla. Questo magistrato non parla più per provvedimenti (il suo potere costituzionale) ma parla da politico, da candidato al parlamento. Si dimetta da magistrato. Magari farà come hanno fatto tanti altri: sfruttare il favore della gente che si è conquistato con le indagini, e usarlo ai fini di farsi eleggere al parlamento. Di Pietro, se non mi sbaglio, ha fatto così. Falcone e Borsellino hanno fatto in modo diverso: stando al loro posto hanno condotto indagini contro la mafia che hanno portato a numerose e importanti condanne. E con loro ugualmente hanno fatto molti altri magistrati, nel silenzio delle procure, senza mirare a incarichi politici, e senza scappare. E Ingroia, a parte lo scappare in Guatemala, che cosa ha fatto? Quali importanti condanne di mafiosi sono scaturite dalle sue indagini? Immagino che le 150 mila firme vengano da persone che conoscono in profondità il suo operato, e lo giudicano favorevolmente, sapendo nome e cognome dei mafiosi colpiti e condannati. Poiché io non conosco questi fatti, visto che la maggior parte dei giornali non ne parla, non ho firmato. Ma non avrei firmato neanche se ne avessi avuto conoscenze. Come non firmo messaggi di appoggio ai singoli magistrati che fanno indagini su omicidi, stupri, rapine etc. che ogni giorno avvengono e che i magistrati silenziosamente cercano di risolvere portando a condanna i colpevoli. Immagino che questi magistrati facciano il loro dovere, come possono e per quanto possono, magari chi più e chi meno bene. La mia fiducia in loro non è altro che una estensione della mia fiducia nella Magistratura come Istituzione della Stato e nell’indipendenza dei suoi poteri. Perché questo è il nocciolo della democrazia